“Repubblica – Palermo”
13.11.2014
I SOFISMI DI UNA PRESIDE CHE
NON AMA L’ANTIMAFIA
I dirigenti scolastici non sono né migliori né
peggiori della media dei cittadini. Dunque non può stupire che fra di loro ci
siano pochi impegnati attivamente e sistematicamente contro il dominio mafioso;
ancor meno numerosi collusi con esponenti di Cosa nostra; e una grande
maggioranza di equilibristi che decidono di non stare né con la mafia né contro
la mafia. Non può stupire, ma può lo stesso amareggiare. Così come ci amareggia
apprendere che la preside del Liceo “Cipolla” di Castelvetrano, patria di
Matteo Messina Denaro, abbia ignorato la delibera del Collegio dei docenti e
del Consiglio d’Istituto di intitolare l’Aula Magna dell’Istituto a Peppino
Impastato e a Rita Atria. Nell’impossibilità di contattare per telefono la
signora Tania Barresi, che si è trovata più di una volta fuori ufficio da
qualche minuto prima di essere chiamata dal centralino della scuola, dobbiamo
accontentarci delle motivazioni riportate dalla stampa locale: “Fosse per me,
intitolerei l’aula magna ad un uomo di cultura, sarebbe più proficuo per gli
studenti”.
Se fosse una discussione serena e seria si potrebbe
obiettare che Peppino Impastato è stato, anche, un uomo di cultura
(giornalista, poeta, politologo, animatore di iniziative culturali) e che la
stessa Rita Atria, con la sua decisione di passare dalla parte di Paolo
Borsellino, ha inciso nella cultura siciliana più di tanti di noi che scriviamo
libri e teniamo conferenze. Ma chiaramente siamo davanti a argomentazioni
sofistiche che coprono una posizione facile da assumere e difficile da
legittimare: la scuola deve restare estranea alle problematiche socio-politiche
contemporanee, soprattutto quando si toccano nervi scoperti. Anche l’altra
grande agenzia educativa capillarmente sparsa in Italia - intendo la Chiesa cattolica – ha
avuto ed ha tra i suoi esponenti (soprattutto fra i preti della provincia di
Trapani) un atteggiamento analogo. Se il sistema mafioso fosse un mero fenomeno
delinquenziale, questa neutralità della scuola e della Chiesa cattolica si
potrebbero in qualche misura giustificare: non mi pare che ci siano progetti
educativi centrati sulla lotta al contrabbando delle sigarette o
all’adulterazione dei vini. Purtroppo, però, la mafia non è solo un soggetto
militare, ma molto altro: e, fra questo molto altro, è anche un’agenzia
culturale. E’ portatrice di credenze, simboli, assiomi etici, paradigmi
pedagogici: inquina e corrompe i cervelli delle nuove leve, adesca gli animi di
favoreggiatori e complici vari. Va dunque combattuta con tutte le armi del
potere politico (almeno nella misura in cui non è esso stesso colluso), del
potere giudiziario, ma anche del potere culturale. I mafiosi hanno una “visione
del mondo” che comporta una certa concezione della vita, della morte, della
famiglia, dell’amicizia, dell’onore, della lealtà, della solidarietà, della
religione: intellettuali ed educatori (dalle scuole elementari all’università)
non possono esimersi dall’analizzare questa filosofia mafiosa e dal tentare di
destrutturarla nelle menti dei giovani, proponendo alternative credibili e
appetibili.
Proprio il dirigente
scolastico Francesco Fiordaliso , che ha lasciato a settembre la poltrona
all’attuale preside Barresi, era
noto per l’impegno costante in questa battaglia culturale contro la tavola dei
valori mafiosi. Chi gli è succeduto nel compito difficilissimo di gestire il
liceo ha ragione nel rivendicare la propria originalità individuale (“Non
voglio sminuire il lavoro del mio predecessore, che stimo, ma io non sono
”Fiordaliso Bis” e lavoro in maniera diversa”); purché la legittima
rivendicazione della propria personalità e del proprio stile educativo non
diventi un alibi per zittire la volontà democratica degli altri membri della
comunità scolastica. Soprattutto quando tale volontà democratica si esprime in
difesa dei valori costituzionali che le organizzazioni mafiose (spesso, proprio
nella provincia di Trapani, in combutta con associazioni segrete e circoli
elitari) minacciano alla radice. Se si tratta di implementare la formazione
complessiva di docenti e discenti, ogni proposta ulteriore non può che essere
benvenuta: ma perché costruire il nuovo sulle macerie di ciò che è stato
avviato con fatica e pazienza negli anni precedenti?
Augusto
Cavadi
3 commenti:
Si tratta sicuramente di codardia, visto che ciò sta accadendo "nella terra di " messina denaro; e l'ammissione della Barresi di non essere Fiordaliso lo conferma
Condivido in pieno - da docente e da cittadina siciliana - le tue considerazioni.
Condivido senz’altro la tua riflessione, con l’aggravante che i «dirigenti scolastici» non sono cittadini qualsiasi ma hanno una grande responsabilità culturale e civile.
Alberto.
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