“Monitor” 12.6.2015
TRA IL POCO CHE SAPPIAMO E IL MOLTO CHE
IGNORIAMO
Molti scienziati sono convinti che le discipline
‘esatte’, fondate su dati sperimentali e formulate in linguaggio matematico,
siano sufficienti a spiegare l’enigma dell’uomo e del mondo. Quasi per reazione infantile (anche se
argomentata con solennità) molti filosofi ribattono che la scienza non spiega
proprio nulla; che essa è una pura convenzione, utile tecnicamente, ma di per
sé incapace di “pensare”.
Ho finito in questi giorni di leggere un piccolo, prezioso libretto (Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi,
Milano 2014, pp. 88, euro 10,00) nel quale l’autore (lo scienziato italiano
Carlo Rovelli) smonta - non so
quanto intenzionalmente – il duplice pregiudizio : dei filosofi che svalutano
la scienza (dimostrando che essa, invece, è indispensabile per sapere qualcosa
sull’universo di cui siamo parte) e degli scienziati che la assolutizzano
(ricordando loro, come scrive evocando Shakespeare, che ci sono più cose in
cielo e in terra di quanto ne possa contenere la nostra scienza).
Quante verità strabilianti ci possa rivelare la fisica contemporanea,
per ciò che riguarda il microscopico (meccanica quantistica) e il macroscopico
(teoria della relatività), Rovelli lo racconta con linguaggio non solo
accessibile, ma addirittura accattivante e in qualche passaggio poetico. In una
società come l’italiana, in cui l’ignoranza media è ancor più accentuata in
ambito scientifico che letterario, libretti come questo andrebbero prescritti a
giovani e adulti come un farmaco urgente salva-vita (spirituale).
Nonostante la viva passione per l’approccio scientifico, l’autore
tuttavia non si lascia irretire dal fanatismo della scienza elevata a dea: “la
nostra conoscenza del mondo continua a crescere. Ci sono frontiere, dove stiamo
imparando, e brucia il nostro desiderio di sapere. Sono nelle profondità più
minute del tessuto dello spazio, nelle origini del cosmo, nella natura del
tempo, nel fato dei buchi neri, e nel funzionamento del nostro stesso pensiero.
Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non
sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano
senza fiato”.
Non so se Carlo Rovelli ne sia consapevole (e se sia contento nel caso
che qualcuno glielo faccia notare), ma brani come questo appena riportato sono fulgidi esempi
di filosofia, molto più saggia di
quanto ne producano tanti filosofi di professione.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
4 commenti:
Sono contento, anzi contentissimo, caro Augusto, che il volumetto di Carlo Rovelli ti sia piaciuto. In Rovelli, lui fisico teorico all'avanguardia della ricerca, c'è più pensiero filosofico che in molti filosofi di professione che non sanno nulla del pensiero scientifico contemporaneo. Ho letto molto di Carlo Rovelli e sono d'accordo con te che dovrebbero leggerlo tutti i giovani,e non solo, di buona volontà.
Ma sarebbe impossibile organizzare un convegno per invitarlo a Palermo?
Grazie di quest'assaggio (avrei voluta scriverla io, questa recensione!). Comprerò presto il libro.
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