“Monitor”
17.4.2015
LA CRESCITA ECONOMICA SIGNIFICA FELICITA’
COLLETTIVA ?
Non c’è governo,
associazione di imprenditori o sindacato di operai che non punti sulla
“crescita” del PIL (Prodotto interno lordo) di una nazione, Italia compresa.
Più ore lavorative, più prodotti, più scambi commerciali, più guadagni, più
consumi: la regola è talmente ovvia che la si condivide senza discuterla. Ma la
filosofia ci insegna che spesso l’ovvio è nemico del vero. Che il sole giri
intorno alle nostre teste e la terra sia ben piantata sotto i nostri piedi è
ovvio, ma non per questo è vero.
Già qualcuno dei fratelli
Kennedy si chiese se la crescita economica coincidesse con la qualità media
della vita dei cittadini, sostenendo che la politica dovrebbe occuparsi della
seconda piuttosto che della prima.
In
anni più recenti un filosofo dell’economia (la denominazione non risuoni
strana: l’economia politica è nata, già con Adam Smith, come una branca della
filosofia), il francese Serge Latouche, ha osato una provocazione ulteriore: si
è chiesto se la crescita economica continua, squilibrata fra un ceto sociale e
l’altro, causa di danni irreversibili all’ambiente e al clima, non sia un
fattore di infelicità collettiva. E, dunque, se non si debba perseguire una
“decrescita” della produttività materiale per concentrarsi sull’incremento dei
beni immateriali.
Inutile
dire che la sua teoria ha sollevato e solleva obiezioni di ogni genere, ma
anche approfondimenti teorici e applicazioni pratiche: per esaminare tutto ciò
il nostro settimanale, in sinergia con l’Associazione culturale “La Calendula”,
ha organizzato un evento di richiamo nazionale per l’imminente ponte del Primo
maggio. Infatti, dal tramonto di giovedì 30 aprile alla prima colazione di
domenica 4 maggio, chi vorrà avrà la possibilità di interloquire direttamente
con Serge Latouche, con Chiara Zanella e con Diego Fusaro nel corso della
seconda edizione del “Festival della filosofia d’a-Mare” in uno splendido
residence di Favignana. Sono previste passeggiate filosofiche, seminari,
colazioni con i filosofi, dibattiti, concerti e recital: per maggiori dettagli
chiedere il programma completo scrivendo a asslacalendula@libero.it o anche consultando il mio blog (www.augustocavadi.com).
Augusto Cavadi
1 commento:
Al di là di ogni obiezione alle tesi di Latouche, i poveri avrebbero tutto da guadagnare e nulla da perdere dalla decrescita economica dei beni materiali: gli straricchi diventerebbero ricchi, e i ricchi, non dico poveri, ma un po' meno ricchi. Con conseguente accorciamento delle distanze fra i ceti sociali. E ciò sarebbe un bene. Per tutti.
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