E. Rindone, Vivere la sessualità. Quanto ci condizionano le idee degli Antichi ?,
www.ilmiolibro.it, Roma 2015 (per
visionarlo gratis: http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1162496/vivere-la-sessualit_1164077)
QUI DI SEGUITO LA PREFAZIONE DI AUGUSTO
CAVADI
Una difficile eredità
La mia generazione, a cavallo fra il XX e il XXI secolo, ha conosciuto
trasformazioni epocali in molti settori della vita: la sfera sessuale non è
stata tra le meno sconvolte.
Dal punto di vista economico-sociale
la famiglia non è più l’unico quadro di riferimento entro cui si apprende e si
esercita la dimensione sessuale; dal punto di vista giuridico-politico lo Stato è sempre meno autorizzato a sindacare
le scelte sessuali dei cittadini adulti; dal punto di vista filosofico-culturale, alcune acquisizioni
freudiane fanno ormai parte del senso comune; dal punto di vista sociologico (dai Rapporti Kinsey in poi)
nessuno oserebbe scommettere sull’identità fra ciò che si dichiara sul sesso e
ciò che avviene davvero sotto le lenzuola; dal punto di vista medico, per via della pillola
anticoncezionale del dottor Pincus, “i futuri libri di storia elencheranno il
1960 a fianco del 1492: l’anno cioè della scoperta, se non di un nuovo mondo,
di un nuovo modo di vivere nel mondo” (M. D. Sahlins); dal punto di vista teologico-religioso, nessuna chiesa
cristiana che sia esegeticamente onesta può usare la Bibbia per approvare o
condannare questo o quell’altro comportamento sessuale dal momento che nei
Libri sacri i codici morali ospitati sono differenti secondo le regioni e le
epoche.
I giornali, i libri, il teatro, le arti figurative e soprattutto il cinema
hanno raccontato queste metamorfosi e, raccontandole, hanno contribuito ad
accelerarle.
Quale comportamento si confà all’uomo ‘comune’, all’uomo della strada,
attraversato e soverchiato da processi così complessi e così incisivi nella
concretezza e nella quotidianità? Sappiamo la risposta dall’abitante delle
caverne al pilota delle astronavi: adeguarsi alla direzione del vento che
soffia più forte, seguire la maggioranza per non apparire – prima di tutto a sé
stesso – un emarginato.
In ogni generazione, però, vi sono alcuni che non accettano né le
consuetudini inveterate né le mode passeggere e vogliono provare, pur nella
consapevolezza dei pregiudizi di cui non possono liberarsi del tutto, a pensare
con la propria testa. A informarsi, a capire, a riflettere, a confrontarsi: e,
via via, a plasmare di conseguenza l’esistenza.
Sono i filosofi autentici, che solo in parte coincidono con i filosofi
professionisti, dal momento che ci sono filosofi di mestiere che preferiscono
lasciarsi trascinare dalle correnti più gagliarde e filosofi in incognito (che
in alcuni casi non sanno neppure di esserlo) che non abdicano al diritto-dovere
di farsi guidare dalla ragionevolezza.
In questa fatica, talora piacevole sempre arricchente, la serietà impone di
scavare sino alle radici dei fenomeni contemporanei. Che è esattamente quanto –
in maniera scorrevole, non priva di passaggi umoristici ma sempre rigorosa –
propone Elio Rindone in questo nuovo saggio.
Le radici o, meglio, alcune radici della cultura occidentale moderna e
contemporanea sono riconducibili soprattutto a tre filoni: quello greco-romano,
quello ebraico-cristiano e quello (o meglio l’intreccio di filoni)
cattolico-medievale. Che sono le tre concezioni della sessualità indagate
dall’Autore con un obiettivo esplicito: rintracciare, nominare e sottoporre al
vaglio critico quella difficile eredità culturale che, anche a nostra insaputa,
condiziona i nostri orientamenti etici attuali nella sfera sessuale.
La consapevolezza della tradizione nel cui alveo ci troviamo a navigare,
senza averlo scelto, può metterci nelle condizioni di relativizzare quelle
norme e quei divieti che ci sono stati presentati, o silenziosamente inculcati,
come eterni, immutabili e universali.
L’essere umano, infatti, non è solo natura ma anche storia: meglio ancora è
una natura storica. Per cui, la permanenza di alcune costanti ontologiche si
manifesta nel variare delle modalità con cui comprendiamo ed esprimiamo –
incarniamo insomma – tali costanti.
Ma, una volta stabilita la mutevolezza storica dei criteri morali, si
possono trarre due conclusioni opposte. O la deresponsabilizzazione (visto che
tutto cambia, viviamo alla giornata affidandoci alle circostanze casuali) o la
responsabilità di calibrare e verificare nuovi criteri (visto che non possiamo
ciecamente fidarci di nessun modello del passato, impegniamoci a elaborarne uno
nostro – sia pur perfettibile e non definitivo).
Chi, come Elio Rindone, propende per questa seconda via – più impegnativa
ma più rispettosa della nostra dignità di persone – saprà trarre dalla storia
trascorsa almeno un indirizzo di fondo: la sessualità è una dimensione
antropologica troppo preziosa per essere demonizzata o idolatrata, e quindi
rovinata dalla rimozione fobica o dall’enfatizzazione inflazionante.
Esattamente come l’intero essere umano, la sessualità – parafrasando Pascal
– si colloca all’equidistanza fra il “niente” e il “tutto”. Se per “sessualità”
non s’intende, riduttivamente, la “genitalità” ma, più ampiamente, la nostra
tensione erotico-affettiva, si potrebbe scoprire – insomma – che essa è tanto necessaria quanto insufficiente per la nostra completa, armonica, autorealizzazione.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
3 commenti:
Complimenti a te e ad Elio; al momento ho letto solo la tua 'introduzione in attesa del libro
Un abbraccio
Buona domenica
Cosimo
Caro Augusto,
grazie per aver voluto condividere queste tue belle e intense riflessioni "alla luce del nulla".
A presto!
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