“Centonove”
4.4.2014
BIGLIETTO DEL BUS E AUTO BLU
Il recente aumento del costo del
biglietto per il bus urbano a Palermo (come in altri capoluoghi siciliani)
continua a suscitare malumori e proteste. Non sembra però diffusa la consapevolezza
che si tratti del sintomo di un fenomeno molto più grave: il fallimento di
un’inversione di tendenza rispetto alle vecchie politiche della mobilità urbana. Riflettiamoci per qualche
minuto. La decisione dell’Amat, che fa seguito tra l’altro a una disposizione
normativa regionale, è determinata da un costante deficit di bilancio dell’azienda. Un aumento di poche decine di
centesimi che corrisponde a una compressa di aspirina a un malato con la
febbre. Se la febbre è passeggera, il rimedio è sensato. Ma quale medico darebbe
un’aspirina ogni tanto a un paziente che fosse costantemente affetto da eccessi
di febbre, per giunta sempre più devastanti? Non sarebbe più logico risalire
alle cause della patologia?
Fuor di metafora, le cause delle perdite
costanti nel bilancio Amat si concatenano in una sorta di circolo infernale che
sinora nessuna amministrazione ha avuto in mente di spezzare. Come in ogni
circolo, si può partire da qualsiasi punto per percorrerlo interamente. Si può
ad esempio cominciare dal disservizio: quale lavoratore, quale studente, quale
professionista - che abbia
necessità di arrivare puntuale in fabbrica, a scuola o in ufficio – può
rinunziare a un mezzo privato per affidarsi agli orari dei mezzi pubblici? Solo qualche giorno fa,
contando sulla partenza del 731 dal capolinea, sono salito sul bus alle 7,30
per la corsa delle 7,35. Il guidatore, molto cortesemente, mi ha spiegato che
quella vettura sarebbe partita alle 7,50; che la corsa delle 7,35 “di solito salta per guasti alla vettura”
e che dunque, per il futuro, avrei fatto meglio, se avessi voluto evitare il
ritardo, a intercettare la corsa
delle 7,20. Di solito salta per
guasti una corsa del mattino in orario di punta? In quale città italiana,
almeno da Napoli in su, avrebbe senso una affermazione ufficiale, o
semi-ufficiale, del genere?
Poiché però ci sono decine di queste
anomalie, il numero dei viaggiatori abituali decresce: perseverano solo
gli strati popolari che non possono
permettersi un’alternativa privata, per quanto scalcagnata. Come se questo non
fosse abbastanza dannoso per le entrate dell’azienda, la riduzione numerica dei
passeggeri si accompagna ad una proletarizzazione degli stessi: che, a torto o
a ragione, si autoesonerano dal pagamento del titolo di viaggio. Dunque meno passeggeri
e, tra questi pochi, ancor meno paganti (con gesti un po’ patetici, ma che nella sostanza aggravano il quadro già
buio, di quanti – prima di scendere dal bus – offrono il proprio biglietto
vidimato a uno dei tanti compagni di viaggio sprovvisti, senza neppure
sospettare di stare compiendo una trasgressione). Vetture dove, accanto a
passeggeri poveri e dignitosissimi, viaggiano “portoghesi” forse altrettanto
poveri ma non sempre altrettanto rispettosi degli spazi pubblici (basta salire,
dalle ore 20 in poi, alla stazione ferroviaria centrale, su un 139 qualsiasi, per registrare un
degrado sconfortante) sono accuratamente evitate da chiunque – ragazze sole, adulti stanchi di una
giornata di lavoro, persone anziane o handicappate – non se la senta di
affrontare la impunita maleducazione di frotte di ragazzi in grado persino di
intimorire gli autisti. Così gli
introiti toccano il minimo e, ogni tanto, si prova a rimediare alzando il costo
del biglietto: si troveranno però sempre meno fessi disposti a pagarlo in
cambio di un servizio in caduta libera.
Basterebbe un po’ di buon senso per capire
che si dovrebbe operare una “svolta ad U”: intensificare i controlli sulla
regolarità delle corse; diminuire il
costo del biglietto e degli abbonamenti contando su un incremento dei
passeggeri a fronte di una puntualità attendibile; intensificare i controlli su
quanti, nonostante un servizio più efficiente e costi meno onerosi,
perseverassero nell’abitudine di viaggiare a sbafo. Se gli amministratori di Palermo
non si trattassero con molti più riguardi dei membri di governo dei Paesi
scandinavi - e dunque si spostassero, tranne impegni
particolari d’ufficio, con i mezzi pubblici - lo capirebbero, dopo pochi giorni, anche loro. Ma, poverini,
bisogna comprenderli: quando si
sfreccia, in auto blu con autista,
nelle corsie preferenziali, della gente che aspetta al sole o alla pioggia non
ci se ne accorge neppure.
Augusto Cavadi
1 commento:
Sottoscrivo interamente - da cittadina palermitana, spesso utente (con regolare biglietto) degli autobus cittadini - i contenuti netti e accorati del tuo articolo.
Maria D'Asaro
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