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18.3.2015
IL FILOSOFO E L'ARTE DI RAPINARE LE BANCHE
E se un un bandito adotta un filosofo
come consulente? Succederà – potrà succedere – ciò che è capitato a un
certo Hubert, rapinatore di banche nonostante (o grazie a) diverse
protesi ortopediche, che ha assunto come complice e consigliere Eddie
Coffin, cinquantenne calvo e panciutello, docente un po’ insoddisfatto
di filosofia a Cambridge. Che cosa combini questa strana coppia lo
potrete apprendere leggendo il romanzo di Tibor Fischer La gang del pensiero ovvero La zetetica e l’arte della rapina in banca.
Qui mi limito a segnalare la conclusione operativa cui, dopo alcune
settimane di consulenza filosofica, Hubert è approdato al colmo
dell’entusiasmo per la nuova disciplina:
Quando entriamo in una
banca e annunciamo che siamo la Gang del Pensiero, se qualcuno ci
risponde subito con una citazione tratta da un classico della filosofia,
lasciamo in pace quella banca. Il nostro slogan sarà: solo la
conoscenza vi salverà dalla Gang del Pensiero. Invece di chiamare la
polizia, studiate i classici. Non comprate un allarme, procuratevi le
opere di Zenone (p.189).
Ma quali i tratti essenziali della
filosofia del professor Coffin, intendo della sua visione-del-mondo (in
ordine - decrescente - di rilevanza teoretica)? Ho provato a spulciarli
ed evidenziarli per chi di voi non avrà la curiosità di leggere l’intero
romanzo.
Ragione strumentale (o scientifico-tecnica): facoltà necessaria ma non sufficienteLa
ragione era considerata una novità curiosa nel mondo antico, era un
ramo dell’industria dello spettacolo; è solo nel diciottesimo secolo che
la ragione comincia a guadagnarsi da vivere, per portarvi da Londra a
Edimburgo in minor tempo. La cosa diede una nuova spinta ai ragazzi del
giro, che si misero tutti a cavalluccio di Newton. […] La ragione ha
avuto il suo momento migliore quando ci ha portato da Londra a Edimburgo
(e nell’ottundere qualsiasi dolore che possa risultare da tale
viaggio). Però non va molto bene quando si tratta di decidere se valga
la pena o no di andare (p. 162).
Natura: tutti la invocano, nessuno la descrive con precisioneSecundum
naturam vivere (Seneca). […] Questa non invecchia mai. La si sente
dappertutto: l’unico problema è decidere che cosa sia la natura. Se
trovate qualcuno che ve lo spiega, dategli tutti i vostri soldi (p. 93).
Verità: vi aspiriamo, ma la raggiungiamo anche?Ogni
generazione vede se stessa arrivata su bordo estremo, un bordo
tagliente che continua a farsi strada. Un’abitudine in cui cadono tutti,
a cominciare dai greci, i quali anche se ammettono che ci sono cose
ancora avvolte nella nebbia, hanno inventato l’illusione che l’assegno
sia stato già spedito. I vari chiliasti-visionari-millenaristi, insieme
ai riempitori di vasche da bagno, ai fisici e agli abacologhi sono tutti
d’accordo nel ritenere che LA COSA è a portata di mano, il PERCHЀ è
vicino. Sia a livello di civiltà che a livello personale è sempre la
stessa musica, non vediamo l’ora di ricevere il premio finale,la verità
vera; e invece, tutto quel che otteniamo è uno scoppio di oscurità. Le
ossa delle varie civiltà sono più grandi delle nostre, ma le delusioni
sono le stesse (pp. 186 – 187).
