Sono contento di apprendere che Bruno Vergani (nel suo mitico blog www.brunovergani.it) continua a trovare spunti di riflessione sui suoi temi prediletti dal mio 'mosaico'.
LA SCAPPATOIA GNOSTICA
Sappiamo che l’articolato movimento filosofico e religioso dello gnosticismo separava nettamente lo spirito dalla materia, l’anima dal corpo; notorio che diffusosi specialmente nel contesto cristiano dei primi secoli esaltava spirito e anima disprezzando materia e corpo, un dualismo che portava all’ascetismo estremo ma anche a furiose dissolutezze derivanti dalla relativizzazione di corpo e materia: è quel nonnulla di corpo che pecca e l’insignificante materia che si contaminano quaggiù, mentre la personale sublime anima eterna immortale e il supremo spirito divino permangono indenni lassù.
Nel suo saggio sulla spiritualità filosofica «Mosaici di saggezze» Augusto Cavadi a metà libro affrontando il tema del «Distacco dalle cose proprie» gli gnostici li tira in ballo con pertinenza. Sappiamo che la tematica del distacco è cruciale in numerose confessioni religiose e non di rado valutata così portante da essere, ad esempio in ambienti monastici cristiani, codificata e istituzionalizzata attraverso l’obbligatorio voto di rinuncia volontaria al diritto di proprietà od al suo uso.
Qui Cavadi prendendo distanza da pauperismi masochistici approfondisce psicologicamente la tematica citando Matthew Fox, teologo ex domenicano statunitense. Da una parte accetta la tesi di Fox quando valuta illusorio che «la profondità della spiritualità consista nell’abbandonare le cose», in quanto «la conversione spirituale richiede di abbandonare l’atteggiamento di dipendenza» e che dunque: «il “lasciare andare” (letting go), o abbandono, diventa davvero importante quando ci rendiamo conto che non sono le cose che dobbiamo abbandonare, ma gli atteggiamenti nei confronti delle cose, […] In questo si trova la libertà». Osservo che l’aveva già detto, prima di Fox, Paolo ai Corinzi, invitandoli a vivere “come se” non avessero, come se non godessero, come se non possedessero, come se non ne usassero, pur anche di fatto avendo, godendo, possedendo e usando, ma qui Cavadi pone alla puntuale e condivisibile asserzione di Fox un vigoroso “tuttavia”, scorgendo in tale verità l’evidente rischio di gnostiche derive e spiritualistici equivoci. Cavadi precisa: «Sono abbastanza distaccato, nell’intimo dal lusso? Allora non ho alcuna necessità di rinunziare a tutte le occasioni di vacanze nel corso dell’anno o dell’acquisto all’acquisto di una automobile più potente ogni due anni […]: tanto, dentro di me, sono immune da ogni avidità!» e continua risolvendo: «Una simile scappatoia gnostica la si evita solo contemperando l’essenziale (la distanza interiore) con l’accidentale (la rinunzia esteriore). E sarà l’indigenza media intorno a noi - indigenza provocata dalle ingiustizie sistemiche nel pianeta - a stabilire il criterio di equilibrio della nostra sobrietà».
Non escludo che sia fissato all'argomento, ma fulminea mi torna alla mente la recente dichiarazione [1] di una ciellina sottoposta ad esame nel processo Maugeri, quello relativo alla sanitopoli lombarda con più ciellini imputati di associazione a delinquere e illeciti arricchimenti, compresi memores domini che hanno fatto promessa di povertà. La signora riferiva che come regalo di compleanno i suoi amici le avevano regalato un pellegrinaggio a Lourdes con volo privato.
Avevo già analizzato nel merito tale deriva assiologia tribale e triviale, deriva con - devo ammettere, omaggiando i protagonisti - risvolti comici seppur da avanspettacolo ragguardevoli. Avevo spaccato il capello in quattro indagando i paradossali motivi di quel bizzarro distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose, ma non dall’utilizzo personale nel possesso di gruppo. Avevo spiegato questa fattispecie di deriva dove la morale non poggia sul comportamento umano in rapporto all'idea condivisa che si ha del bene e del male relata all'imputabilità del soggetto - concezione bollata da quelle parti moralistica -, ma su una singolare teoria etica di appartenenza al gruppo sacramentale: più fai parte più sei nel giusto, più fai parte e più vali, più appartieni e più sei redento, prescindendo dal personale agire. Mi ero attardato a inquisire, enucleare, spiegare, precisare ed esporre ritengo puntualmente alcune bislacche concezioni etiche dei protagonisti, ma l'intero quadro gnostico mi era proprio sfuggito.
