“Centonove” 5 novembre 2015
GIOCARE
ALLE CARTE CON IL VANGELO
Alla cartomanzia c’è molta gente che ci crede.
Purtroppo. Ma c’è anche chi, con le carte che contengono messaggi, riesce a
divertirsi. Per fortuna. E’ il caso del cofanetto (un libretto e 36 carte)
confezionato da Fabio Bonafé e pubblicato dalle Edizioni Amrita di Torino (Le
carte del Vangelo, euro 15,00) nella originale Collana “ librincarte”.
Sul “verso” di ogni carta c’è un breve brano tratto da uno dei quattro vangeli
canonici e, poiché il “retro” è sempre uguale, il lettore può scegliere se togliere
dal mazzo una carta a caso oppure, al contrario, sfogliarle tutte per
concentrarsi – di volta in volta – sulla carta che riporta le righe che più lo
colpiscono. Se è solo, si limiterà a meditare su quel passo biblico; se è in
coppia o in piccoli gruppi, potrà usare la perìcope evangelica come pretesto
per una conversazione amichevole. Se si vuole, si può cercare - nel volumetto
allegato al mazzo di carte - la pagina in cui l’Autore propone il proprio,
breve e spesso incisivo, commento.
Già così questo prodotto editoriale sarebbe abbastanza intrigante. A
renderlo ancora più accattivante è il tipo di commenti proposti da Fabio
Bonafé. E’ un professore di filosofia da poco in quiescenza che coltiva, fra
altri interessi, la teologia (in particolare la cristologia): e ciò spiega
perché – sia pure sullo sfondo, senza neppure una citazione esplicita – egli
sia sostenuto da una letteraura ampia e aggiornata dal punto di vista esegetico
(di cui la bibliografia essenziale alle pp. 19 – 22 offre un’idea). Ma Fabio
Bonafé non è un cristiano ‘normale’. Basti evocare il titolo di uno dei suoi
ultimi saggi (Il Rabbi molesto. Sul lato antipatico di Gesù
, Italic, Ancona 2014, pp. 170, euro 16) per capire quanto problematica,
sofferta, ma nello stesso tempo arguta e divertita, sia la sua relazione col
Maestro di Nazareth.
Perciò chi si aspetti delle pie righe
‘edificanti’ eviti di acquistare il libro e il suo corredo di carte. All’Autore non interessa, almeno in
questa sede, determinare che cosa intendesse davvero Gesù (o il redattore del
testo evangelico) con questa o con quell’altra frase: bensì che cosa tale frase
possa suggerire alla mente del lettore (credente, ateo o agnostico che sia).
Solo qualche esempio per spiegarmi meglio.
In Luca 1, 34 – 38 si racconta
dell’arcangelo Gabriele che annunzia a Maria la sua gravidanza.
Senza cedere alla leziosità buonista, Bonafé chiosa secco: “Non tutti quelli
che incontriamo sono angeli, ogni giorno dobbiamo saper dire di no. Per dire sì
altrove”.
In Luca 2, 50 si dice che i parenti di Gesù “non
capirono le parole che egli aveva detto”. E l’Autore commenta sornione:
“Pensiamo sempre che sia facile capirsi. E’ vero il contrario. Se si insegnasse
questo fin da bambini, la gente direbbe: ‘Perbacco! Mi hai capito!’ e non ‘Non
mi capisci mai’. Tutti sarebbero più gentili e riconoscenti” dal momento che
l’incomprensione fra noi umani è la regola, l’intesa reciproca l’eccezione.
Da questi brevi cenni si intuisce che questo cofanetto è intriso di
laicità. Che significa equidistanza da un confessionalismo propagandistico
quanto da una chiusura pregiudiziale nei confronti di biblioteche, come la
Bibbia ebraico-cristiana, che non si conoscono solo perché chiese di ogni
genere ne hanno preteso – illegittimamente – la proprietà e la gestione.
Insomma laicità come rifiuto degli opposti bigottismi.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Caro Augusto, grazie ancora.
Veramente bravo e veramente grazie.
A presto.
Fabio
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