Repubblica – Palermo”
24.5.2014
SE L’ANTIMAFIA NASCESSE NELLE
PARROCCHIE
Karina vive a Palermo, Ninni
- il fidanzato – a Roma. Perciò, volendo celebrare il matrimonio in
chiesa, seguono i corsi prematrimoniali nelle rispettive città. Entrambi sono
abbastanza lontani dalle frequentazioni ecclesiali, sin dai tempi della prima
(e ultima !) comunione. Ninni, nella sua parrocchia romana, ha trovato un prete
accogliente, un clima simpatico:
gli incontri cominciano con esercizi di respirazione e giochi di autopresentazione
al gruppo. Poi si passa ad alcune tematiche etiche: il prete, o chi di volta in
volta lo sostituisce, espone la dottrina ufficiale, ascolta le obiezioni,
provoca la discussione franca e aperta fra i presenti. Il corso si conclude con
una giornata comunitaria ad Ariccia per rassodare una circolarità di amicizie
appena germogliate: e Ninni confida a Karina di voler riavvicinarsi, anche dopo
il matrimonio, a un’esperienza comunitaria che gli sembra tanto in sintonia con
il nuovo corso di papa Francesco.
Ma Karina, a Palermo, sta
vivendo un’esperienza assai differente. Frequenta il corso prematrimoniale in
un quartiere molto popolare del centro storico dove i fidanzati, mediamente
meno istruiti di lei, vengono trattati come scolaretti. Il parroco, o un
professore universitario di discipline scientifiche (“Una brava persona, ma non
certo elastico mentalmente”), sta un’ora adi seguito a fare lezione dalla
cattedra. Non è previsto alcun dibattito: chi vuole celebrare il matrimonio in
chiesa deve accettare il pacchetto catechistico per intero. Non è prevista
nessuna strategia di conduzione di gruppi per far sì che le coppie si
conoscano, almeno sommariamente, fra di loro. Anzi, si vincola il certificato
finale alla frequentazione della messa domenicale, dove per altro il numero
degli assenti (molti di loro
lavorano come commessi nei grandi magazzini o come camerieri nei ristoranti)
prevale sulla quota dei presenti. Affinché i futuri sposi facciano i salti
mortali per non disertare l’appuntamento domenicale si opta per l’intimidazione
teologica: “Se non trovate il modo di visitare Gesù almeno una volta la settimana,
non dovrete stupirvi qualora da
sposati non avrete da Lui il sostegno desiderato. Potrete pregarlo quanto
vorrete, ma Egli vi risponderà: non ho avuto il piacere di conoscervi!”.
Il racconto di Karina - “Sto vedendo cose che andrebbero
scritte sui giornali!” – si presta ad almeno due considerazioni. La prima è che
la vicenda sua e del fidanzato non può essere generalizzata: so per certo che a
Roma ci sono parrocchie antiquate così come a Palermo ce ne sono di
teologicamente aggiornate. Centinaia, anzi migliaia di coppie, si sono
preparate in corsi matrimoniali
all’Albergheria dove non hanno incontrato solo il prete (per altro disponibile
a ogni genere di confronto), ma anche la psicologa e l’avvocato, la ginecologa
e il bioetico.
Inoltre – ed è la
seconda considerazione – in questi corsi si invita molto spesso anche qualche
sociologo per riflettere sul ruolo che la pedagogia familiare potrebbe giocare
a Palermo per sradicare la mentalità mafiosa e le varie pratiche corruttive. Se esperimenti del
genere non restassero casi isolati, per quanto benemeriti, si registrerebbero
sicuramente meno frequentemente casi di esponenti della vita parrocchiale
indagati, o addirittura arrestati e processati e condannati, per gravi reati
mafiosi. Se, come è stato rilevato anche recentemente su queste colonne, uno
dei limiti più palesi dell’antimafia è l’incapacità di raggiungere le coscienze
degli strati popolari, è veramente
grave che le chiese (a cominciare
dalla chiesa cattolica) non giochino sino in fondo il proprio ruolo etico-politico:
sono infatti tra le poche agenzie educative che avrebbero il prestigio, il
linguaggio e le occasioni per
raggiungere anche generazioni nuove e cerchie sociali esterne alla ristretta
borghesia illuminata.
Se questo impegno tarderà, sarà poco utile un papa
venuto dalla “fine del mondo”: vescovi e preti, diaconi e catechisti,
resteranno incapaci di cambiare in meglio
le periferie del pianeta.
Augusto
Cavadi
2 commenti:
Nulla da aggiungere. Condivido le tue riflessioni.
ma un pò meno parole e un pò di più fatti (mi riferisco all'istituzione chiesa), forse sarebbe meglio.
giovanni
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