“Adista” 19. 7. 2014
Belle parole, attendiamo le azioni
Se
qualcuno avesse ancora dei dubbi sull’influenza che il tono, i modi, i gesti
esercitano sulla comunicazione di un messaggio, con papa Francesco non può che
scioglierli. Anche l’incontro con sei vittime della pedofilia clericale -
mezz’ora dedicata a ciascuno degli
ospiti – lo ha confermato. Pure Benedetto XVI aveva realizzato incontri simili negli USA, in
Australia, Malta, Regno Unito e Germania: ma con il tratto ingessato del
gerarca mittleeuropeo che si muove ex
abundantia … capitis.
In questa occasione,
comunque, papa Bergoglio è andato oltre papa Ratzinger anche nei contenuti.
Nel 2010 il pontefice tedesco
aveva chiesto perdono alle vittime con una Lettera
ai cattolici d’ Irlanda dove scriveva tra l’altro: “So che nulla può
cancellare il male che avete sopportato. E' stata tradita la vostra fiducia, e
la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando
eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto,
nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete
aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. E'
comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la
Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo".
Queste parole suonarono tre volte irritanti. Prima di tutto perché rivolte,
genericamente, ai “cattolici” irlandesi come se la responsabilità dei semplici
fedeli fosse sullo stesso piano dei preti e dei vescovi. Secondariamente perché
non era vero che “nessuno” avesse ascoltato le denunzie delle vittime: alcuni vescovi le avevano raccolte e
inviate a Roma. Infine, last but not
least, perché quelle denunzie, pervenute alla Congregazione per la fede,
erano stato insabbiate proprio dal Prefetto dell’epoca: cioè dallo stesso
Ratzinger.
Oggi il nuovo vescovo di
Roma usa un’espressione che non lascia adito a equivoci: chiede perdono anche
per i "peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa". Quindi
anche a nome di quei vescovi irlandesi che avevano tappato le orecchie e a nome
di quei cardinali tedeschi che , pur informati dai vescovi irlandesi più
sensibili, a Roma, avevano anteposto l’immagine dell’istituzione ecclesiastica
alla sofferenza dei piccoli. Il
punto dolente è proprio questo: statisticamente i preti pedofili non sono più
numerosi degli istruttori sportivi o degli insegnanti; ciò che scandalizza è la
copertura istituzionale di cui, a differenza di altre categorie sociali, hanno goduto. Più di quello che ha
detto papa Francesco non poteva dire ! Adesso si tratta di osservare se alla
novità delle parole corrisponderà una novità nella pratica. Un segnale
importante è riconoscibile nel primo
comunicato (3 maggio 2014) della neonata Pontificia Commissione per la
tutela dei minori: "Mentre iniziamo insieme il nostro servizio, desideriamo
rendere noto che, dall'inizio del nostro lavoro abbiamo adottato il principio
che il bene di un bambino o di un adulto vulnerabile è prioritario nel momento
in cui viene presa qualsiasi decisione". (“Abbiamo adottato”: dunque il
“principio” non era stato adottato, metabolizzato, precedentemente). La
riduzione allo stato laicale dell’arcivescovo Jozef Wesołowski, sancita poche
settimane fa, è un ulteriore segnale nella direzione auspicabile.
Augusto
Cavadi*
* Autore
del volume Non lasciate che i bambini
vadano a loro. Chiesa cattolica e abusi su minori, prefazione di Vito
Mancuso, Falzea, Reggio Calabria 2010, pp. 144, euro 11,90.
1 commento:
Auspico solo che si lasci continuare papa Francesco ad operare 'secondo Gesù' e non si ripeta in futuro l'opera di restaurazione che ebbe luogo, mortificando tutti i credenti illuminati e irritando i non credenti, dopo la morte di papa Giovanni XXIII.
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