La comunità di ricerca cristiana "El Shaddai" mi ha invitato al loro incontro domenicale per proporre la meditazione evangelica
al momento dell'omelia.
Se qualcuno, come l'anno scorso, fosse interessato a partecipare può venire DOMENICA 1 FEBBRAIO
2015, alle ore 11,30, presso i locali di
via C. Beccaria 9 (vicino Palazzo Gamma, di fronte al Velodromo dello Zen).
Il blog di Augusto Cavadi, filosofo-in-pratica di Palermo, con i suoi appuntamenti pubblici in Italia e i suoi articoli.
venerdì 30 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
DON FARINELLA: CONTRO IL VATICANO PER AMORE DI GESU' CRISTO
“Centonove” 15.1.2015
Gesù Cristo in Vaticano: un
ospite indesiderato?
Ormai don Paolo Farinella, siciliano d’origine ma
ordinato presbitero nella diocesi di Genova, è un personaggio noto a livello
nazionale. In Cristo non abita più qui.
Il grido d’amore di un prete laico. Per Gesù, contro il Vaticano (Il
Saggiatore, Milano 2013, pp. 310, euro 16,00) ci consegna una summa del suo pensiero (e, inseparabilmente,
della sua esperienza di vita).
Il libro è scandaloso
sia perché nasce da un animo scandalizzato
per ciò che ha visto e udito nella Chiesa sia perché non teme di riuscire scandalizzante: a suo parere, infatti, è
grave che avvengano scandali, ma ancor più grave che si tenti di nasconderli
all’opinione pubblica.
Tuttavia, per evitare equivoci
pregiudiziali, è opportuno precisare almeno due premesse. La prima: l’autore
ritiene impropria l’identificazione, che si è realizzata nella storia, fra
“Vaticano” e “Santa Sede”; fra uno Stato (con tutti i diritti e i doveri di uno
Stato autonomo) e una Cattedra episcopale (sia pur singolarmente prestigiosa
all’interno della cattolicità); fra un’istituzione politica (con una propria
rete burocratica e diplomatica) e un’istituzione religiosa (diffusa
capillarmente sul pianeta e comprendente circa un miliardo di persone). In
questa identificazione don Farinella individua una delle radici strutturali dei
tanti mali di cui la Chiesa cattolica soffre in questa fase della storia (al
punto che Benedetto XVI ha dovuto gettare la spugna davanti a “sozzure” troppo
più resistenti delle forze
psico-fisiche rimastegli): perciò si augura che papa Francesco, o qualche altro
sul suo solco (se non sarà troppo tardi !), si decida a scindere le figure di
Capo della Città del Vaticano e di Pastore della Chiesa universale.
Questa
precisazione ha senso all’interno di una prospettiva di fondo che è necessario
altresì chiarire se si vuole affrontare il testo senza fraintedimenti (è già
abbastanza duro di per sé….): la critica alla “struttura di peccato” che, a suo
parere, è ormai la Città del Vaticano, non solo non esclude, ma al contrario presuppone,
un intenso amore per la Chiesa cattolica. Se non si coglie questo aspetto (per
altro ribadito più volte lungo la narrazione) si perde l’originalità maggiore
della posizione dell’autore, ben distante dai tanti che contrappongono il sì a Gesù e il no alla Chiesa tout court. Don Farinella non accetta alcun aut aut (neppure quando qualche vescovo
gli suggerisce di lasciare il ministero): egli vuole e il Vangelo e la Chiesa
perché non avrebbe incontrato il Dio di Gesù Cristo se non fosse stato accolto,
sin da ragazzo, dalle braccia amorevoli della Chiesa.
L’onestà intellettuale
non gli consente di sfuggire all’obiezione radicale: ma questa Chiesa ormai
infestata dalla sete di potere, dalla furia dell’accumulo, dal carrierismo
interno, dalla cecità nei confronti delle sofferenze e delle aspirazioni della
gente comune, dalla perversione dell’esercizio della sessualità (praticato
clandestinamente quanto più condannato ufficialmente) – e i tre quarti del
libro sono dedicati a documentare, con spietata lucidità, queste e altre piaghe della Chiesa - ,
questa Chiesa è riformabile ?
Don
Farinella risponde affermativamente, ma la risposta lascia molte perplessità.
