“Centonove” 14.5.2015
RENZI: LA RIFORMA DALLA A ALLA F
Renzi vuole davvero cambiare la scuola italiana
approfittando del consenso plebiscitario di cui (non sappiamo per quanto tempo
ancora) gode in Parlamento? Allora riscriva quasi completamente il suo disegno
di legge e sfidi i poteri forti (dai sindacati alla Chiesa cattolica)
adottando, come fari inspiratori, la Costituzione e l’esperienza pluridecennale
di chi alla scuola ha dedicato i due terzi dell’esistenza.
a)
Prima di tutto, destini ad altro ministero il sottosegretario Davide
Faraone che non ha avuto il tempo di completare gli studi universitari, forse
troppo occupato nelle numerose
campagne elettorali a organizzare cooperative di giovani privi di lavoro
disposti a votare – intanto – per lui. Altrimenti gli insegnanti (mi riferisco
ovviamente al 70 % degni di questo titolo, non a tutti) dovranno inghiottire le
sue dichiarazioni assolutorie per gli studenti che fanno casino in attesa delle
vacanze natalizie e i suoi “cinguettii” di condanna per i docenti che accettano
di decurtare il già esiguo stipendio per esprimere democraticamente e nonviolentemente il proprio dissenso.
b)
Poi dia un taglio netto
alle elucubrazioni azzeccaingarbugliate sul senso dell’articolo 33 della Costituzione e
proclami, chiaro e forte, che l’istruzione è gratuita dalla scuola di infanzia
all’università nelle strutture statali e che le altre istituzioni private vanno
finanziate da chi le vuole frequentare. Naturalmente, un’ora dopo, riversi a
favore dell’istruzione statale i milioni di euro che non saranno più regalate
all’istruzione privata.
c)
In terzo luogo elimini lo scandalo - di cui i cristiani autentici si addolorano per primi –
delle ore di religione cattolica. Nonostante la buona volontà di alcuni docenti
si tratta di un’ora percepita dagli alunni come una sorta di ricreazione
supplementare: e se in dieci classi la metà chiede l’esonero, la normativa
attuale vieta di accorpare gli alunni avvalentesi dell’insegnamento in cinque
classi (con i relativi risparmi finanziari). Si trasformi l’ora di religione
cattolica facoltativa in ora di
storia delle religioni obbligatoria: con insegnanti selezionati dallo
Stato e con programmi miranti a far conoscere ai cattolici le idee dei
protestanti, agli ebrei le idee dei musulmani, agli atei e agli agnostici le
idee delle varie religioni mondiali e ai seguaci delle varie religioni mondiali
le motivazioni filosofiche degli atei e degli agnostici. Ovviamente qualsiasi
cittadino (di qualsiasi orientamento teologico personale) avrebbe diritto di concorrere
alla cattedra di storia delle religioni, pur dimostrando – a partire dalla sua
laurea in teologia, in filosofia, in storia etc. – di avere le competenze
scientifiche e didattiche per farlo. Con un colpo solo si assicurerebbero il
pluralismo culturale nelle scuole pubbliche, una conoscenza elementare ma oggi
indispensabile delle diverse prospettive confessionali del pianeta,
un’occupazione stabile e dignitosa a tanti laureati ingiustamente emaginati
perché il vescovo della diocesi non concede loro la “missio canonica” (la
licenza di insegnare, insomma).
d)
In quarto luogo si elimini
lo scandalo – di cui i veri amanti dello sport sono i primi a dolersi – delle
due ore di educazione fisica. Nell’ordinamento attuale sono due ore sprecate il
cui effetto più certo è di interrompere la concentrazione degli studenti
danneggiando le ore di lezione successive (tranne nei casi, non infrequenti, in
cui essi le usano per ripassare nella zona ristoro le lezioni di altre materie
su cui suppongono di poter essere interrogati). Se la campana suona alle 9,
quanto tempo ci vuole perché una classe lasci l’aula, raggiunga la palestra,
cambi gli abiti per indossare le tute sportive? Diciamo che salta, ni casi più
eroici di fedeltà al dovere, un quarto d’ora. Almeno un altro quarto d’ora va
destinato alle operazioni inverse, dalla palestra all’aula (dove si arriva
sudati, accaldati, richiedenti acqua per sciacquarsi nei bagni o da bere al
bar). Che cosa può fare nella mezz’ora che resta il docente di educazione
fisica? Ecco perché il meglio che egli stesso offre lo offre nelle ore
post-meridiane, quando segue progetti che gli studenti seguono con convinzione
e per i quali egli percepisce degli emolumenti supplementari. Non sarebbe più
logico, dunque, eliminare le ore mattutine e concentrarle (questa volta
accorpandole a due a due) nelle ore post-meridiane? Gli stessi alunni non
eviterebbero cosìalmeno due volte la settimana di uscire troppo tardi dalla
scuola, dove hanno dovuto stuadire greco o algebra a quinta ora perché a quarta
hanno dovuto far finta di educarsi fisicamente? Certo che sarebbe più logico.
