“GATTOPARDO”
Bimestrale – agosto
/settembre 2015
PIU’ PRATICANTI CHE CREDENTI
Nel mondo occidentale le
indagini sociologiche documentano la tendenza dei cristiani a dichiararsi
sempre più spesso “credenti, ma non praticanti”. Il visitatore è dunque sorpreso
nel constatare che in Sicilia la tendenza è inversa: molti sono “praticanti, ma
non credenti”.
Le chiese sono ancora abbastanza affollate, soprattutto in
occasione di battesimi, cresime, matrimoni e funerali; per non parlare di
ricorrenze più solenni come i Misteri pasquali a Trapani o la festa di
sant’Agata a Catania. A fronte di questa partecipazione così massiccia ci si
aspetterebbe una “fede” minimamente consapevole: ma qui la sorpresa è
spiazzante. Che significa essere cristiani? Ponete la domanda a un siciliano
“medio” e avrete delle risposte tragicomiche. La mancanza di informazione
catechistica domina sovrana: per alcuni la “Santa Trinità” sarebbe costituita
da Gesù, Giuseppe e Maria; per altri santa Rosalia o Padre Pio sarebbero così
potenti da fare “miracoli” con o senza il consenso di Dio. Non è un caso che
talora i preti, sconfortati da tanta confusione teologica, si consolino
affermando che i fedeli saranno salvati dall’ottavo sacramento:
l’ignoranza. Ancora più desolante
appare il fenomeno dal punto di vista della coerenza etica: quasi che la
pratica liturgica esaurisse il compito del fedele e lo esentasse da qualsiasi
istanza di sincerità, giustizia, attenzione ai deboli, rispetto dell’ambiente e
delle cose pubbliche. Dappertutto
nel mondo si registra lo iato fra convinzioni interiori e comportamenti
quotidiani: ma, dalle nostre parti
, non si sospetta neppure che certi messaggi ideali implichino atteggiamenti
conseguenti.
E’ una schizofrenia che
impressionò anche J. G. Seume,
viaggiatore a cavallo fra Settecento e Ottocento. Come racconta nel suo Passeggiata a Siracusa nell’anno 1802,
un funzionario delle imposte, col quale il turista tedesco di confessione
protestante si trova a tavola, viene a sapere che sta conversando con un
“eretico”. A questo punto “l’omaccione lasciò cadere dalla paura coltello e
forchetta e mi guardò come se già
bruciassi nell’inferno; mi fece allora alcune domande circa il nostro sistema
religioso in merito alle quali io gli dissi il meno possibile e nella maniera
più accorta. L’uomo era sposato,
aveva a casa tre bambini e doveva, secondo le sue aperte confessioni, avere
ogni notte per comodità e durante ogni viaggio, dappertutto una ragazza.
Bestemmiava fra l’altro e s’esprimeva in latino e in italiano come un mozzo ,
ma non poteva comprendere come si potesse vivere senza credere al papa e senza
preti”. Ma si sa: per un siciliano, i non-cattolici (dai cristiani ortodossi
agli ebrei) sono “miscredenti”, proprio come gli immigrati (dall’Asia
meridionale all’Africa settentrionale) sono “turchi” (o, per i più raffinati
cultori di geopolitica, “marocchini”).
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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