“Centonove”
7.11.2014
L’ESERCITO DELLA TRUFFA
Non è vero che l’Italia sia fanalino di coda in
Europa da ogni punto di vista: quanto a numero ed entità di truffe ai danni
delle risorse europee primeggiamo. Né è vero che la Sicilia sia fanalino di
coda in Italia da ogni punto di vista: quanto a numero ed entità di truffe ai
danni delle risorse europee primeggiamo. Come spiegano Francesco Appari e
Giacomo Di Girolamo in un libro immeritatamente trascurato (L’esercito della truffa. La Sicilia delle
cricche e dei furbetti, Round Robin, Roma 2013, pp. 133, euro 12,00), “la
Sicilia è la regione che ha beneficato in assoluto della quota maggiore di
fondi nel periodo 2000 – 2006, ben 17 miliardi, addirittura cinque volte
superiore al totale assegnato al Centro-Nord (3 miliardi e mezzo)”. Dovremmo
essere un paradiso terrestre, ma non lo siamo: infatti “su 2.177 progetti
finanziati ne sono stati conclusi
- al 30 giugno del 2011 – 186, con una percentuale (8,6 %) pari alla
metà della media delle regioni del Mezzogiorno (16 %)”.
Ovviamente le truffe ai danni
dell’Unione Europea non sono le sole consumate dai nostri specialisti locali.
Gli autori della ricerca giornalistica hanno l’imbarazzo di elencare in maniera
completa le tipologie: corsi di formazione a misura dei…formatori, contact center fantasma, agenzie di
scommesse capaci di alterare i dati da comunicare ai Monopoli di Stato,
compagnie turistiche che acquistano uno yacht
extra-lusso con i finanziamenti ottenuti per l’acquisto di ventiquattro
imbarcazioni; cooperative attivissime solo sulla…carta; compagnie di
assicurazioni con “finte vittime, finti incidenti, soldi veri”; “falsi
promotori finanziari”; morti che risultano abbastanza vivi da riscuotere
pensioni e altri emolumenti assistenziali; and
so on.
Se nel libro non ci sono dati
cronologicamente più recenti è perché ”la truffa è un sistema così congegnato e
perfetto, ormai, che si viene a scoprire dopo, molto dopo, quando il danno è
stato fatto. Le Procure indagano in Sicilia sui fatti di cinque, sei anni
prima”. La diagnosi è chiara,
molto meno evidente la strategia terapeutica: ma “già dare strumenti più
efficienti agli investigatori, investire nella formazione del personale,
accelerare i tempi dei processi” potrebbero costituire dei passi in avanti
concreti. E, magari, a monte, insinuare fra la gente il dubbio che il denaro
non dia la serenità a cui tutti aspiriamo. Soprattutto quando è sottratto
all’uso comune.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Oltre al danno sociale quello personale: non sanno cosa si perdono nel precludersi la soddisfazione derivante da un lavoro ben fatto.
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