Conosci te stesso: e se poi, conosciutomi, mi faccio schifo?Non
ho mai capito perché Platone ha fatto tanta pubblicità alla vita
consapevole. Lasciamo un momento da parte il fatto che non vale la pena
vivere una vita senza consapevolezza, ma lo stesso potrebbe dirsi di una
vita consapevole. Se si applica la zetetica alla propria vita ci si
rende conto che è un mucchio di sterco fumante: una cosa è rendersi
conto dell’assoluta indegnità della propria esistenza, affondare il dito
nel viscidume della propria anima, tutt’altra cosa è impegnarsi a porvi
riparo. È molto più facile tramutare un banchetto in escrementi che
rendere commestibili gli escrementi. Oppure prendiamo l’oracolo di
Delfi: conosci te stesso. E se si è il tipo di persona che si
preferirebbe non conoscere? Mettersi davanti allo specchio e spararsi in
faccia la propria faccia non è che sia una cosa invariabilmente
congeniale. Siamo costretti a cuocere nel brodo del nostro io, sia che
l’aroma ci piaccia o meno. Cosa quest’ultima che, sospetto, accade più
spesso di quanto non si sia pronti ad ammettere, come esser costretti
tutta la vita a lavarsi nella stessa acqua (pp. 80 – 81).
Tempo: sempre troppo o troppo pocoLa
vita, le cose, la propria posizione passa di colpo dall’aver un sacco
di tempo, troppo tempo, a disposizione al non averne affatto. Non riesco
a individuare un punto dove il tempo ha brillato nel modo giusto (p.
179).
Il segreto dell’etica: non sciupare ciò che si haLe
teorie sono teorie. Il vero segreto dell’universo sta nell’essere in
grado di goderselo. Godere di quel che si ha. È l’unica strada che va a
parare in paradiso (p. 127).
Amicizia: vedi morte.
Morte: cosa si perde davvero morendoMi
rendo sempre più conto che l’unica cosa che mi mancherà sono gli
amici. A parte il diluvio di terrore di trasformarsi in carcassa, la
cosa che mi dà più fastidio è l’idea di perdere quella manciata di
persone con cui posso avere una conversazione decente. Ci vuole una vita
per procurarsele. Perdere la vita non è poi una gran perdita, perdere
loro, invece sì (pp. 136 – 137).
Elogio della pigrizia, tesoro nascosto agli occhi degli altriЀ
raro che siano riconosciuti i meriti della pigrizia. Immagino succeda
perché i suoi adepti sono troppo pigri per mettersi a comporre
panegirici in suo onore. È come il pasto gratis, il più semplice dei
vizi. Illimitata, gratis, inesauribile, la fusione fredda
dell’abiezione. La meglio cosa. La si può praticare ovunque e, se
praticata come si deve, nessuno si accorgerà che la state praticando.
Qualsiasi cosa richiede tempo, un investimento, soldi. La pigrizia,
come certe idee divine, è in ogni dove. E non c’è pericolo di overdose
(p. 138).
Altruismo: variazioni sul tema Il
miglior modo di prevenire che una fanciulla indifesa, fuggita dalla
città di provincia e giunta a Londra senza un soldo, sia corrotta da
stupratori malvagi e senza scrupoli, naturalmente è di provvedere di
persona (p. 246).
Vecchiaia: vantaggi sconosciuti
Una delle caratteristiche del mio invecchiare è che voglio soprattutto provare emozioni, anche se sono emozioni negative (p. 181). Uno dei pochi veri vantaggi della perdita della gioventù è che in realtà mi aspetto così poco dalla vita che posso apprezzare meglio certe cose quando capitano (p. 192).
Una delle caratteristiche del mio invecchiare è che voglio soprattutto provare emozioni, anche se sono emozioni negative (p. 181). Uno dei pochi veri vantaggi della perdita della gioventù è che in realtà mi aspetto così poco dalla vita che posso apprezzare meglio certe cose quando capitano (p. 192).
Futuro: una possibilità nelle mani dell’oggiChissà
quali delle nostre convinzioni o delle nostre pratiche farà ridere a
crepapelle il futuro? O magari il futuro non avrà neanche la possibilità
di esistere. Magari quella possibilità saremo noi stessi a negargliela.
