“Monitor” 23.4.2015
MARX E’ MORTO ! MA NE SIAMO DAVVERO CERTI ?
“Dio è morto, Marx è morto e, se devo essere
sincero, neppure io mi sento molto bene”. La battuta, attribuita anche a Woody
Allen, è diventata celebre: ma è anche vera? Piaccia o dispiaccia, la “morte di
Dio” (annunziata da Hegel e da Nietzsche) non si è ancora consumata: anzi le
guerre di religione, o la copertura religiosa delle guerre, prosperano che è
una…bruttezza. Sarebbe forse meglio che gli intellettuali e i politici si
preoccupassero di gestire e incanalare il bisogno religioso anzicché deriderlo,
sottovalutandolo, per poi trovarselo tragicamente davanti.
Neanche la fine del marxismo è così ovvia. Certo se si scambia il
socialismo sovietico per marxismo (errore paragonabile a chi identificasse la
storia delle chiese cristiane con il vangelo), il marxismo è – se non proprio
morto – agonizzante. Ma se il marxismo è, prima di tutto ed essenzialmente,
l’opera scientifica di karl Marx, la sua analisi delle contraddizioni del
capitalismo, la sua previsione che prima o poi l’umanità dovrà scegliere fra la
fedeltà suicida al capitalismo e il suo superamento in forme di economia più
solidale…se il marxismo è questo, lungi dall’essere in crisi, diventa ogni
giorno più attuale che mai.
Diego
Fusaro (uno degli ospiti dell’imminente “Festival della filosofia d’a-mare” che
l’associazione “La Calendula” e il nostro settimanale hanno organizzato alle
Egadi dal 30 aprile al 3 maggio 2015) è uno dei pensatori contemporanei che,
remando controcorrente, pensa che Marx non sia affatto defunto e seppellito.
Che le sue diagnosi siano corrette e acute e che, piuttosto, ci sia da
discutere sulle terapie politiche egli propone, sia pur in termini volutamente
vaghi e da determinare ulteriormente.
Purtroppo anche in filosofia e in politica vince la logica delle mode.
Ma è una vittoria precaria, provvisoria. Alla lunga, “la verità si viene a
sapere”: la verità viene a galla, emerge dalle chiacchiere televisive e dagli
slogan elettorali, finisce con l’imporsi agli occhi di chi si trova ormai al
cospetto del baratro. Il baratro è una guerra epocale dell’80% dell’umanità
(depredata, sfruttata da secoli di colonialismo militare ed economico oltre che
culturale) contro il 20% dell’umanità (che possiede - che possediamo – le armi
più potenti e la cultura più invadente). Aprire gli occhi significa capovolgere
l’ottica del privilegio da cui guardiamo il pianeta e la sua storia: significa
capire che ciò che non condividiamo con gioia invece di nutrirci ci avvelena,
invece di rallegrarci ci amareggia. Che nel condominio, nella città, nella
nazione, nel mondo ci sono troppe persone, troppi esseri umani (per non contare i nostri
fratellini animali), che non hanno
il minimo indispensabile mentre noi navighiamo nel superfluo e - con tutta la crisi che attraversiamo
– continuiamo a sprecare cibo, acqua, medicine, energia elettrica, ore di
insegnamento. . .
“Gli dei accecano coloro che vogliono mandare in rovina”: la cecità è
ormai quasi totale, siamo sicuri di essere rassegnati alla rovina?
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
3 commenti:
Caro Augusto
complimenti per la bella iniziativa, sarò altrove negli stessi giorni.
Io sto... benino!
Un abbraccio a te e a Adriana
Cosimo
Caro Augusto, mi sono permesso di condividere la tua impeccabile disamina sul mio blog (QUI) in occasione del 1° Maggio. Un abbraccio. Riccardo 2°
Caro Augusto, apprezzo molto le tue buone intenzioni, ma non sono tanto d'accordo: ritengo che la teoria economica di Marx sia perfettamente inutile per decifrare la realtà di oggi e che anche la sua filosofia della storia, animata dal culto del conflitto, lasci molto a desiderare. Ritengo che la sinistra abbia bisogno di una visione radicalmente nuova che sia capace, come lo fu il marxismo un tempo, di interpretare il il mondo e orientare il cambiamento. Una visione che sia più profonda, più serena, più efficace. In altre parole, più vera, più forte, più bella.
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