Forse la sua speranza si basa su un felice equivoco. Egli scrive Chiesa e pensa
all’umanità: “prima di tutto la Chiesa sono le migliaia e migliaia di persone
che ho incontrato nella mia vita, i bambini e i ragazzi che ho aiutato a
crescere, preparandoli alla vita, le coppie di cui sono stato testimone-notaio,
i piccoli che ho battezzato, i poveri che ho servito, gli anziani che ho
consolato, le famiglie che ho aiutato economicamente” (p. 119). Ma egli sa
benissimo che la Chiesa cattolica è anche organizzazione gerarchica, tradizione
liturgica, patrimonio dottrinario:
questa dimensione
istituzionale, sacramentaria, magisteriale è riformabile? In alcune pagine
sembrerebbe che all’autore basti auspicare una Chiesa senza corruzione, senza
incoerenze, alla papa Bergoglio per intenderci; e che l’essenza della Chiesa
(papato, collegialità episcopale, ministeri ‘ordinati’, dogmi principali…), con
i suoi confini delimitati con chiarezza, gli vada bene. Ma in altre pagine è
come se l’impeto pastorale, apostolico, di don Paolo – “ateo per grazia di Dio,
credente per amore di ragione” secondo l’autopresentazione in quarta di
copertina – gli facesse scoppiare l’anima, catapultandola ben oltre i confini
della Chiesa cattolica istituzionale (per quanto eventualmente disinquinata da
secoli di vizi e imbrogli): “Ogni volta che celebro l’Eucaristia divento
veramente cattolico, cioè universale, sintesi del mondo, anelito di
liberazione. Salgo sul monte di Isaia (Is 2, 1 – 4) per spezzare il pane a
tutte le genti, senza distinzione di alcun genere: solo allora sono cattolico,
protestante, ortodosso, musulmano, agnostico, ateo, dubbioso, libero e schiavo,
sono pagano e credente, uno e molti insieme” (p. 128).
E’ chiaro che, col cuore, speriamo
in tanti che i preti come lui, i vescovi come Oscar Romero, i Papi come
Bergoglio vincano la guerra interna alla Chiesa-istituzione; ma con la ragione
ci è difficile prevederlo. Un giorno sarà ridimensionata l’attuale egemonia dei
Legionari di Cristo, dell’Opus Dei, di Comunione e Liberazione, dei
Neocatecumenali e degli stessi Lefebrviani: ma, se il DNA ecclesiologico resta
sostanzialmente immutato (a cominciare dalla supposta differenza “ontologica”
fra laicato e clero), sarà facile che nascano altri movimenti basati
sull’obbedienza cieca, sulla paura del sesso, sull’idolatria del denaro. Sulla base della storia del
cristianesimo ha ragione Dostojevskij: ormai le chiese in generale, la
cattolica in particolare, si sono cristallizzate in maniera così impenetrabile
che neppure Gesù Cristo, tornato sulla terra, riuscirebbe a convertirle.
L’unica speranza resta la parola del vangelo: solo morendo i chicci di grano
potranno portare buon frutto.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
lunedì 26 gennaio 2015
SE I MASCHI MUTASSERO ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLE DONNE
“MONITOR”,
23.1.2015
CAMBIARE LA SOCIETA’ COMINCIANDO DALL’ATTEGGIAMENTO
DEI MASCHI VERSO LE DONNE
“Uomini in cammino”: conoscete già questa sigla? Improbabilmente. Eppure
sono ormai più di due decenni che questa associazione – ed altre simili che
costituiscono ormai una sorta di movimento – si propaga per l’Italia. Beppe
Pavan, pinerolese, è tra gli
animatori principali del nucleo originario e proprio in questi giorni ha
condotto una serie di seminari per i docenti di Palermo e di Catania. Ma qual è
il tema specifico di questo movimento d’opinione? Si potrebbe rispondere: la
condizione maschile. Purché si aggiunga subito: rispetto alla condizione
femminile. Più precisamente e esplicitamente: le responsabilità dei maschi riguardo alle problematiche delle donne, a
cominciare dalla sofferenza di queste ultime a causa delle diverse forme di
violenza che subiscono.
Se queste tematiche fossero affrontate in chiave esclusivamente politico-strategica
sarebbe già un fatto meritorio; ma, ancor più mertorio, è a mio parere l’impianto
etico-personalistico. Questi gruppi di maschi, infatti, vogliono arrivare a
cambiare la società a partire da sé:
dall’analisi, per quanto possibile sincera e completa, dei propri atteggiamenti
verso l’altro sesso. Dalle proprie prepotenze, dai propri pregiudizi, dalle
proprie paure, dal proprio modo di vivere la sessualità. Per chi come me è
fautore di una filosofia-in-pratica (che coinvolga i filosofi di mestiere
quanto i non-filosofi) si tratta di un approccio interessantissimo: mettersi in
gioco in prima persona, senza l’alibi del “cambierò, ma solo quando il sistema socale sarà rivoluzionato”.
Non è un programma di lavoro facile.
Cultura greca ed ebraismo, cristianesimo e islamismo sono matrici culturali
intrise di maschilismo patriarcale. Né la prospettiva è mutata radicalmente con
l’avvento dell’illuminismo borghese: anche se non tutti gli insegnanti di
storia lo ricordano, Olympia de Gouges, autrice di una “Dichiarazione dei
diritti della donna e della cittadina” in piena Rivoluzione francese fu ghiogliottinata
per ordine del Comitato di salute pubblica.
