un settimanale cartaeco di Trapani (www.monitortp.it) mi ha gentilmente messo a disposizione una rubrica ("Spazio aperto") per dialogare con chi lo desideri su tematiche di "filosofia-in-pratica". Da oggi metterò sul mio blog le 'puntate' sinora pubblicate nella viva speranza che alcuni/e di voi vorranno porre questioni e proporre considerazioni critiche dalle quali possa trarre materiali interessanti per il mio 'pezzo' settimanale.
Con affetto,
Augusto
“Monitor” 10.10.14.
Quando
un mio amico trapanese ha avuto in mano il depliant
in cui si annunziavano 8 aperitivi filosofici mensili presso il bar Bandini
di via Beatrice gli è scappato da ridere: “E tu pensi che, per otto sabati,
alle 20 e trenta, troverai nella mia città persone disposte a incontrarsi per
parlare di filosofia? Se ne venrranno più di quattro o cinque potrai gridare al
miracolo: vuol dire che Trapani ha subito una modificazione genetica”.
Immaginate dunque la mia sorpresa quando, all’ora e al posto stabiliti
dall’associazione culturale “La calendula” (che mi aveva formulato la
proposta), ho trovato una trentina di persone, disciplinatamente sedute a
cerchio intorno a due tavolinetti. E tutte disposte ad ascoltare, a riflettere,
a dire la propria. In non più di dieci minuti ho offerto lo spunto di
discussione della serata: che cosa sia davvero l’amore platonico. Nell’opinione
comune si tratta di una relazione puramente mentale, disincarnata, asessuata,
fra due tipi che vorrebbero ma non se la sentono…In realtà, se andiamo a
leggere le pagine bellissime del Simposio
(o Convito) in cui Platone fa
raccontare da Socrate ciò che una donna – Diotima – aveva un giorno insegnato
sull’amore, scopriamo che la concezione platonica è ben diversa dai luoghi
comuni che gli si attribuiscono. Egli infatti sostiene con chiarezza che l’eros
scatta solo in presenza di un singolo corpo bello: vediamo un altro (o
un’altra: Platone non andava troppo per il sottile sulle preferenze sessuali) e
ne restiamo attratti. Vogliamo unirci fisicamente con lui (o con lei). La
maggior parte della gente si ferma a questo primo gradino e, tramontata la
passione sessuale, resta con il vuoto in mano. Platone ritiene che il filosofo
non si accontenta del primo stadio dell’amore ma sa elevarsi a un secondo
livello: l’amore verso la bellezza corporea in generale. Dunque il senso
estetico che sa apprezzare anche la bellezza di una donna che non è la nostra o
di una figura scolpita nel marmo. Ma è questo il top della bellezza? Platone pensa di no. Egli ritiene infatti che,
al di sopra della bellezza estetica, ci sia la bellezza morale: esiste un
fascino in figure come Falcone e Borsellino che danno volontariamente la vita
per la giustizia e la libertà dei concittadini. Anzi, aggiunge il filosofo ateniese,
ancora più affascinante della bellezza etica, c’è la bellezza delle
istituzioni: una città in cui l’amministrazione funziona, le strade sono
pulite, la gente rispetta gli altri, è una città bella. Essa esercita un
fascino che, purtroppo, molti di noi meridionali stentiamo a percepire…Ma,
sfidando il paradosso, Platone va ancora più a fondo (o, se si preferisce,
ancora più in alto): e indica il gradino successivo dell’amore per le verità
scientifiche. Solo chi di noi ha faticato dietro un telescopio o dietro un
microscopio per anni, prima di fare una nuova scoperta astronomica o chimica,
può capire a quale passione si stia riferendo Platone. A questo punto il
racconto accenna a un vertice sommo: l’amore non per cose belle, non per azioni
belle, non per verità scientifiche belle, ma per la Bellezza assoluta (che
coincide con il Bene supremo). Ma qui siamo oltre la ragione, oltre la
possibilità di parlare: solo i mistici sanno che cosa significa amare la
Sorgente eterna di tutte le bellezze passeggere.
Forse vorreste sapere che cosa hanno detto i partecipanti all’aperitivo
filosofico del 4 ottobre 2014 (dai trentenni agli ultrasettantenni): ma il mio
spazio a disposizione è finito. Se volete, fatevi vivi sabato 15 novembre:
stessa ora, stesso posto.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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