“Centonove”, 28.3.2014
PERCHE’ SCEGLIERE SAVATER
Perché, tra le migliaia di libri stipati
negli scaffali di una biblioteca o di una libreria, ne scegliamo proprio uno a
scapito di tutti gli altri? Ovviamente dipende dall’esigenza del momento. Può
darsi che si voglia rispondere a una curiosità intellettuale o a una domanda
esistenziale, può darsi che si cerchino istruzioni pratiche per il giardinaggio
o si voglia vagare con la fantasia nel regno dei poeti…Nessuna di queste
motivazioni giustificherebbe la lettura di questo libro di Fernand Savater, La scuola di Platone, Prefazione di S.
Zampieri, Ipoc, Milano 2013 (tranne i casi, rarissimi, di cultori della storia
dell’arte che vogliano saperne di più su La
scuola di Platone, un quadro minore di un pittore minore a cavallo fra il
XIX e il XX secolo).
Può darsi, però, che qualche volta
ci troviamo a sfogliare volumi e volumetti per desiderio di divertimento. O,
addirittura, per bisogno di
divertirci. Pane e acqua, istruzione e assistenza sanitaria, l’affetto sincero
di qualche essere umano o animale, talora persino una tazzina di caffè al
mattino, rientrano tra i bisogni unanimamente riconosciuti come naturali o per
lo meno legittimi: ma non abbiamo anche l’esigenza, altrettanto ineludibile, di
una dose giornaliera di allegria?
E’ un luogo comune ripetere che per
sceneggiatori e attori far piangere è meno difficile che far sorridere. La spiegazione è intuitiva: alla
tristezza ci inducono già le vicende quotidiane e gli acciacchi del corpo; per
provare gioia - o qualche altra
emozione piacevole che le si avvicini – dobbiamo invertire la rotta e remare
contro la corrente della vita. Come se ciò non bastasse, parafrasando un
celebre incipit letterario, nella
tristezza tutti i mortali ci assomigliamo ma, quanto all’umorismo, ognuno si
rallegra a modo suo.
Non voglio più, come si leggeva nei
sillabari delle scuole elementari, menare il can per l’aia: questo libro di
Savater – come la maggior parte delle cose belle della vita – non serve a nulla. Non si legge in vista di… : o ci diverte sin dalle
prime pagine o è più sensato riporlo dove lo si è trovato. O si gode per il
puro piacere di attraversare campi svariati (dalla storia alla filosofia,
dall’arte alla psicologia…) o, se si è affezionati agli schemi abituali delle
partizioni disciplinari, meglio lasciar perdere.
Chi ha
più probabilità di mettersi di buon umore alla lettura di queste pagine? Non
certo chi riesce a divertirsi in comitiva solo se qualcuno racconta barzellette
sguaiate o alimenta pettegolezzi
su personaggi alla moda. Savater qui ricorda piuttosto quegli avventori
di osteria di una certa età che, tra un bicchiere e l’altro svuotato con
signorile padronanza, raccontano a ruota libera esperienze passate, puntellando
il racconto di divagazioni estemporanee, osservazioni ironiche, citazioni dotte
più o meno verificabili, interpretazioni attendibili sino a un certo punto…E –
perché no ? – che sono capaci, nell’apparente cazzeggiare, di inserire veri e propri stralci poetici (come il
giovane Aristotele di queste pagine che così si rivolge a Platone: “Sei il mio maestro, sì, ma non il mio solo maestro.
Io apprendo anche dall’uccellino e dai fiori, dagli astri, dalla mobile e
curiosa natura. E aspetto il consenso degli altri uomini, le virtù che loro
esaltano nei migliori o le costituzioni che si danno per organizzare la loro
convivenza. Non mi sento esiliato dalla Città Ideale, ma cittadino adottivo
delle strade e delle piazze di questo mondo, dei suoi boschi e delle sue
caverne”) .
Insomma questo libro è,
secondo la definizione dell’autore stesso, “un intrattenimento riflessivo per cultori oziosi”. O, se si preferisce, un tipico libro da dilettanti. Scritto per diletto, va letto per diletto: se uno è
così poco profondo da identificare serietà e seriosità, e così sfortunato da
non saper uscire qualche volta dai propri ambiti di competenza professionale
per il puro gusto del divertimento, farà meglio a non aprire questo libricino.
E a rassegnarsi alla propria noia abituale.
Augusto
Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
mi hai convinto! Non voglio rassegnarmi alla mia noia abituale, fatta di tossi, raffreddori e bollicine.... Grazie della segnalazione, lo compro.
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