Dalla relegazione della donna dentro le
pareti domestiche (per proteggerla dalla caccia, dalla guerra, dagli affari e
dalla politica) alla sua subordinazione sistematica al servizio dei maschi di
casa non devono necessariamente sfociare nello sfruttamento sessuale né nel
femminicidio: tuttavia ne costituiscono il presupposto più logico, la pre-condizione più
naturale. La proliferazione di
frutti avvelenati si può evitare solo estirpando le radici dell’albero che li
produce.
Scuola e associazionismo, laico e
religioso, dovrebbero essere impegnati in prima linea su questo fronte: ma non
sembra che sia così, che si vada molto oltre le occasionali espressioni di condanna
alla notizia di questo o di quell’altro delitto. D’altra parte una strategia
pedagogica contro la violenza maschile potrebbe costituirsi solo come
risultante di due prospettive educative: l’educazione
alla nonviolenza e l’educazione
affettivo-sessuale. Insomma,
all’incrocio di due angolazioni pedagogiche perfettamente estranee alle agenzie educative
principali.
La strada, dunque, è lunga. E in salita.
Ma se non vogliamo accelerare la dissoluzione dell’umanità dobbiamo iniziare a
percorrerla.
Augusto
Cavadi
domenica 25 gennaio 2015
LA DISPONIBILITA' STRUMENTALE DI "FORZA NUOVA" IN PEDAGOGIA SESSUALE
“Repubblica – Palermo”
21.1.2015
L’EDUCAZIONE SESSUALE AL TEMPO DI “FORZA NUOVA”
Di solito sono le iniziative
meno lodevoli di esponenti della gerarchia cattolica ad essere imitate.
Soprattutto da ambienti reazionari. Così, dopo che si è appresa l’iniziativa
della Curia di Milano di segnalare le scuole dove si difendono i diritti degli
omosessuali, anche a Palermo il movimento di estrema destra “Forza Nuova” si è
attivato. In alcune scuole del capoluogo, infatti, sono apparsi dei manifesti che propagandano il numero verde
nazionale a disposizione delle famiglie per segnalare eventuali episodi di
diffusione delle teorie “gender” e omosessualiste. Come recita il comunicato
dell’ufficio stampa dell’associazione para-fascista, “Forza Nuova si pone al
servizio delle Madri e dei Padri che rivendicano il diritto ad essere i primi
educatori dei loro figli e che, invece, spesso e volentieri a loro insaputa,
vengono messi da parte a causa di scelte, quanto meno molto discutibili, compiute
da alcune scuole. La facilità con cui vengono accettati, autorizzati ed imposti
seminari, interventi o proposte (dis)educative
legati alla propaganda ed assimilazione, fin dai primi anni di scolarità, della
teoria gender e dell’omosessualismo è
allarmante!
Basta ammantare l’iniziativa di un bel velo anti-discriminatorio … e il gioco è fatto. Non è giusto che accada, non deve accadere: Forza Nuova ribadisce la totale avversione a qualsiasi propaganda omosessualista nelle scuole, poiché fondata su falsi presupposti di carattere antropologico, scientifico e morale.
Abbiamo attivato gli strumenti utili affinché le madri e i padri possano indicare le iniziative di propaganda e indottrinamento LGBT nelle scuole dei propri figli.
Verrà realizzato, assieme ai genitori, un libro bianco dell’aggressione della teoria gender negli istituti scolastici cittadini. Saremo quindi in grado di intervenire tempestivamente per denunciare le iniziative anche prima che possano svolgersi impunemente, approfittando di un silenzio complice. Da oggi anche i genitori palermitani sanno di non essere più soli in questa battaglia. Da oggi sanno a chi potersi rivolgere per la difesa dei propri figli”.
Basta ammantare l’iniziativa di un bel velo anti-discriminatorio … e il gioco è fatto. Non è giusto che accada, non deve accadere: Forza Nuova ribadisce la totale avversione a qualsiasi propaganda omosessualista nelle scuole, poiché fondata su falsi presupposti di carattere antropologico, scientifico e morale.
Abbiamo attivato gli strumenti utili affinché le madri e i padri possano indicare le iniziative di propaganda e indottrinamento LGBT nelle scuole dei propri figli.
Verrà realizzato, assieme ai genitori, un libro bianco dell’aggressione della teoria gender negli istituti scolastici cittadini. Saremo quindi in grado di intervenire tempestivamente per denunciare le iniziative anche prima che possano svolgersi impunemente, approfittando di un silenzio complice. Da oggi anche i genitori palermitani sanno di non essere più soli in questa battaglia. Da oggi sanno a chi potersi rivolgere per la difesa dei propri figli”.
