“Monitor” 7.11. 2014
LIBERTA’ CONDIZIONATA
La scorsa
settimana ci eravamo lasciati con una domanda: che relazione c’è fra la Volontà divina e la libertà umana? Abbiamo
ovviamente scartato risposte di tipo fideistico, dogmatiche, perché in
filosofia ci sono solo ragioni a favore o contro una determinata tesi.
Una prima risposta, tipica dell’antico panteismo ma ricorrente anche in
ambienti cristiani, è che non c’è nessuna
relazione: Dio solo vuole, l’essere umano sarebbe totalmente nelle sue
mani. Come dice un proverbio: “L’uomo propone, Dio dispone”. E’ una teoria che può gettare nella
disperazione perché rende vani progetti e sforzi di noi mortali, ma può anche
confortare nei momenti bui: subisco il tradimento di un socio in affari, vengo
abbandonato da mio marito perché mi hanno diagnosticato un brutto tumore, mi
muore un figlio in un incidente stradale…ed ecco che l’idea che ciò sia stato
voluto da Dio per i suoi disegni misteriori mi riesce quasi un’ancora estrema a
cui appigliarmi per non impazzire.
A mentre fredda, però, questa concezione
di Dio non regge: e infatti si capovolge in molti filosofi nel suo opposto.
Proprio per rispetto dell’idea di Dio come Essere perfetto si preferisce
negarne l’esistenza. Un Dio burattinaio, un Dio che gioca a scacchi con pedine
di carne viva, è un orrore: meglio affermare
che non esiste o, se esiste, che bisogna vivere come se Lui non ci fosse.
Anche questa teoria ha però i suoi punti deboli. Negare il Dio
tuttofare, antropomorfico, garantisce la libertà dell’essere umano? Se siamo
solo un prodotto della materia amorfa e impersonale, possiamo pretendere di
essere anche soggetti liberi e responsabili? Non è un caso che spesso l’ateismo
comporta la negazione anche della libertà soggettiva: Schopenhauer è il caso
più eclatante. Per l’ateo è ovvio che Dio non sia libero (dal momento che…non
esiste); ma non è altrettanto ovvio che l’uomo sia libero.
Chi non accetta il monopolio divino della libertà, ma neppure l’ateismo,
ha davanti uno scenario non meno arduo di chi si riconosce nelle prime due
prospettive: come conciliare un Dio
onnipotente e onnisciente con la libertà umana? La ragione indica una via
di conciliazione che non dirada tutte le ombre. E’ la via del superamento del
gioco a somma zero: se dai a Uno, devi togliere all’altro; se dai all’altro,
devi togliere all’Uno. L’unica ipotesi è che Dio renda partecipi le
creature - almeno alcune delle sue
creature – della Sua libertà: che rischi di grosso, persino di essere
contestato e rifiutato, dalla creatura libera e responsabile. La libertà umana,
in questa logica, sarebbe non contro
la libertà divina, ma per così dentro il
cerchio di essa. Sarebbe dunque non una libertà assoluta, ma neppure una
libertà illusoria: bensì una libertà limitata, condizionata. Una libertà in progress così come in progress è la vita di ciascuno di
noi.
Augusto Cavadi
acavadi@alice.it
1 commento:
Caro Augusto, temo tu non abbia toccato la questione decisiva e cioè quella della creaturalità dell'uomo.
Se l'uomo fosse una creatura non potrebbe essere libero per definizione, essendo il prodotto tutto e solo di un creatore, che l'ha fatto così e basta, influenzando radicalmente e irreparabilmente la sua potenziale libertà. (Servo arbitrio e viva Martin Lutero). Peraltro ne verrebbe una sorta di “innocenza primordiale” dell’uomo, che lo garantirebbe da ogni conseguenza dannosa e immeritata.
Qualche chance di libertà resterebbe all'uomo nel caso preesistesse a Dio e non ne fosse una creatura. Preesistere qui avrebbe una valenza non tanto cronologica ma, ovviamente, ontologica. In tale sola ipotesi l'Uomo si porrebbe "orizzontale" a Dio e perciò indipendente e libero dal suo dominio. Ne verrebbe una sorta di Uomo assoluto e libero e un Dio "relativo" e non rispondente ai requisiti biblici o cristiani. Ma questo certo lo sai.
Grazie e tanti auguri, mitico.
Guido Martinoli, l'antidemocratico.
Posta un commento