“Monitor” 12.12. 2014
DON PUGLISI E IL FIGLIO DI UNO DEI SUOI ASSASSINI
Ora
che l’eco di una notizia di cronaca si va spegnendo (mi riferisco alla
decisione della Curia di Palermo di negare al figlio di uno dei due boss
Graviano la cresima in quella stessa cattedrale dove è sepolto don Giuseppe
Puglisi, la vittima più illustre del suo papà), è possibile una riflessione più
serena, ma anche più ampia e più radicale?
Già nei giorni immediatamente successivi alla notizia ho anch’io
rilasciato delle dichiarazioni sul tema ad alcuni colleghi giornalisti che mi
hanno interpellato (fra i quali il giovane ma promettente marsalese Giacomo Di
Girolamo per “Il fatto quotidiano”: http://www.tp24.it/2014/11/25/antimafia/augusto-cavadi-i-mafiosi-non-cambiano-sono-sempre-inseriti-nella-societa-siciliana/87583
) : ora, però, è tempo di
riprendere e organizzare meglio quelle prime considerazioni a caldo.
A me la decisione di negare al giovane Graviano
(che non ha mai conosciuto il padre perché concepito in provetta mentre era già
in carcere sotto regime strettissimo, il 41 bis) la cresima in cattedrale, con
centinaia di coetanei alunni come lui del Centro educativo ignaziano (l’ex
Gonzaga, per intenderci), non mi ha convinto e continua a non convincermi.
Gli scenari che riesco a immaginare sono,
essenzialmente, due.
Il primo scenario (che francamente ritengo meno
probabile) è che, nel corso della preparazione al sacramento della
confermazione del battesimo, i Gesuiti abbiano spiegato ben bene
l’incompatibilità fra il vangelo e la lupara; fra il messaggio rivoluzionario
della sobrietà e della condivisione, da una parte, e la filosofia del dominio e
della ricchezza a qualsiasi costo, dall’altra. Ammesso e non concesso che questo primo scenario sia stato
veritiero, al ragazzino non si sarebbe dovuta negare la cresima in cattedrale.
Infatti perché negargliela se ha accettato l’invito alla conversione
evangelica? Perché non chiedergli
anzi un gesto di particolare omaggio alla tomba di don Pino Puglisi? Se, al
contrario, egli ha mostrato di restare
abbarbicato alla tradizione mafiosa di famiglia, la cresima doveva
essergli rifiutata non solo in cattedrale, ma anche nella più sperduta e
microscopica chiesetta della
diocesi. Doveva essergli rifiutata
e basta. Senza compromessi…gesuitici.
Purtroppo temo che lo scenario più
probabile sia stato un altro. Al giovane Graviano è stata impartita la “solita”
preparazione alla cresima, con quattro formulette catechistiche e qualche
generico invito al buonismo. Quando, trent’anni fa, insegnavo al Gonzaga
avevamo tra gli alunni del liceo il figlio del sindaco Ciancimino, la figlia dell’eurodeputato
andreottiano Lima, la figlia del ministro democristiano Gioia…e non mi pare che
i miei colleghi di allora insistessero molto sulla critica etica allo stile di
vita dei genitori. Qualche anno fa sono ritornato come commissario esterno agli
esami di maturità e ho trovato la stessa aria di ipocrisia da parte dei
dirigenti e di quasi tutti i docenti, compattamente schierati nel difendere a
oltranza non solo gli alunni meritevoli (ce n’erano di davvero brillanti, e
come !), ma anche altri che non si orientavano minimamente ma vantavano cognomi
altolocati e amicizie influenti. Se questo scenario è più realistico, il
cardinale arcivescovo Romeo ha sbagliato lo stesso a vietare la cattedrale
all’erede di un boss di Brancaccio: avrebbe dovuto chiedere, indagare,
verificare che tipo di educazione in generale, e che tipo di evangelizzazione
in particolare, vengono impartiti in una delle scuole cattoliche più
prestigiose di Palermo. Perché ognuno raccoglie ciò che semina e non può
pretendere raccolti abbondanti là dove ci fosse stata una semina distratta,
superficiale.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
3 commenti:
Riflessione che va al di là della cronaca, appunto. L'ho molto apprezzata e segnalata su twitter con queste parole: "Augusto Cavadi sulla cresima al figlio di Graviano. Emergono con chiarezza le contraddizioni del cattolicesimo".
Un abbraccio,
Alberto
Sottoscrivo parola per parola questo tuo pezzo: corrisponde a quello che sin da subito ho pensato su questa vicenda. La chiave di tutto è la conversione, accertata, vera, autentica. Sarebbe bastato, ad esempio, aggiungere alla liturgia un momento di ossequio alle spoglie di don Pino Puglisi da parte di tutti i cresimandi, un esplicito riconoscimento del suo martirio. Questo gesto, se compiuto anche dal giovane Graviano, avrebbe avuto un grande valore simbolico.
Una cosa, però, non sapremo mai: il contenuto della «lettera che ogni studente [cresimando preparato dal CEI] alla fine del percorso di preparazione invia al cardinale, chiedendo di ricevere la cresima e motivando la richiesta.» Non lo sapremo mai - dice padre Eraldo Cacchione, il preside del CEI - perché «Il contenuto è segreto. Non lo conosce neppure il prete che lo ha seguito da vicino.» [dall’articolo di Claudia Brunetto, Cattedrale vietata al figlio del boss Graviano. Il preside lo difende “Sa chi era Puglisi”, la Repubblica di Palermo, 28/11/2014, p. X].
Si trova in questa lettera la vera ragione del netto rifiuto del cardinale?
Palermo, 20 dicembre 2014
Sandro Riotta
Ho letto il tuo articolo, mi sento di condividere la tua riflessione...troppo spesso ci fermiamo nelle nostre considerazioni all'apparenza delle cose.
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