Per
alcuni giorni ho ritenuto che l’iniziativa non meritasse nessun commento, che
fosse preferibile considerarla un episodio pittoresco di scarsa rilevanza e non
regalarle nessuna pubblicità. Due considerazioni, però, mi hanno fatto cambiare
opinione. La prima è che siti e blog gestiti da concittadini omosessuali
chiedono che questa strategia non passi sotto silenzio. La seconda è che, da
qualche sondaggio, ho misurato la gravità delle lacune informative
dell’opinione pubblica (specie giovanile) sul tema: numerose persone, infatti,
non sanno né cosa sia “Forza Nuova” né cosa siano le “dottrine LGBT”.
Non è questo il luogo per colmare queste lacune informative, ma almeno
una osservazione di fondo va fatta. Se proviamo ad elevarci al di sopra delle
polemiche strumentali nel cortile di casa, e a soppesare la questione dal punto
di vista di ciò che è meglio davvero per i ragazzi, s’impone un’evidenza:
scuola e università, per dirla con Leo Buscaglia, ci insegnano di tutto tranne
che ad amare. La stagione
dell’educazione sessuale – oscillante fra asettiche lezioni di fisiologia e
prediche moralistiche – è tramontata. Ora resta il deserto del silenzio degli
adulti che si affidano ai “fai-da-te” dei minori, supportati o disorientati dal
mare magnum di internet.
Si può costruire, in questo deserto, un percorso equilibrato di
informazioni e criteri formativi basato su un’etica laica (dunque
scientificamente fondata, filosoficamente argomentata, problematicamente aperta
a diverse possibili opzioni individuali, né confessionale né anti-religiosa ma
a-confessionale) ? Un simile percorso avrebbe bisogno della sinergia
professionale di vari competenti: dal medico allo psicologo, dall’antropologo
all’eticista, dallo storico delle religioni al sociologo, dal pedagogista al poeta. Soprattutto
avrebbe bisogno di un approccio doppiamente critico: sia perché chiaro nella
distinzione fra ciò che è genetico, biologico, necessitante e ciò che è
culturale, arbitrario, opzionale; sia ancor più perché funzionale alla scelta
responsabile di ciascuno (dopo aver udito le diverse campane) nella gestione
della propria corporeità, della propria affettività e, in ultima analisi, della
propria esistenza.
Solo all’interno di una visione globale
del genere avrebbe senso affrontare questioni settoriali come la legittimità
giuridica e morale di stili di vita alternativi ai due generi canonici della
maschilità e della femminilità. Nella piena consapevolezza che non si tratta di
questioni soltanto private perché l’atteggiamento sociale nei riguardi delle
minoranze (anche sessuali) misura, e condiziona, la qualità della vita
collettiva. Come ricorda un testo attribuito a più di un autore tedesco della
prima metà del Novecento, “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché
rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi
stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato
perché mi erano fastidiosi.Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi
niente perché non ero comunista.Un giorno vennero a prendere me e non c’era
rimasto nessuno a protestare”.
Augusto Cavadi
martedì 20 gennaio 2015
FILOSOFIA PER TUTTI A FAVIGNANA DAL 30 APRILE AL 3 MAGGIO 2015
FILOSOFIA PER NON…FILOSOFI ALLE EGADI
(30 aprile – 3 maggio 2015)
Programma-invito
L’associazione culturale “La Calendula” (Favignana)
in
collaborazione con
Scuola
di formazione etico-politica “G. Falcone” (Palermo)
Gruppo
editoriale “Di Girolamo – Il pozzo di Giacobbe” (Trapani)
Settimanale
“Monitor” (Trapani)
Istituto
tecnico “Leonardo da Vinci – Marino Torre”
organizza
la seconda edizione di Aegusa philosophiana
Una filosofia d’a-mare
Pre-evento a Trapani
(Istituto tecnico “Marino
Torre”)
mercoledì 29
aprile
ore 18,30: Conferenza stampa aperta al pubblico.
