Come sanno i lettori del mio blog intervengo esclusivamente su questioni in cui altri, più qualificati ed esperti, non fanno sentire la propria opinione (o se, comunque, si tratta di un'opinione poco nota). Sugli errori di Renzi e della sua squadra leggiamo ogni giorno e dappertutto. Ma non vorrei che l'ennesimo scivolone sui ruoli istituzionali passasse troppo presto dalla labile memoria degli elettori. Per questo ospito volentieri un pezzo in cui mi ritrovo per la sostanza e per la forma.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
Da Avanti! online
Per favore, Debora…
di Mauro Del Bue
Debora
Serracchiani ha rilasciato una dichiarazione, in realtà non nuova, ma
sulla quale é esplosa in ritardo la polemica, con la quale invita
testualmente il presidente del Senato Grasso, eletto dal Pd, a
uniformarsi alle decisioni della direzione del Pd. Abbiamo letto e
riletto e proprio questo era scritto. La frase virgolettata e riportata
da un’intervista a Rainews è la seguente: «Io rispetto molto il
presidente Grasso. Credo sia un presidente di garanzia, ma credo anche
che, essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni». C’è
da stropicciarsi gli occhi. Il presidente della seconda istituzione
dello Stato, almeno ora, il presidente della Repubblica vicario, deve
non già interpretare correttamente le norme costituzionali sulle
procedure del voto, ma accettare le indicazioni del partito che lo ha
eletto.
Neppure
tanto dei gruppi parlamentari che lo hanno eletto presidente, ma solo
quelle del partito che lo ha eletto, sia pur da indipendente, senatore. È
evidente che questo non solo stona maledettamente con la norma dello
svolgimento dell’incarico senza vincolo di mandato e questo riguarda
tutti i parlamentari, ma configge con le funzioni del presidente del
Senato che, da un lato, deve interpretare le norme e dall’altro
rispondere al solo Senato. Ricordo una presidente della Camera, una
grande presidente come Nilde Iotti, che era talmente gelosa della sua
autonomia che spesso, anche senza ragione, si schierava contro il suo
gruppo e le opinioni espresse anche sul regolamento dai suoi compagni.
Mai ebbe rimprovero alcuno per non avere rispettato le decisioni del suo
partito.
Oltre che irriguardosa nei confronti del presidente del Senato, la
dichiarazione della Serrachiani è anche ridicola oggi, visto che sono
proprio i semplici senatori del Pd a pretendere sulla materia della
revisione costituzionale libertà di voto. Libertà che invece dovrebbe
essere negata al presidente del Senato sulla interpretazione
dell’articolo 138 della Costituzione. Le parole in libertà possono
scappare. Resta il fatto che la brava Debora almeno dovrebbe precisare
se non smentire, perché smentire ciò che viene detto in tivù è molto
complicato. Non lasci l’impressione che la sua è una forza politica che
si sovrappone alle istituzioni. Nemmeno il vecchio Pci, nel fulcro del
suo centralismo democratico, aveva mai ostentato questa volontà. Deborah, mia Deborah, ascoltami…
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