“Repubblica – Palermo”
13.6.2015
EMERGENZA RIFIUTI: PAGHINO IL
CONTO
EVASORI ED EX-CAPI
Nonostante
i commenti ironici che si ascoltano in giro, la lettera spedita ai cittadini
dal sindaco Orlando e dal presidente di Rap Sergio Marino mi sembra un prezioso
documento di civiltà. In essa infatti si ammettono gli errori del passato e si
espongono alcune innovazioni già operanti, senza limitarsi a promesse per il
futuro.
Questa lettera lascerà
indifferenti le migliaia di palermitani che evadono sistematicamente la Tari,
deridono l’idea di una differenziazione dei rifiuti e gettano ciò che capita
dove capita e quando capita. Ma quanti cercano di contribuire, con la tasca e
con lo stile di vita, a mantenere un minimo di decenza civica sono invece
fortemente interessati a che le intenzioni programmatiche non restino lettera
morta.
Essi si aspettano, innanzitutto, che quanti hanno sperperato i soldi per
l’igiene pubblica paghino in maniera esemplare il tradimento. In primo grado
sono stati condannati a quattro anni di reclusione il presidente dell’Amia Enzo
Galioto e il direttore generale Orazio Colimberti, a tre anni Angelo Canzoneri,
Franco Arcudi e Paola Barbasso, componenti del consiglio di amministrazione. Se
questi signori, ai quali si deve il fallimento dell’azienda municipale anche
per i ripetuti viaggi agli Emirati Arabi con i pretesti più inverosimili,
chiedessero scusa alla città e risarcissero volontariamente almeno in parte i
danni erariali provocati, sarebbe un segnale di svolta in una tradizione di
immunità sostanziale per chi si macchia di reati così odiosi. Come se rubare
alla collettività fosse meno, e non più grave, che rubare a singoli privati.
In secondo luogo i cittadini onesti, che hanno pagato e pagano talora
con sacrifici le imposte, si aspettano che una straordinaria campagna di lotta
agli evasori comporti una proporzionale
e tempestiva riduzione degli importi richiesti sinora. E’ davvero eccessivo
chiedere che, insieme al danno di
tasse esose, si debba accettare la beffa di vivere a contatto quotidiano
con vicini di casa e colleghi di lavoro che si vantano di essere invisibili
all’amministrazione comunale.
In terzo luogo è ragionevole aspettarsi la verifica metodica, molto più
attenta che in passato, della professionalità degli operatori sul campo. Che si
incontrino capannelli di operatori ecologici dentro un bar o attorno a un banco
di pane con la milza può non
significare nulla (ogni categoria di lavoratori ha le sue pause e i suoi tempi
morti); ma solo dei controlli di polizia possono stabilire se, e in che misura,
si travalichino i limiti della legalità.
In quarto luogo - per
ultimo ma non da ultimo – il sindaco, in stretta intesa col prefetto, dovrebbe far leva sui poteri di
responsabile dell’ordine pubblico e coordinare una campagna straordinaria di
repressione del malcostume diffuso fra i cittadini di imbrattare di rifiuti
ogni angolo possibile. Nella “lettera” di Rap, ad esempio, si comunica la
riattivazione del servizio gratuito di ritiro di rifiuti ingombranti a
domicilio. Bene. Ma a che servirà questa opportunità se i cittadini più
strafottenti potranno continuare a non fruirne, a creare discariche abusive
senza temere di essere individuati e puniti? La prevenzione è tessuta
innanzitutto di parole, di insegnamenti, di sperimentazioni pedagogiche; ma
anche, irrinunciabilmente, di sanzioni certe e tempestive. Palermo, anche in
questi giorni in cui per le sue vie pullulano turisti da ogni parte del mondo,
è sommersa dai rifiuti. E’ una condizione inaccettabile dal punto di vista non
solo etico, ma anche economico. Si sono persi decenni, una mobilitazione
straordinaria è ormai indifferibile.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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