“Tuttavia.eu”
27.11.2014
I GRECI ANTICHI E GLI STRANIERI SECONDO ANDREA
COZZO
Come rapportarsi agli immigrati che, da Sud e da
Oriente soprattutto, approdano alle nostre coste o premono ai nostri confini di
Stato? E’ una domanda a cui si può, si deve rispondere dal punto di vista
dei criteri economici, dei processi sociologici, delle strategie politiche; ma
anche, e prima di tutto, dal punto di vista culturale.
Chi sono gli stranieri per noi? Perché
costituiscono un motivo di curiosità e di attrazione, ma molto più di
turbamento e di repulsione? Le scienze umane - la psicologia in primis – possono aiutarci a
rispondere, ma a patto di non limitarsi a un orizzonte sincronico
esclusivamente contemporaneo. La nostra mentalità, i nostri sentimenti, il
nostro ethos sono
infatti radicati in una storia che parte dalle caverne e che, attraversandoci e
oltrepassandoci, continuerà la sua corsa anche dopo la nostra generazione. E’
per questo indispensabile che studiosi specialisti ci aiutino a rintracciare
almeno alcuni segmenti di questa storia che ci precede e ci traghetta verso il
futuro.
Stranieri. Figure dell’Altro nella Grecia antica (Di Girolamo, Trapani
2014, pp. 158, euro 12,00) è il piccolo, ma denso e intenso, volumetto che
Andrea Cozzo ha regalato a quanti vogliano gettare uno sguardo sui
precedenti greci ed ellenistici del rapporto noi – loro. Un regalo che si
apprezza innanzitutto per la serietà dei contenuti: gli aspetti positivi,
apprezzabili, dell’ospitalità greca non vengono esaltati retoricamente in una
delle solite enfatizzazioni del mondo classico, ma sobriamente affiancati agli
aspetti negativi, o per lo meno discutibili. Ne viene fuori una
rappresentazione della Grecia antica lontana da idealizzazioni da cartoline
ottocentesche e, proprio per questo, più credibile. E, in ultima analisi, più
affascinante. Il dono di Cozzo, stimatissimo docente di Lingua e letteratura
greca all’Università di Palermo, è ancor più gradito perché egli
intenzionalmente evita un registro comunicativo per soli accademici (e
accademici del settore) e si rivolge, piuttosto, a un pubblico vasto, del quale
presuppone un’istruzione media e una discreta dose di interesse per la
questione.
E’ impossibile evocare, sia pur telegraficamente, i
punti cruciali e gli spunti di riflessione della trattazione.
Mi limito dunque a osservare due caratteristiche.
La prima, abbastanza prevedibile per chi conosce l’impegno teoretico e pratico
dell’autore in favore della nonviolenza gandhiana, è che - senza
insistenze didattiche né tanto meno forzature interpretative – Cozzo
richiama pregiudizi e aperture dei nostri antenati che suggeriscono la
revisione critica di pregiudizi e aperture di noi abitatori del XXI secolo. La
seconda caratteristica, meno prevedibile se si tiene presente la posizione
filosofica dell’autore che non si riconosce in nessuna confessione religiosa
monoteistica, è lo spazio che dedica a pagine toccanti dei Padri della Chiesa
orientale. Per esempio là dove viene riportato un passaggio esegetico di
Clemente Alessandrino (fra il II e il III secolo dopo Cristo): a proposito
dell’invito del Deuteronomio
(23,7) a “non avere in abominio l’Egiziano, perché in Egitto sei stato
straniero residente”, il teologo africano spiega che, per Egiziano,
bisogna intendere “il pagano e ogni abitante del mondo” e aggiunge che Iddio
“invita ad amare gli immigrati (tús
epélydas) non solo come amici e parenti ma come se stessi, in corpo
e anima”.
Come si evince da questi rapidi cenni, il libretto
è pericoloso: se circolasse per le aule scolastiche, per le parrocchie e per le
assemblee legislative potrebbe destabilizzare molte certezze e mettere in crisi
le coscienze di quanti riteniamo che i Greci non abbiano più nulla da dirci e
che il messaggio evangelico originario sia già stato metabolizzato dalle
attuali generazioni di sedicenti credenti.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Davvero molto bello. Grazie.
a.
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