Dunque, tertullianamente, nessun politico e nessun sindacalista lo accetterà
tentando di farlo diventare norma effettiva.
e)
In quinto luogo andrebbe
eliminato lo spreco immane dei bidelli. Dovrebbero svolgere due funzioni
principali: mantenere pulite aule e bagni; far conoscere alle classi le
circolari. La prima funzione – in tutte le scuole europee che mi è capitato di
visitare – è svolta, con risparmio economico ed efficacia proporzionale, da
ditte di pulizia private che non costano un centesimo nei giorni in cui la
scuola è chiusa e che possono essere licenziate in tronco se non lavorano bene
quando la scuola è aperta. Quanto alle circolari, farle girare classe per
classe - nell’era di internet –
non è solo inutile: è proprio fastidioso. Invece di interrompere per almeno due
o tre volte al giorno (qualche volta a lezione !) il dialogo in classe si
potrebbero inviare con un solo click
a una mailing list e/o affiggerle sul
sito web della scuola. Con questo
sistema, sarebbe responsabile delle proprie inadempienze chi, per snobismo
antitecnologico o per prosaica strafottenza, non volesse impiegare neppure due
minuti del suo tempo per aggiornarsi.
f)
Tanto altro ci sarebbe da aggiungere su docenti, dirigenti scolastici,
ispettori ministeriali: ma, per oggi, ho già occupato troppo spazio.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
5 commenti:
Caro Augusto,
le tue mi sembrano proposte legittime di un insegnante (bravo, saggio, ecc.), in parte condivisibili, in parte discutibili (non starò qui a discuterle). Ma sulla questione di metodo non si può accettare in via di principio di delegare un governo a fare una riforma incostituzionale e con prassi (falsa consultazione, deleghe in bianco, ghigliottina parlamentare, mancanza di ascolto del mondo della scuola, ecc,) palesemente antidemocratiche. Intanto, perché non si dà voce alle centomila firme certificate della LIP (legge di iniziativa popolare per la scuola della Repubblica), che il Comitato nazionale della Scuola della Costituzione (di cui, fra parentesi, sono stato chiamato a far parte) sta cercando inutilmente di fare discutere in Parlamento e che è stata ripresentata in estate da numerosi parlamentari di diversa estrazione politica? Volevo chiederti: hai mai sentito parlare della LIP? Perché non dai uno sguardo sul sito "Retescuole.net"?
Consentimi di consigliarti, fra le miriadi di proposte, quella della LIP, qui rappresentata dal collega Giovanni Cocchi:
https://www.youtube.com/watch?v=H7tzBfCQBhM&feature=youtu.be
Cari saluti
Luigi Capitano
Caro Augusto,
le tue mi sembrano proposte legittime di un insegnante (bravo, saggio, ecc.), in parte condivisibili, in parte discutibili (non starò qui a discuterle). Ma sulla questione di metodo non si può accettare in via di principio di delegare un governo a fare una riforma incostituzionale e con prassi (falsa consultazione, deleghe in bianco, ghigliottina parlamentare, mancanza di ascolto del mondo della scuola, ecc,) palesemente antidemocratiche. Intanto, perché non si dà voce alle centomila firme certificate della LIP (legge di iniziativa popolare per la scuola della Repubblica), che il Comitato nazionale della Scuola della Costituzione (di cui, fra parentesi, sono stato chiamato a far parte) sta cercando inutilmente di fare discutere in Parlamento e che è stata ripresentata in estate da numerosi parlamentari di diversa estrazione politica? Volevo chiederti: hai mai sentito parlare della LIP? Perché non dai uno sguardo sul sito "Retescuole.net"?
