ANTONELLA
PENNOLINO: appunti su Filosofare in
carcere di Augusto Cavadi
“La pagina maieutica”
Maggio –
giugno 2016
Quando sono stata invitata a presentare il
libro Filosofare in carcere di
Augusto Cavadi, mi sono chiesta “filosofare in carcere? Una bella sfida!” Io ho
conosciuto la filosofia come qualcosa di diverso, per certi versi astratto, e
invece mi trovo davanti a un titolo che a prima vista sembra un paradosso perché
l’autore sembrerebbe avere la pretesa di fare qualcosa che in carcere non può
avere luogo, lì dove i problemi delle persone sono molto lontani dal
ragionamento filosofico. Incuriosita ho accettato e mi sono trovata davanti a
tutt’altro che qualcosa di teorico e astratto: mi sono trovata davanti a una
FILOSOFIA IN PRATICA, una filosofia che è, come si legge nelle prime pagine del
libro, “ARTE DI SCAMBIARSI I PENSIERI” per giungere a risposte sull’esistenza
partendo da domande che sembrano non avere, a primo impatto, una risposta. Sì,
domande che sembrano non avere una risposta perché vengono poste in un ambiente
in cui, sempre a primo impatto, sembra regnare la NON-VITA, il NON-AMORE, la
NON-AMICIZIA: cioè in un ambiente dove si vive la negazione, il buio, la notte
dell’esistenza. Certo, il vissuto e il sostrato sociale e culturale dei
detenuti farebbero pensare, non senza pregiudizio, che i sentimenti più nobili
lì, in carcere, non possono avere voce perché è così secondo schemi mentali
radicati nella nostra società. Invece in questo libro, i detenuti - che, a questo punto, mi piace chiamare le
PERSONE DETENUTE - grazie ad Augusto
Cavadi, Franco Chinnici e Maria Antonietta Spinosa (proprio come bravi filosofi
che fanno ricorso alla maieutica socratica, cioè all’arte del saper tirare fuori
da noi ciò che abbiamo dentro), alla fine del percorso scopriranno di conoscere
l’amore, l’amicizia e tutto ciò che nella vita avevano messo in un angolo
dimenticato dell’anima. Il volumetto rispecchia l’esperienza fatta
all’Ucciardone di Palermo e ruota attorno alla ricerca in comune di risposte a
domande condivise che riguardano il
SENSO DELLA VITA, da cui scaturiscono i concetti di libertà e di famiglia per
amore della quale si è disposti anche a commettere un reato. Da qui l’amore per
gli altri identificati con i “propri” perché solo loro esistono, come se tutti
gli altri, fuori dalla famiglia, non esistessero. Partendo da questo principio,
nel volumetto viene fatta un’analisi della parola AMORE come eros (passione), philia (amicizia), agape
(amore come dono) attraverso un dialogo tra due personaggi immaginari: Pinuzzo
e Pinuzza. E poi l’amore “distorto” di una madre in una famiglia mafiosa per un
figlio che non ha appreso il codice d’onore che farebbe di lui un vero uomo,
egregiamente rappresentato in una lettera immaginaria a don Totò. Atteggiamento
dettato da un problema di cultura, di educazione, di “emarginazione” in determinati
ambienti (don Totò) nei quali si vuole rimanere senza pensare a un cambiamento
e atteggiamento dovuto anche a una sorta di imposizione sociale. L’amore,
quindi, fa da sfondo e da motivo conduttore nel libro, nel bene e nel male,
fino a diventare addirittura – in una storia vera - un’arma usata da un mafioso
nei confronti di una donna, “un’arma micidiale, più efficace delle bombe”,
raccontato in una lettera che ha un destinatario immaginario: don Carmelo.
Quindi molteplici spunti di riflessione
quelli donati al fortunato gruppo di detenuti che mai avrebbero pensato di
“filosofare” e invece scoprono che la filosofia è vita vissuta, vita sperata, vita sognata. Ecco che il carcere da
luogo del NON-AMORE diventa luogo in cui
è possibile un riscatto, una rinascita, proprio a partire dalle proprie
debolezze. Un viaggio nella propria interiorità in cui ogni fragilità diventa
un valore aggiunto, un punto di partenza da cui si può provare a ricominciare a
sognare, a sperare, a credere.
Antonella
Pennolino
Castellammare
del Golfo (Tp) , 26.4.2016
1 commento:
Riflessioni intense su un librettino prezioso che conto di leggere tra oggi e domani. Ci vediamo martedì alla presentazione.
Posta un commento