Augusto Cavadi presenta l’evento intervistando
Chiara Zanella, Serge Latouche e Diego Fusaro
Programma
giovedì 30
aprile 2015
ore 9,00 – 13,00: Arrivo e sistemazione nella
struttura alberghiera “Cala la luna” di Favignana (Isole Egadi)
ore 13,00
: Pranzo
ore 16,00 – 17,00: Passeggiata filosofica d’accoglienza dalla
Tonnara Florio verso il monte S. Caterina
d’Alessandria (conduce
Augusto Cavadi)
ore 18,00- 19,30: Lectio magistralis: Critica
del mito della crescita
indefinita (insegna Serge Latouche)
ore 20,30: Cena
ore 22,00: Concerto musicale
venerdì 1 maggio
2015
ore 8,00: La
barca dei ritardatari (salpa da Trapani verso Favignana, sede del convegno)
ore 9,00 – 10,30 : Colazione col filosofo:
Gruppo A: Sobrietà e felicità (conduce Chiara Zanella)
Gruppo B: Marx è morto ? (conduce Diego Fusaro)
ore 11,00 – 11,30: Gita in motonave verso Marettimo
ore 12,00 – 13, 30 (Marettimo): Dibattito seminariale
sulla lectio magistralis del giorno
precedente (conduce Serge Latouche)
14,00 – 15,30 : Gita
in barca verso Levanzo e pranzo a bordo
15,30 – 17,00: Passeggiata
naturalistica nell’isola di Levanzo
17, 00 – 18,30: "Palermo, Cefalù, Monreale" nella
testimonianza di visitatori celebri: reading
a cura di Augusto Cavadi e Adriana Saieva
19,00: Viaggio
di ritorno a Favignana (arrivo previsto 19,30) e ritorno della nave a Trapani per chi sceglie di partecipare solo a questa giornata (arrivo previsto 20,30)
20,30: Cena sociale
22,00: Concerto musicale
Sabato 2 maggio
ore 9,30 – 11,30 : Colazione col filosofo:
Gruppo A Un uomo a più dimensioni (conduce Diego Fusaro)
Gruppo B Sobrietà e responsabilità (conduce Chiara Zanella)
13,30 – 15,00: Pranzo sociale
16,30 – 19, 30: Le
obiezioni alla decrescita
(dibattito tra Serge Latuche e Diego Fusaro)
20,30: Cena sociale
22,00: Concerto musicale
Domenica 3
maggio:
ore 9,30 – 11,30 : Colazione col filosofo:
Gruppo A Per una
spiritualità laica (conduce Chiara Zanella)
Gruppo B Crescere nell’avere o
nell’essere ? (conduce Diego Fusaro)
NOTE TECNICHE
· La partecipazione a tutte le iniziative filosofiche è
gratuita.
· Tutti gli altri servizi sono esclusivamente garantiti
su prenotazione scritta a
Ambrogio Caltagirone (asslacalendula@libero.it);
solo eccezionalmente si accettano prenotazioni telefoniche al 388.3574822
oppure 389.944816.
· Per una o più prenotazioni a nome della stessa persona
è prevista, una tantum, una quota di euro 15,00 per i diritti di segreteria
· Chi vuole dormire nell’hotel “Cala la luna” spende 30,00 a notte per la singola e 50,00
per la doppia
· La prima colazione costa euro 10,00
· Ogni pasto (a pranzo e a cena) costa euro 25,00
· L’utilizzo della motonave del giorno 1 maggio è
possibile solo a chi prenota anche il pranzo sulla nave (costo complessivo euro
35,00). Chi prenota il passaggio e il pranzo può salire dove vuole (Trapani,
Favignana, Marettimo, Levanzo e ridiscendere dove vuole: Marettimo, Favignana,
Trapani)
· La
prenotazione diventa effettiva nel momento in cui si riceve un acconto
di euro 50,00 a persona da versare sul ccb. intestato all’associazione “La calendula” – Credito
Siciliano - IBAN: IT78K0301916400000005809528
lunedì 19 gennaio 2015
CI VEDIAMO, A PALERMO, MARTEDI' 20 GENNAIO ALLE 17,30 ?
Martedì 20 gennaio alle ore 17,30
presso la “Real Fonderia” di Palermo
(piazza Fonderia alla Cala)
incontro (con proiezioni, tavola rotonda e testimonianze)
sul tema
PREVENIRE LA VIOLENZA SULLE DONNE SI PUO’.
PER UOMINI CHE NON STANNO A GUARDARE
Partecipano Beppe Pavan, Mario Berardi, Giuseppe Burgio,
Giusto Catania e Augusto Cavadi
domenica 18 gennaio 2015
SONO CHARLIE ? SI', MA ANCHE....
“Monitor” 16. 1. 15
SONO DIVENTATO CHARLIE, MA ANCHE AHMED. PERCHE’ SONO VOLTAIRE
Io sono Charlie ? Sì, anche se non avrei mai speso
un euro per acquistare una copia del settimanale satirico francese. Lo sono e
non mi sento ipocrita (come alcuni esponenti del radicalismo di sinistra
bollano quanti, come me, non ci saremmo mai dichiarati della partita se non
ci fosse stato l’eccidio parigino): infatti, pur non essendo stato mai uno
Charlie, lo sono diventato da quando due fondamentalisti (occasionalmente
musulmani) hanno ucciso tanti innocenti (occasionalmente atei e bestemmiatori).