www.brunovergani.it
LA SCAPPATOIA GNOSTICA
Sappiamo che l’articolato movimento filosofico e religioso dello gnosticismo separava nettamente lo spirito dalla materia, l’anima dal corpo; notorio che diffusosi specialmente nel contesto cristiano dei primi secoli esaltava spirito e anima disprezzando materia e corpo, un dualismo che portava all’ascetismo estremo ma anche a furiose dissolutezze derivanti dalla relativizzazione di corpo e materia: è quel nonnulla di corpo che pecca e l’insignificante materia che si contaminano quaggiù, mentre la personale sublime anima eterna immortale e il supremo spirito divino permangono indenni lassù.
Nel suo saggio sulla spiritualità filosofica «Mosaici di saggezze» Augusto Cavadi a metà libro affrontando il tema del «Distacco dalle cose proprie» gli gnostici li tira in ballo con pertinenza. Sappiamo che la tematica del distacco è cruciale in numerose confessioni religiose e non di rado valutata così portante da essere, ad esempio in ambienti monastici cristiani, codificata e istituzionalizzata attraverso l’obbligatorio voto di rinuncia volontaria al diritto di proprietà od al suo uso.
Qui Cavadi prendendo distanza da pauperismi masochistici approfondisce psicologicamente la tematica citando Matthew Fox, teologo ex domenicano statunitense. Da una parte accetta la tesi di Fox quando valuta illusorio che «la profondità della spiritualità consista nell’abbandonare le cose», in quanto «la conversione spirituale richiede di abbandonare l’atteggiamento di dipendenza» e che dunque: «il “lasciare andare” (letting go), o abbandono, diventa davvero importante quando ci rendiamo conto che non sono le cose che dobbiamo abbandonare, ma gli atteggiamenti nei confronti delle cose, […] In questo si trova la libertà». Osservo che l’aveva già detto, prima di Fox, Paolo ai Corinzi, invitandoli a vivere “come se” non avessero, come se non godessero, come se non possedessero, come se non ne usassero, pur anche di fatto avendo, godendo, possedendo e usando, ma qui Cavadi pone alla puntuale e condivisibile asserzione di Fox un vigoroso “tuttavia”, scorgendo in tale verità l’evidente rischio di gnostiche derive e spiritualistici equivoci. Cavadi precisa: «Sono abbastanza distaccato, nell’intimo dal lusso? Allora non ho alcuna necessità di rinunziare a tutte le occasioni di vacanze nel corso dell’anno o dell’acquisto all’acquisto di una automobile più potente ogni due anni […]: tanto, dentro di me, sono immune da ogni avidità!» e continua risolvendo: «Una simile scappatoia gnostica la si evita solo contemperando l’essenziale (la distanza interiore) con l’accidentale (la rinunzia esteriore). E sarà l’indigenza media intorno a noi - indigenza provocata dalle ingiustizie sistemiche nel pianeta - a stabilire il criterio di equilibrio della nostra sobrietà».
Non escludo che sia fissato all'argomento, ma fulminea mi torna alla mente la recente dichiarazione [1] di una ciellina sottoposta ad esame nel processo Maugeri, quello relativo alla sanitopoli lombarda con più ciellini imputati di associazione a delinquere e illeciti arricchimenti, compresi memores domini che hanno fatto promessa di povertà. La signora riferiva che come regalo di compleanno i suoi amici le avevano regalato un pellegrinaggio a Lourdes con volo privato.
Avevo già analizzato nel merito tale deriva assiologia tribale e triviale, deriva con - devo ammettere, omaggiando i protagonisti - risvolti comici seppur da avanspettacolo ragguardevoli. Avevo spaccato il capello in quattro indagando i paradossali motivi di quel bizzarro distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose, ma non dall’utilizzo personale nel possesso di gruppo. Avevo spiegato questa fattispecie di deriva dove la morale non poggia sul comportamento umano in rapporto all'idea condivisa che si ha del bene e del male relata all'imputabilità del soggetto - concezione bollata da quelle parti moralistica -, ma su una singolare teoria etica di appartenenza al gruppo sacramentale: più fai parte più sei nel giusto, più fai parte e più vali, più appartieni e più sei redento, prescindendo dal personale agire. Mi ero attardato a inquisire, enucleare, spiegare, precisare ed esporre ritengo puntualmente alcune bislacche concezioni etiche dei protagonisti, ma l'intero quadro gnostico mi era proprio sfuggito.
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