“CENTONOVE” 8.8.2014
SIAMO LIBERI DAVVERO ?
LA TERZA VIA DI RINDONE
Il nostro agire, e la nostra inerzia, sono
condizionati da vari fattori: fra questi la nostra idea di uomo. E di libertà.
Da ciò che pensiamo dell’essere umano, e delle sue possibilità, dipende ciò che
ce ne facciamo della vita. Per questo la ricerca filosofica - di per sé astratta – può comportare
conseguenze estremamente concrete, quotidiane.
Ma non
possiamo interrogarci sull’identità dell’essere umano come se fossimo all’alba
della storia: per millenni, prima di noi, altri si sono posti i medesimi
interrogativi ed esaminarne le risposte può essere istruttivo. Per noi
occidentali, poi, è imprescindibile ripartire, criticamente, dalle due sorgenti
principali dell nostra cultura: Atene e Gerusalemme (i cui fiumi si sono incontrati,
amalgamandosi più o meno felicemente, nella Roma medievale). E’ il percorso che
traccia - in un volumetto agile,
per non specialisti, ma documentato e aggiornato storiograficamente – Elio
Rindone nel suo recente L’uomo e il suo
destino. Liberi per costruire un mondo più vivibile (www.ilmiolibro, Roma 2014, pp. 246. euro
14,00).
Nella prima parte egli racconta la concezione della libertà nella
filosofia greca ed ellenistica; nel Primo e nel Secondo Testamento; infine in
sant’Agostino e in san Tommaso d’Aquino, rispettivamente punte di diamante
della Patristica e della Scolastica medievale. Nella seconda parte, poi, egli
esamina le antropologie che si rintracciano nei medesimi tre scenari: quello
filosofico classico, quello biblico e quello medievale cattolico.
Nell’impossibilità di rievocare la ricchezza delle pagine di Rindone (filosofo
e teologo siciliano ormai da decenni trapiantato a Roma) mi limito a notare
come dal V secolo a. C. al XVI d. C. si siano delineate le interpretazioni
principali sino ad oggi disponibili come paradigmi di riferimento.
Una prima prospettiva
ritiene che l’uomo sia dotato di libertà
assoluta, al punto da poter scegliere addirittura se essere un uomo o un
angelo o una bestia. Il testo classico che esprime questa visione antropologica
è nel De dignitate hominis di Pico
della Mirandola (1486): «Non ti abbiamo dato, o Adamo, una prerogativa
peculiare affinché avessi e possedessi come desideri e come senti le
prerogative che tu da te stesso avrai scelto. Agli altri esseri una natura
definita è contenuta entro le leggi da noi dettate. Tu, non costretto da alcuna
limitazione, forgerai la tua natura secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà
ti consegnai. Non ti abbiamo fatto né celeste né terreno, né mortale né
immortale, perché come libero, straordinario plasmatore e scultore di te
stesso, tu ti possa foggiare da te stesso nella forma che preferirai».
Qualche decennio dopo Martin Lutero contrappone, frontalmente, la sua
teoria dell’assoluta mancanza di libertà
dell’uomo concreto dopo il peccato originale: “ Se
infatti noi crediamo che Dio preveda e preordini tutte le cose, non può ingannarsi
né essere ostacolato nella sua prescienza e nella sua predestinazione; dunque, nulla può verificarsi
se non secondo il suo volere. La ragione stessa è obbligata ad ammetterlo.
Dunque, secondo la stessa testimonianza della ragione, non può esserci libero
arbitrio né presso l’uomo, né presso gli angeli, né presso alcuna creatura...”
(De servo arbitrio).
Oltre a queste due concezioni estreme, opposte,
Rindone fa vedere come il Medioevo, soprattutto il tardo Medioevo con Tommaso
d’Aquino, usando il setaccio della
filosofia greca come griglia interpretativa della Bibbia (dove, in effetti, si
può trovare tutto e il contrario di tutto), si è attestato su una terza
concezione che si potrebbe definire della libertà
condizionata. L’uomo non è libero di scegliersi la sua natura, la sua
essenza: non nasce né può farsi angelo o bestia e, in quanto uomo, si ritrova
costitutivamente orientato verso la felicità (intesa come fruizione del sommo
Bene). Ma se la méta è pre-stabilita, pre- determinata, non così i mezzi per
raggiungerla: si squaderna una gamma di sentieri, alcuni più validi ed altri
fallimentari. L’avventura umana consiste proprio nel gioco dell’intelligenza e
della volontà che, insieme, possono individuare i metodi più opportuni e,
soprattutto, non senza un’energia gratuita divina, provare a sperimentarli in
pratica. La libertà la si conosce davvero perseguendola: come liberazione dai
propri vincoli interiori e come liberazione dell’umanità da ogni forma di
schiavitù.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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