Sono diventato Charlie perché, da quando ho memoria, sono Voltaire: uno che può
non essere d’accordo con le tue idee, ma è disposto a morire affinché tu le possa
esprimere.
Sono
Charlie, ma sono anche Mounhib, Abdul, Fatima e tanti altri milioni di
musulmani che hanno sofferto in silenzio
- e senza minimamente ipotizzare vendette violente - sapendo che una redazione giornalistica
europea sfotteva non solo Mosé e Gesù, ma anche Maometto; anzi lo stesso Dio
che Mosé chiamava Jahvhé, Gesù chiamava Papà e Maometto chiamava Allah. Sono
con loro perché mi viene spontaneo mettermi dalla parte dei deboli: per esempio
di quanti sono culturalmente condizionati e ritengono che l’ironia, per quanto
beffarda, possa colpire Dio (sia che non esista sia, a maggior ragione, se
esiste ed è davvero l’Altissimo).
Sono Charlie, ma sono anche quelle centinaia, quelle migliaia, quei
milioni di uomini e donne, anziani e bambini, che l’Europa e gli Stati Uniti
d’America ogni giorno inquinano con scorie; avvelenano con prodotti alimentari
scaduti; sfruttano come mano d’opera a basso prezzo o come oggetti di godimento
sessuale o come clienti delle nostre industrie belliche; bombardano per errore
o lasciano che vengano bombardati con precisione chirurgica dalle armi di
eserciti avversari (come, a due passi da casa mia, l’esercito dello Stato
d’Israele).
Sono Charlie, con convinzione. Ma con convinzione
non minore sono ogni fratello e ogni sorella che viene offeso, mutilato,
annichilito. So che a molti non piace questo essere “sì, ma anche…”: non ci
posso fare nulla se il mondo è complesso e se solo gli stupidi hanno soluzioni
semplicistiche, semplificanti (non semplici).
Veramente sono anche Cita, la scimmietta il cui
cranio viene sezionato dal vivo nei nostri asettici laboratori scientifici; e
sono Monty il montone e Pig il suino, Ciccina la gallina e Ciccio il coniglio, D'Artagnan il pesce spada e Tondo il tonno. Ma questo è un
discorso che ci porterebbe troppo lontano dalla cronaca, angosciante e
ammutolente, di questi giorni plumbei.
Augusto Cavadi
sabato 17 gennaio 2015
LA MAFIA IN 5 PAROLE (e un appuntamento a Trapani per venerdì 23 gennaio 2015)
“Monitor”
9.1.2015
COME
SPIEGARE LA MAFIA AI TURISTI ?
Sarà capitato tante volte anche a voi - quando uscite fuori dalla Sicilia o
accogliete qualche amico dal “Continente” (espressione isolana per denominare
gli abitanti da Reggio Calabria a Stoccolma) – di sentirvi chiedere: ma,
insomma, questa mafia cos’è?
Solo trenta o quarant’anni fa, quand’ero ragazzo, la domanda era ancora
più radicale: ma, insomma, questa mafia di cui tanto si parla, c’è davvero?
Alti magistrati, politici rinomati, cardinali di santa romana chiesa ne
dubitavano o, per lo meno, minimizzavano riducendola a uno dei tanti fenomeni
delinquenziali che ci sono sempre stati (e molto probabilmente sempre ci
saranno) sulla faccia del pianeta. Decine di morti assassinati hanno per lo
meno ottenuto che la mafia è diventata un dato evidente, indiscutibile.
Superato il dubbio radicale, resta però intatta la domanda su cosa sia davvero
la mafia.
Se non ci accontentiamo dell’immagine televisiva dominante, non è facile
rispondere con precisione e brevità. Quando ci provo (come nel libretto che
l’editore trapanese Crispino Di Girolamo ha già tradotto e divulgato in nove
lingue, dall’inglese al giapponese, allo svedese e all’esperanto: La mafia spiegata ai turisti) mi
concentro su 5 parole chiave.
1.
Associazione criminale: 5.000 uomini che fanno
parte di Cosa nostra e di qualche altra ‘Stidda’ corollaria.
2.
Dominio: questa minoranza (l’1 per
mille dei 5.000.000 di siciliani) si associa per condizionare i 4.995.000
concittadini che non aderiscono formalmente all’associazione mafiosa.
3.
Denaro: il potere sugli altri è il
primo dei due scopi costitutivi della mafia; il secondo è l’accumulazione di
ricchezza. Ovviamente i due scopi si intrecciano: si comanda per arricchirsi,
ci si arricchisce per comandare.
4.
Persuasione : ogni associazione ha i suoi
mezzi per arrivare agli scopi costitutivi. La mafia alterna la carota e il
bastone. Prima viene la carota: l’offerta di protezione, di aiuto per ritrovare
un’auto rubata o per vincere un concorso di primario. Si cerca di co-optare
benevolmente complici.
