Gli appunti per il mio intervento al convegno di oggi
(lunedì 21 dicembre 2015, ore 16.00)
presso la Fonderia Oretea (Palermo)
Lessico
della differenza: sesso, genere e orientamento sessuale
Secondo
Confucio gli imperi crollano quando i cittadini smettono di comunicare e i
cittadini smettono di comunicare quando usano le parole senza precisarne il
significato. Il dibattitto sulla “ideologia gender” – che sta occupando l’opinione pubblica italiana -
non è, almeno ai miei occhi, di facile
soluzione: proprio perché sono possibili legittime differenze di valutazione è
opportuno non moltiplicarle inutilmente, e dannosamente, per difetto di
precisione semantica.
Il mio
servizio è molto elementare: fissare un dizionario minimo che renda possibile
intendersi a vicenda o per concordare o per discordare. Le parole chiave sono
tre: sessi, generi e orientamenti sessuali.
Il sesso
è fondamentalmente determinato da un insieme di caratteri biologici (che
vanno dai cromosomi a segni esteriori come i genitali).
L’identità
di genere è fondamentalmente determinata da un insieme di caratteri psico-sociologici: si può appartenere con nettezza al sesso maschile o
femminile dal punto di vista anatomico
pur senza riconoscersi emotivamente, affettivamente, socialmente nella
propria identità sessuale. Infatti “il genere non è qualcosa che uno è ma qualcosa che
uno fa. È un insieme
di pratiche, simboli, luoghi e significazioni” [1].
Dalla identità sessuale e dalla identità di genere va distinto l’orientamento
sessuale: chi è maschio e chi è femmina (sia tale da sempre o come
punto di arrivo di un percorso di identificazione) può avvertire desideri eterosessuali o omosessuali o bisessuali. Importante:
“Mentre
l’identità di genere si riferisce al rapporto con se stessi, l’orientamento
sessuale si riferisce a quello con gli altri”.[2]
Questa
triplice categorizzazione (per sesso, per genere e per orientamento sessuale)
può essere letta attraverso due griglie interpretative principali che, per
comodità, potremmo denominare logica binaria
o logica variegata.
Vediamo,
in concreto, come funzionano questi due approcci ermeneutici dalle tre
angolazioni focalizzate.
·
Dal punto di vista del sesso: in una logica binaria si nasce o maschi o femmine, tertium non datur (almeno in linea di
principio). Qualora si diano (in linea di fatto) degli organismi di incerta
collocazione biologica e anatomica - è
il caso di “soggetti intersessuati” – si ritiene ovvio che i genitori, con
l’intervento di un chirurgo, sciolgano l’ambiguità e decidano per l’uno o
l’altro sesso. Dieta, sport, integratori alimentari faranno il resto
accentuando - secondo i casi - i caratteri sessuali maschili (per esempio
con la pratica del pugilato) o i caratteri sessuali femminili (per esempio con
la danza classica). In una logica variegata
si problematizza il diritto dei genitori e della medicina di decidere ciò che
la natura ha lasciato indeterminato nel neonato (“ermafrodita”).
·
Ancora maggiore è
la differenza delle due logiche dal punto di vista dell’identità di genere.
Anche qui la logica binaria ammette
come ‘normale’ solo il genere maschile e il genere femminile. In una logica variegata , invece, si contemplano dei
casi di “diversità” che non vengono stigmatizzati come patologici. Sono i casi in cui si registra una
discrepanza fra dato anatomico (sesso) e dato esistenziale (genere). Chi si
scopre in queste condizioni è davanti a un bivio: vivere la propria “non
conformità al genere” senza decidersi unilateralmente per nessuno dei due
generi ‘canonici’ - in questi casi si parla di persone “transgender”; oppure, per particolari motivi, decidere di adeguare nettamente
(con cure ormonali e/o interventi
chirurgici) la propria fisionomia sessuale alla nuova identità di genere
(insomma il proprio corpo alla propria mente) - come avviene nel caso dei
“transessuali”. Nell’uso comune, il vocabolo transgender ha perduto l’originalità
semantica e ha finito col designare la multicolore galassia di quanti non si
identificano con un solo sesso/genere. Potrebbe
non essere superfluo specificare che vivere la condizione di transgender o di
transessuale non sono strade che si imboccano alla leggera: nessuno ne
affronterebbe i costi sociali se non
fosse indotto da esigenze interiori autentiche.
· Ovviamente le due logiche si divaricano anche rispetto
alla tematica dell’orientamento sessuale. Per la logica binaria la relazione eterosessuale è ‘normale’ e ‘anormale’ (e quindi da curare o
almeno da tollerare) ogni relazione omosessuale (sia gay che lesbica) o
bisessuale. La logica variegata, al contrario, rifiuta ogni differenza fra
‘normalità’ e ‘anormalità’ anche per quanto le relazioni sessuali. Essa “propone infatti di
leggere non più in modo dualistico-lineare la sessualità umana, intendendola
come rappresentazione ed espressione di una verità che il corpo naturalmente
afferma,
ma di riconoscere la varietà e la complessità delle pratiche e dei desideri
umani nonché il loro strutturarsi come
ambito di formazione identitaria”[3].
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
[1] Giuseppe Burgio, La pedagogia e il queer.
Sessi, generi e desideri nel postmoderno, in M. Stramaglia (a cura di), Pop pedagogia.
L'educazione postmoderna tra simboli, merci e consumi, Pensa Multimedia, Lecce 2012, pp.
25-40.
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