“Adista – notizie”
10.1.2015
Difficile conciliare sgomento viscerale e
lucidità mentale davanti ai filmati della strage del “Charlie Hebdo” di Parigi.
Difficile, ma necessario. Le
questioni che s’impongono sono almeno tre.
Alla prima sarà difficile rispondere: gli assassini sono schegge
impazzite o militanti super-addestrati di organizzazioni fondamentaliste o
sicari a servizio di poteri reazionari europei? La diabolica efficienza militare dell’azione farebbe
propendere per le due ultime ipotesi. In ogni caso, operazioni del genere
vengono concepite e attuate come detonatori per fare esplodere un contesto
esplosivo di suo.
E qui emerge il secondo interrogativo: come siamo arrivati a questi
livelli di incandescenza? Gli storici sono abbastanza concordi: il fondamentalismo
islamico è frutto, reattivo, del colonialismo imperialistico occidentale. Per
mobilitare le masse contro la dominazione politica e/o economica occidentale
molti leader hanno ritenuto più
efficace brandire il Corano come simbolo identitario che ricorrere a manifesti
ideologico-politici di minore impatto emotivo. Si è trattato di una strategia
intrinsecamente e oggettivamente blasfema: strumentalizzare un Libro ritenuto
ispirato di origine divina per scopi terreni, molto terreni.
Che fare adesso? E siamo alla terza,
più angosciante, questione. Per non sbagliare troppo può essere d’aiuto
analizzare le risposte fallimentari registrate nel recente passato. A
cominciare dalla reazione del fondamentalismo cristiano della Destra religiosa
e politica statunitense incarnata dalla spettacolarmente ignorante dinastia
Bush (con le patetiche fotocopie di ducetti nostrani alla Berlusconi e Salvini
a cui nessuno ha mai raccontato il debito della cultura italiana ed europea
alla Mecca, paragonabile solo all’eredità di Atene e di Gerusalemme): accettare
che lo scontro fra una minoranza fanatica e la coscienza civile dell’umanità
venisse interpretato, e propagandato, come conflitto religioso. Quando Bush ha
promosso sé stesso a capo dell’impero del bene contro l’impero del male ha
regalato agli avversari la vittoria più ambita: ha trasformato in “scontro di civiltà” ciò che invece si
sarebbe dovuto condannare, realisticamente, come scontro di nuclei minoritari
contro “la” civiltà (poliedrica, multiversale, polifonica) che - a partire da premesse teologiche e
filosofiche differenti: ebraismo, cristianesimo, islamismo, induismo,
buddhismo, illuminismo liberale, socialismo… – si è già riconosciuta la Dichiarazione dei diritti umani proclamata dall’ONU nel gennaio del
1948. Non so come, ma mi pare evidente che si debba ricominciare da questa
Carta come discrimine: chi l’accetta (a parole e nei fatti) è da una parte, chi
la rinnega è dall’altra. Tutte le
altre differenze devono essere considerate non irrilevanti, ma secondarie. Due
cittadini, due Stati, due Comunità religiose che si riconoscono nella Dichiarazione delle Nazioni Unite devono
percepirsi come sodali tra loro; nétta, severa, deve essere invece avvertita la
differenza irriducibile (anche dentro il medesimo Stato, anche dentro la
medesima Comunità) con il concittadino o con il correligionario che, sulla base
di suoi percorsi mentali, arrivi a negare i diritti della persona umana in
quanto tale (dunque a qualsiasi genere sessuale appartenga ). Senza questo
spartiacque l’umanità sprofonderà nella notte in cui è stata immersa dal
Secondo conflitto mondiale nella metà del XX secolo: in una notte così oscura
che solo il fuoco vigliacco di chi non ha abbastanza fede nelle proprie idee
(né nel proprio Dio) potrà sinistramente illuminarla.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
4 commenti:
Difficile rimanere lucidi in questi momenti, Augusto ci riesce e vi aiuta a farlo
Grazie, Augusto: speriamo che la "maestra di vita" , abbia alunni che non si squagliano, ma ne traggano profitto. Buoni giorni a venire con Adriana ricordandovi affettuosamente, Renza e Piergiorgio
grazie Augusto di questa analisi onesta, stringata ma esauriente, grazie di cuore.
Caro Augusto, tramite Piergiorgio avevo già letto l'editoriale. Cogli il cuore del problema: i diritti umani. Perciò giova aggiungere che, se la mia fonte è fededegna, molti paesi islamici si dichiarano d'accordo con l'articolo 18 della Dichiarazione ONU (libertà di pensiero, di coscienza, di religione) "ma con la restrizione che non è permesso a nessuno abbandonare la vera religione (cioè l'islam)" (Ch. W. Troll, Domande islamiche risposte cristiane, 2010, Queriniana, p. 146).
Veramente c'è molto da fare per i laici autentici, credenti o, come me, non anti- ma post-religiosi !
Orlando Franceschelli
Posta un commento