5.
Violenza: quando il non-mafioso non
si lascia irretire dalla carota, e solo allora, i mafiosi si rassegnano a
ricorrere al bastone: fuor di metafora, all’intimidazione violenta. La violenza
viene prima minacciata, poi praticata.
Se ricuciamo, con un unico
filo, le cinque parole-chiave abbiamo una definizione di mafia (della cui
sostanza sono debitore a Umberto Santino e ai colleghi del Centro siciliano di
documentazione “Giuseppe Impastato” di Palermo): la mafia è un’associazione di criminali che perseguono il potere e il
denaro mediante un consenso sociale fatto di promesse e di minacce.
Possiamo difenderci da questo sistema di dominio? Possiamo addirittura
ipotizzare di liberarcene definitivamente? Intanto che invierete alla mia solita
email (acavadi@alice.it) le vostre
opinioni, segnatevi una data in agenda: venerdì 23 gennaio 2015. Infatti
discuterò con chi vorrà su questa tematica sia alle 15,30 presso l’Istituto
tecnico “Leonardo da Vinci” (piazza XXV Aprile) sia alle 20,30 nel corso di un
“aperi-cena filosofico per non…filosofi” presso la trattoria “Angelino”
(davanti l’ingresso del porto di Trapani).
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
giovedì 15 gennaio 2015
GESU': UN RABBINO ANTIPATICO ?
“Tuttavia.eu”
15.1. 15
L’ANTIPATIA DEL RABBI JESHUA
Nel libro di Fabio Bonafé, Il Rabbi molesto. Sul lato antipatico di
Gesù (Italic, Ancona 2014, pp. 170, euro 16) andrebbero distinti almeno tre
aspetti: ciò che sembra, ciò che ne dice l’autore, ciò che può risultare a un
lettore non digiuno di teologia.
Ciò
che sembra (anche per la complicità della quarta di copertina): un libello
scandalistico animato da risentimento anticristiano. Ciò che ne dice l’autore (soprattutto in un pro memoria allegato, suppongo, alle copie indirizzate ai
potenziali critici): uno studio oggettivo, esegetico, scevro da pregiudizi di
qualsiasi segno. Ciò che può risultare
(o, per lo meno, ciò che è risultato ai miei occhi): un atto di sincera
venerazione verso il rabbi Jeshua di Nazareth, talmente sincera da non tacitare
perplessità e interrogativi su alcuni aspetti della persona venerata. Insomma
un testo originale che potrà gettare su una figura storica, deformata da
duemila anni di travisamenti, una luce illuminante per chi crede di non credere
più e ancor più per chi crede di credere ancora.
Il filo rosso che lega i dieci capitoli lo si potrebbe individuare nella
convinzione, già formulata dall’ottimo biblista italiano Giuseppe Barbaglio,
che il Dio annunziato da Gesù è in perfetta continuità col Dio dei profeti ebrei
precedenti: dunque non un Dio buono in contrapposizione a un Dio severo, ma un
Dio misericordioso e severo (un “Giano bifronte”) proprio come il Dio
misericordioso e severo del Primo Testamento. Per ragioni varie (molte delle quali facilmente intuibili)
la predicazione corrente seleziona, nel Primo come nel Secondo Testamento, i
passaggi theological correct e lascia
strategicamente in ombra i passaggi duri per le orecchie dei nostri
contemporanei. Ma ciò non significa che questi passaggi antipatici, o francamente inaccettabili, non siano mai stati né
pronunziati né tramandati.
Bonafé li ripesca, li riporta alla luce, non senza preoccuparsi di
contestualizzarli e di bilanciarli con passaggi di tenore differente. E lo fa nella convinzione che, se “non
si deve fingere in amore, tantomeno si dovrebbe fingere davanti a Dio” (p. 65):
meglio rischiare la bestemmia che ripetere meccanicamente professioni
dogmatiche a cui non si crede, che anzi neppure si intendono (se è vero, come è
vero, che “stare in piedi” davanti all’Altissimo “non sarà colpa e presunzione,
ma una dignità, la dignità dei figli di dio, appunto, di cui anche lui sarà
orgoglioso. E Lui stesso non apparirà come un vecchio conservatore e violento,
geloso e indispettito per la crescita e l’autonomia dei suoi figli. Questa è
solo una antiquata e insopportabile immagine di Dio, che nella realtà ha sempre
rispecchiato, e comodamente sostenuto, l’autoritaria immagine del patriarca
dispotico” (p. 142).
