Care e cari,
a quanti di voi mi hanno chiesto come siano andate queste vacanze filosofiche per non...filosofi (a Saltino - Vallombrosa dal 21 al 27 agosto 2014, con più di 30 partecipanti) dedico questi appunti di cui mi sono servito per introdurre uno dei due incontri conclusivi.
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Anche la XVII edizione delle “Vacanze filosofiche
per non…filosofi” è riuscita secondo le più ottimistiche previsioni: non solo
dal punto di vista delle presenze (da 30 a 35 secondo le giornate), ma
soprattutto dal punto di vista dell’intensità affettiva e intellettuale degli
scambi.
Dalla sera del 21 agosto 2014 alla mattina
del 27 si sono avvicendati momenti
differenti attraversati, e collegati, dal filo rosso del tema prescelto:
l’etica. Dopo una prima conversazione informale di presentazione reciproca,
Elio Rindone (Roma) ha evocato -
in tre tappe – l’origine dell’etica nel pensiero occidentale. In un seminario
di filosofia non si poteva non cominciare con i Greci con i quali si è configurata
ciò che oggi chiamiamo etica: Socrate, infatti, attesta la consistenza
oggettiva dei valori per via intuitiva, Platone e Aristotele cercano di
offrirne una fondazione razionale, argomentativa, addirittura ontologica
(inserita, cioè, in una visione globale dell’essere e dell’essere umano in
particolare). Per i Greci il culmine dell’etica è la giustizia: dare a ciascuno
ciò cui ha diritto. Negli stessi secoli, in Medio-oriente, si va configurando
la concezione biblica dell’etica. E’ una concezione, ovviamente, variegata e
non di rado contraddittoria, al punto che un esegeta ha potuto affermare che
nella Bibbia non c’è un’etica dal momento che ce ne sono troppe. Eppure è possibile
rintracciare una linea di continuità che dai profeti arriva a Gesù di Nazareth:
la giustizia è necessaria ma insufficiente. La convinzione che Jahvé ama
gratuitamente e universalmente può ispirare negli uomini un atteggiamento
analogo: al di là della giustizia, dunque, è possibile sperimentare nella storia
anche l’agape, o amore-dono. Il Medio-evo tenta, anche su questa tematica, la sintesi fra la
sapienza greca e la saggezza ebraica. Ma con molte criticità. Il filone più
speculativo (Tommaso d’Aquino) preserva la razionalità greca ma a prezzo di
rinunziare alla peculiarità un po’ folle dell’agape; il filone più sentimentale
(Bonaventura di Bagnoregio) preserva la follia dell’agape (Francesco che bacia
il lebbroso) ma a prezzo di rinunziare a una legittimazione
logico-argomentativa.
L’imprevista assenza di Mario
Trombino mi ha ‘costretto’ a improvvisare un seminario su tre esponenti
dell’Età moderna che - come è noto
- inizia convenzionalmente con
Cartesio. Egli vuole applicare il metodo ‘matematico’ non solo alla metafisica
(spiritualità dell’anima e esistenza di Dio) ma anche alla morale. Il dato
storico è che non riesce a compiere il passaggio da una morale ‘provvisoria’ a
una morale ‘definitiva’: forse l’approccio analitico non è adatto a spiegare
l’imprevedibilità della storia dei singoli. Ma il programma-sfida di Cartesio
viene ripreso dal monista (non monoteista!) Spinoza che offre un’etica estremamente
dettagliata, a partire dall’unico Assoluto (la Sostanza “Dio ossia Natura”)
sino ai dettagli di come sia
conveniente agire per ogni individuo, manifestazione particolare della
Sostanza. Se i singoli, propriamente parlando, non esistono perché ognuno di
noi è la sfaccetattura di un unico immenso Poliedro, un’etica “dimostrata col
metodo dei matematici” è possibile: un’etica tanto più perfetta quanto più
radicale è stata la sua negazione della libertà umana.
Ma ha senso un’etica se
non esiste la libertà di seguirla o di disattenderla? Kant pensa di no. Sulla
prospettiva kantiana ci siamo soffermati sia io sia, meno brevemente di me,
Alessandro Roani (Fabriano). Si
può dimostrare che l’uomo è libero? Se lo si vuole dimostrare secondo il percorso tradizionale (di tipo
speculativo-metafisico), la risposta di Kant è nettamente negativa. Perciò egli
propone un cammino nuovo: l’imperativo categorico è la ratio cognoscendi (la chiave per conoscere) la libertà umana, la
quale a sua volta è la ratio essendi
(la condizione ontologica)
dell’imperativo categorico. In
altre parole: sappiamo di essere liberi
(o, meglio, lo crediamo per “fede filosofica”) perché la ragione ci comanda di
trattare gli altri sempre anche come fini e mai solo come mezzi delle nostre
azioni; ma, se non fossimo liberi, questo comando della ragione sarebbe…
irragionevole. Alessandro Roani ha proseguito l’excursus storico ricordando che la difesa della libertà umana
operata da Kant non convince Schopenhauer: a suo parere la nostra libertà è
quella dei burattini manovrati da una Volontà assoluta, cieca, che è il
Fondamento della natura e della storia. L’etica non è obbedienza a questa
Volontà, bensì liberazione da questa
Volontà.
Nietzsche condivide la
convinzione di Schopenhauer secondo cui “in principio non era un Logos, bensì
l’Assurdo”, ma non le sue conseguenze ascetiche: più che emanciparsi dalla Volontà, bisogna emancipare la Volontà dalle pastoie dei
moralismi di ogni risma. Nietzsche può essere assunto a simbolo del passaggio
dalla Modernità alla Contemporaneità, per i cui labirinti ci ha guidato
Francesco Dipalo (Bracciano). Egli ha ricordato come, a giudizio del pensatore
tedesco, l’uomo - lungi dallo
sterilizzare il flusso inarrestabile della Volontà di potenza- debba
assecondarlo e farsene veicolo creativo di nuovi valori, al di là della
distinzione di bene e di male (insostenibile dopo la “morte di Dio”). In
Nietzsche si profila dunque un “nichilismo positivo” che, per molti versi,
riprende convinzioni e pratiche ellenistiche e – secondo alcune dichiarazioni
di Nietzsche stesso - non è molto
differente dal buddhismo: accettare che la vita sia divenire, impermanenza,
lungi dal gettarci nella disperazione del naufrago che ha smarrito ogni
appiglio stabile, ci apre a una nuova esperienza del sacro. Esistere è
liberarsi dalle illusioni dei falsi sostegni e abbandonarsi ad un oceano senza
sponde In-finito, In-determinato; a quel Ni-ente che ci ospita in vita e ci
attende in morte (Nirvana).
Augusto
Cavadi
(www.augustocavadi.com)
2 commenti:
Ringrazio tutti per l’interessante seminario ed anche perché sono stata molto bene con gli altri partecipanti . Certo preferirei che nei prossimi anni gli argomenti trattati fossero svolti anche con riguardo alla filosofia del ‘900 che credo sia più vicina alla nostra sensibilità ed ai problemi attuali. Ma forse è una mia particolare attenzione al contemporaneo anche nelle arti e nella cultura. E purtroppo conosco poco le correnti filosofiche dell’ultimo secolo.
Un saluto a tutti. Giovanna Audino
"…secondo alcune dichiarazioni di Nietzsche stesso - non è molto differente dal buddhismo".
Quali dichiarazioni, ad esempio?
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