“Centonove”
9.1.2014
LA MAFIA
URBANA DI GIALLOMBARDO
Le analisi sociologiche del sistema
mafioso sono necessarie, ma pochissimi le leggono. E’ importante, dunque, che
qualcuno le traduca in racconto, in narrazione letteraria. La mafia è un fenomeno
trasversale, interclassista, che riguarda i ceti dirigenti e professionisti giù
giù verso gli strati sociali più indigenti e più sfruttati? Ne La
bicicletta volante (Autodafé, Milano 2014, pp. 179, euro 15,00) Fabio
Giallombardo ce ne offre una rappresentazione plastica.
Il testo è in realtà un insieme di racconti e di meta-racconti che si
incastrano uno sull’altro: esige, dunque, un po’ di concentrazione ma il
lettore ne è abbondantemente ripagato grazie a una scrittura sempre scorrevole,
spesso accattivante. Primo livello:
un magistrato (Ettore Toselli) apre un plico pervenutogli e trova la lettera di
un mittente sonosciuto (tale Giovanni Paolo Fava). Secondo livello: la lettera di Fava accompagna un Moleskine vergato
a mano dal dottor Gaspare Traina che ne dedica il contenuto al figlio Salvatore
(prematuramente scomparso in un incidente stradale mentre cavalcava la
bicicletta del titolo del romanzo). E’ una sorta di autobiografia che il padre
vuole regalare al figlio, quasi a recuperare fuori tempo massimo una confidenza
senza tabù che nei diciotto anni di vita di Salvatore non si era realizzata. Ma
l’autobiografia del dottor Traina , a sua volta, contiene al proprio interno le
pagine di un altro quaderno autobiografico: su questo terzo livello troviamo, infatti, le note sgrammaticate ma
appassionate di Rosalia La Rosa, una ragazza del proletariato - o meglio del sottoproletariato –
palermitano con cui Traina ha intrecciato da giovane una relazione amicale
sfociata in rapporto amoroso. Sintetizzando: Giallombardo racconta di Toselli
che legge Fava che accompagna il taccuino di Traina che racconta di sé e di La
Rosa (anzi, dei La Rosa perché Rosalia è inseparabile dal fratello Tonino).
Mi limito alla struttura del testo, tacendo sulla trama quasi da
“giallo”, per non togliere al lettore il gusto delle sorprese che si succedono
a ritmo coinvolgente. Non posso privarmi, però, dal notare che in questo romanzo, estremamente realistico
(l’autore avverte, in coda, che “i nomi sono frutto d’invenzione”, “molte date
sono state modificate”, “ma le vicende che si narrano sono autentiche”) si ha
uno spaccato convincente della mafia urbana come “organismo tentacolare capace
di lavorare in sinergia coi servizi segreti e con le multinazionali del
riciclaggio”. E questo sistema disumano e disumanizzante, che ha nella
borghesia il suo nerbo, è visto, per così dire, dal basso: verghianamente - se il riferimento al padre del
verismo italiano non suona eccessivo – dalla parte dei “vinti”. Anzi, dagli
ultimi dei vinti: i minori sfruttati sessualmente da ipocriti benpensanti con
la complicità di genitori degeneri che, spesso, riproducono i medesimi sistemi
prevaricatori di cui sono stati vittime da bambini.
Il quadro, certamente disperato, della
situazione attuale consente spiragli di speranza? Il gesto del magistrato
Toselli - destinatario del plico –
che chiude in cassaforte la documentazione di delitti su delitti
lascerebbe intravvedere una
rivincita della giustizia (pur senza offrirne certezza). Ma forse è proprio il
fatto che un giovane scrittore siciliano abbia raccontato questa storia, così
inverosimile e così vera, a
costituire il segnale più concreto di cambiamento verso una Sicilia inedita:
una Sicilia che impara a diagnosticare le proprie piaghe con una precisione
analitica tanto più efficace quanto meno condizionata dalla retorica
moralistica dei luoghi comuni.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
La recensione di Augusto Cavadi è per me un evento particolarmente significativo.
Prima di tutto perché si tratta di uno dei più lucidi e poliedrici filosofi siciliani degli ultimi decenni.
Ma più ancora perché è stato un maestro, nel dedalo del volontariato palermitano degli anni '90: un maestro di laicità senza laicismo, di servizio senza assistenzialismo, di fides senza dogmatismo.
Ed il fatto che abbia apprezzato il mio romanzo mi fa capire che la mia opera sta facendo la strada che sognavo per lei, quando l'ho concepita anni fa.
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