Consentimi di consigliarti, fra le miriadi di proposte, quella della LIP, qui rappresentata dal collega Giovanni Cocchi:
https://www.youtube.com/watch?v=H7tzBfCQBhM&feature=youtu.be
Cari saluti
Luigi Capitano
Caro Augusto,
condivido tutti i punti - dall'allontanamento di Faraone, al finanziamento della scuola pubblica piuttosto che quella privata, all'ora di religione obbligatoria e all'attività motoria pomeridiana, alle pulizie affidate ad esterni - che hai con chiarezza riportato. La tua chiarezza deriva anche - non solo - dalla tua pluridecennale esperienza che hai maturato nel mondo della scuola. Se qualche sottosegretario o ministro potesse prendere nota, questa è la speranza!
Salvatore Fricano
Caro Augusto,
consentimi di rimandare te e i tuoi gentili lettori alle mie ultime riflessioni sulla riforma Renzi-Giannini sul sito di "ReteScuole.net", dove intervengo spesso come appartenente al Comitato Nazionale di Sostegno alla LIP per la Scuola della Costituzione:
http://www.retescuole.net/senza-categoria/ma-quale-merito-e-quale-autonomia-la-riforma-di-renzi-giannini-vuole-solo-a-rottamare-la-scuola-della-costituzione
http://www.retescuole.net/senza-categoria/alcuni-spunti-per-rispondere-alla-letterina-del-maestrino-premier
Caro Augusto,
Seguire il tuo blog per me è una grande ricchezza, mi apre tante finestre e te ne sono grata.
Leggendo il tuo articolo sulla riforma della scuola mi ha colpito la tua disamina sulle due ore di Ed. Fisica che ad una prima lettura mi è sembrata puntuale, quasi perfetta.
Ma spento il computer, come un tarlo, mentre mi occupavo di altro, i vari punti da te enucleati non corrispondevano alla mia esperienza, essendo io insegnante di Ed. Fisica.
Consapevole che quanto hai scritto è opinione diffusa, vorrei dirti la mia visione e non solo, visto che nel mio Istituto siamo sei insegnanti di Ed. Fisica, che lavoriamo sodo.
Parli di scandalo delle due ore di Ed. Fisica, ore in cui gli alunni ripasserebbero le altre materie, noi non consentiamo che ciò avvenga, l’unico libro consentito in palestra è quello di Ed. Fisica; peraltro il numero delle giustificazioni pesa sul voto finale,
Dalla mia esperienza posso dire che le tempistiche a cui tu fai riferimento sono diverse: gli alunni hanno a disposizione il cambio dell’ora e 5 minuti all’inizio e alla fine della lezione di Ed. Fisica per cambiarsi, rinfrescarsi e recuperare. In questo modo non si sottrae tempo alle altre ore di lezione e si riesce lavorare in palestra per circa 40 minuti, tempo ideale che consente un allenamento produttivo sia per soggetti allenati che per ragazzi che non praticano nessun tipo di attività sportiva. Il tempo concesso agli alunni consente il loro normale rientro in classe. Se ciò non avviene, sono gli alunni che ne approfittano!
Le due ore accorpate sono improvvide: molti alunni in età adolescenziale abbandonano lo sport, pertanto viene meno la resistenza sia fisica che mentale ad uno sforzo prolungato (posto che una seduta in palestra ha la durata di 45’), nelle classi in cui ho le due ore accorpate, dopo 30’ di attività vedo calare drasticamente la resistenza sia fisica che mentale, sono pertanto costretta a creare una pausa di recupero. Inoltre un alunno assente, se le ore sono accorpate, lo si rivede dopo 15 giorni; chiedo “quale incisività didattica può avere un lasso di tempo così ampio?” Poiché sappiamo che gutta cavat lapidem, io sono per le due ore separate.
Il fine della disciplina in oggetto è di rendere sempre più consapevoli gli alunni che hanno un un corpo e solo lì possono vivere; pertanto educarli a conoscerlo il più possibile, a riflettere sulle sue infinite ricchezze, sulle armonie che sprigiona per far sì che imparino a riconoscere i limiti in cui lo imprigionano. Ad esempio: dieci minuti di corsa non è solo fatica, ma gli alunni devono chiedersi se è un processo aerobico o anaerobico, lattico o alattacido, pensa al valore di condividere questa esperienza con l’insegnante di Scienze. Dunque, appassionarsi ai miracoli che avvengono nel corpo.
Estrapolare le ore di “Ginnastica” dalle ore mattutine significa emarginare il docente di Ed. Fisica dalla vita scolastica, dalle relazioni del consiglio di classe e dell’intero corpo docenti e non vedere più l’alunno dentro la storia scolastica.
L’insegnamento di questa disciplina non è solo un fatto sportivo, ma lo studio dell’uomo nella sua totalità, che necessita del confronto con le altre discipline.
Cari saluti, Emma
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