Quali possono essere le conseguenze di
ciò nel giudizio di ciascuno rispetto alla fede cristiana? La questione non
sembra rientrare nel campo d’interesse dell’autore: egli non vuole interferire
nella coscienza del lettore, il solo responsabile di ciò che legge, di ciò che
capisce e di ciò che predica a sua volta dopo aver accettato quanto ha ritenuto
accettabile. Ma è opportuno
precisare che, se qualcuno potrà restare turbato, altri invece avvertiranno più
vicina a sé la personalità complessa del Nazareno, qui designato anche con
l’appellativo di “Brusco”. Altri ancora potranno addirittura arrivare a
rivedere l’idea stessa di Dio del quale pensatori come Schelling nel XIX secolo
e Jung nel XX hanno ipotizzato lati oscuri con cui Egli stesso per primo
è, in qualche modo enigmatico,
necessitato a fare i conti in un processo dialettico di autoperfezionamento.
Insomma: Bonafé ci ha regalato un libro
insolito, a tratti divertente, che dà da pensare spesso e che scorre sempre su
un registro comunicativo amichevole. Egli non chiude gli occhi di fronte alla
scandalosità del cristianesimo: “scandalizzare e scandalizzarsi sono una parte
vera della nostra esistenza. Ogni censura, ogni stoppata preventiva,
specialmente quelle portate in nome di Gesù, deducibili da lui, non rendono più
credenti, ma soltanto più ciechi” (p. 138). Si potrebbe aggiungere che
scandalizzarsi è un’arte: bisogna saper distinguere i falsi scandali dagli
autentici. Per l’autore, “lo scandalo vero, che dovrebbe colpire tutti, è
quello di cedere alla tentazione che induce gli uomini a credere di potersi
impadronire di dio nelle forme del pensiero e del mito, costruendo addirittura
un dio definitivo e obbligatorio, a partire da quanto incertamente è apparso
nei limiti angusti di una certa storia. Scandalo è confondere un tentativo di
rivelare ciò che resta mistero con l’arroganza di un pensiero da pensare, con
la retorica di una formula teologica, che ritaglia in parole una parte della
realtà e ne esclude il resto, e che, nell’assunzione di questa parte, fa poi
ciò che viene detto e si crede essere una fede” (p. 61). Non è un caso che “la
figura del devoto, del pio” sia “nel vangelo una delle più bersagliate”: “Chi
si sente carico di una conoscenza religiosa, rischia sempre di farsi padrone di
una certa immagine di Dio. Interpretare Dio diventa esercitare un potere sugli
altri. Mentre nel messaggio di Gesù interpretare Dio significa servire. Ma per
servire senza essere servi, senza cioè avere un animo servile, occorre avere
dignità e servire nella verità. I pii per Gesù sono a rischio, si illudono, si
fanno un dio di un dio che non c’è” (p. 63).
Una lunga, documentata, appendice di
Approfondimenti e altre letture ci
conferma nella convinzione che, a
sostegno e linfa di pagine dal
tono mediamente leggero, stanno tomi scientifici che hanno sconvolto alle
radici il discorso teologico cristiano (in modo particolare il commento al
vangelo di Marco di Eugen Drewermann).
Se qualcuno fosse indotto ad affrontarli con pazienza, spregiudicatezza,
serietà e serenità – ciò non sarebbe il minore dei meriti di questo testo
intelligentemente appassionato. Per i tanti altri che preferiranno persistere
nell’ottica ricevuta al catechismo, senza sottrarre tempo prezioso al lavoro e
alla famiglia per dedicarlo a letture pericolose, il libro poco voluminoso di Bonafé potrebbe comunque regalare un
sospetto: che “l’idolatria segue le religioni come se ne fosse l’ombra” (p. 67)
e la religione costruita in memoria di Cristo non fa eccezione.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
martedì 13 gennaio 2015
L'etica dai Greci a oggi : storia, interrogativi, prospettive
Anche quest'anno le "Vacanze filosofiche per non...filosofi" hanno lasciato il segno: sono usciti infatti gli Atti per chi era a Vallombrosa e per chi...avrebbe voluto esserci.
Il libro, curato da Elio Rindone ed edito da Diogene Multimedia (Bologna,2014), si intitola Abitare il mondo: con o senza Dio? La morale tra panteismo, teismo e ateismo. Contiene relazioni e interventi di Elio Rindone, Mario Trombino, Augusto Cavadi, Alessandro Roani, Francesco Dipalo e Giorgio Gagliano.
Qui di seguito i link per capire meglio di che si tratta e come acquistarlo rapidamente.
Buona lettura e, soprattutto, buona riflessione critica !
Il libro, curato da Elio Rindone ed edito da Diogene Multimedia (Bologna,2014), si intitola Abitare il mondo: con o senza Dio? La morale tra panteismo, teismo e ateismo. Contiene relazioni e interventi di Elio Rindone, Mario Trombino, Augusto Cavadi, Alessandro Roani, Francesco Dipalo e Giorgio Gagliano.
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