Siamo maturi per provocare una stupefacente catastrofe (p. 188).
Rivoluzione: ottima copertura per pessime stragiErano
passati circa diciannove anni da quando Hume aveva licenziato il
Trattato sulla natura umana e una sessantina da quando Locke si era
sgravato di Sul governo civile e del Saggio sull’intelletto umano. I
duri della ditta inglese si stavano preparando a lanciare guerre civili
in America e in Francia, entrambe sarebbero state chiamate rivoluzioni
perché è un termine che facilita le carneficine (p. 161).
Guerra: una spiacevole esperienza facilmente sostituibileL’unico
consiglio che posso darvi nel caso in cui qualcuno vi inviti ad andare
in guerra, è di urlargli in faccia no e, se è più piccolo di voi ed è
improbabile che risponda nella stessa maniera, appioppategli anche uno
sganassone sulla bocca in modo che non ve lo chieda di nuovo e voi
possiate cambiare idea. Se poi volete sapere che cosa si prova, non
mangiate e non dormite per tre giorni, rotolatevi un po’ nel fango,
visitate l’obitorio, poi bendatevi gli occhi e attraversate
l’autostrada (cercate di farlo alle tre di mattina, in modo da avere
qualche probabilità in più); se riuscite a sopravvivere, è un modo più
semplice e meno costoso di fare la stessa esperienza (p. 208).
Eurocentrismo: è importante ciò che avviene fuori dalla Francia?Per
quanti castighi si meriti, questo secolo è stato molto generoso per un
sacco di gente. Una prima metà quanto mai bellicosa, ma anche se ci sono
state una gran quantità di guerre, disastri, epidemie, zadrugas che
hanno fatto a pezzi altri zadrugas (le dispute più feroci sono sempre
quelle che avvengono tra persone indistinguibili dall’esterno), germi
del male sotto molteplici forme, tutto ciò ha avuto luogo in paesi dove
non c’erano ristoranti francesi come si deve, e perciò non sono poi
tanto importanti (p. 188).
Maschio: una macchina complicata per reggere un arnese sempliceNon
volevo che scoprisse che, come la maggior parte degli uomini, ero
anch’io un sistema che serve a tenere in vita un fallo (p. 207).
Animali: lezioni di tenerezzaUna
volta provavo disprezzo per la gente (soprattutto per gli inglesi
zoolatri) che spende un sacco di soldi per assecondare la propria
simpatia verso gli animali; invecchiando ho scoperto invece la gioia che
può derivare dall’essere amati e dal procurare gioia, anche se si
tratta solo di un cane che concede i suoi scodinzolii a chiunque non lo
prende a calci (p. 235).
Matrimonio: l’errore che manca agli scapoliTi
sei mai sposato? Ecco uno sbaglio che non ho mai fatto. La vita è
troppo breve per farli tutti. A meno che non si resti svegli fino a
tardi e ci si alzi presto la mattina (p. 192).
Simpatia: il simile è attratto dal peggioreMi
era simpatico per tutta una serie di motivi; anche se lui aveva un gran
successo in cose in cui non riuscivo, era una delle poche persone che
abbia mai incontrato più disordinata, più imbranata, più distratta, più
fervidamente zimometra di me (p. 193).
Carcere: non sempre il male viene per nuocereNon
c’è niente, assolutamente niente, che fa incazzare di più uno sbirro
del fatto che uno che è stato dentro dieci anni ha un vocabolario più
scelto del suo (p. 180).
Vi serve un esercizio filosofico
(facoltativo) conclusivo? Provate a ripercorrere le ‘parole’ della
visione-del-mondo di Coffin e, al posto delle sue definizioni, date le
vostre. Alla fine vi troverete con una mappa concettuale davanti: uno
squarcio significativo della vostra visione-del-mondo!
Augusto Cavadi18/03/2015
3 commenti:
Stupendo! Grazie.
a.
Davvero molto divertente!
Serena
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