“MONITOR” 17.10.2014
CI FACCIAMO QUALCHE BELLA RAGIONATA ?
Comunemente
la filosofia viene considerata una disciplina
scolastica : alcuni la ricordano astrusa, noiosa e del tutto priva di incidenza
nella vita effettiva; altri ne hanno un ricordo più gradevole ma comunque sfocato;
la maggior parte delle persone, poi, non ha alcuna idea precisa perché a scuola
non l’ha studiata né male né bene.
Prima di diventare una materia universitaria e di alcuni indirizzi
scolastici, la filosofia è stata per millenni un modo di vivere: Socrate, Platone, Epicuro, sant’Agostino, Pascal,
Spinoza, Locke, Marx…non sono mai stati professori. Erano soldati o preti,
scienziati o pulitori di occhiali, medici o leader politici:
vivevano la vita di ognuno, ma venivano chiamati ‘filosofi’ perché la vivevano
con un atteggiamento mentale particolare. La vivevano col desiderio di
interrogarsi, con tutti i mezzi possibili, sul significato di ciò che facevano,
di ciò che li circondava, di ciò che accadeva: volevano sapere che significasse
conoscere, amare, soffrire, essere giusti, provare piacere, morire. E tanto
altro ancora. Anzi, per essere precisi: volevano
sapere tutto ciò che si può sapere, a cominciare dal perché alcune cose le
sappiamo con certezza e tante altre le ignoriamo con altrettanta certezza.
Persone così innamorate del sapere, così curiose, così felicemente o
doloramente inquiete ne troviamo anche oggi in tutti gli strati sociali e in
tutti gli ambienti sociali: chi di noi non conosce un calzolaio o un avvocato,
un venditore ambulante o un ingegnere, che non si accontenta del proprio
mestiere ma ama pensare, leggere, confrontarsi con gli altri per andare sempre
un po’ più in là di ciò che la gente accetta conformisticamente?
Se anche fra i lettori di questo settimanale ci fosse qualche
filosofo-per-passione (se ne trovano perfino fra i professori di filosofia,
anche se raramente) , sarebbe bello provare a ragionare insieme utilizzando sia il sito web sia questa rubrica
sull’edizione cartacea. Certo non si può trattare di una conversazione
filosofica completa che è possibile solo se all’affermazione di uno segue
l’opinione di un altro e poi il primo risponde e poi il secondo risponde alla
risposta del primo…e così via. Possiamo però avviare delle riflessioni critiche
che poi ognuno potrà sviluppare per conto proprio: o nel silenzio della propria
stanza (dialogando con sé stesso) o trovando un interlocutore in carne ed ossa
disposto a dialogare con lui (un marito, una figlia, un amico o un
filosofo-consulente che abbia aperto uno studio proprio per accogliere
professionalmente quanti cercano qualcuno con cui con-filosofare).
Concretamente, allora, chi vuole ponga una questione che veramente gli
sta a cuore, partendo da una situazione personale o sociale che sta
attraversando e mi scriva all’indirizzo di posta elettronica (acavadi@alice.it) o lasci una lettera
scritta a mano alla redazione di questo giornale. Vedremo insieme chi di noi
vorrà poi riprendere la questione posta e partecipare alla discussione
chiarificatrice in comune. Molto probabilmente l’integrarsi di più punti di
vista, argomentati e non asseriti dogmaticamente, getterà sull’interrogativo
iniziale (“Ha senso essere fedeli nei rapporti umani?” “Ha senso rischiare la
vita per non pagare il pizzo?” “Che senso può riconoscersi in una malattia
grave terminale?”…) un po’ di luce chiarificatrice. E, come dicono gli
Orientali, meglio accendere una candela che maledire l’oscurità.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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