“Centonove”
14.2.2014
FOTOCOPIE ILLEGITTIME? SI, MA ANCHE LE COPIE AUTOGRAFATE
A Palermo ancora una volta, come per altro
è avvenuto in altre città, la Guardia di finanza ha scoperto e smantellato un
centro di riproduzione fotostatica illegale di testi universitari: senz’altro
una buona notizia. Adesso però se ne aspetta una seconda, connessa strettamente
alla prima. Infatti l’industria clandestina delle fotocopie di libri in
commercio è un reato non solo odioso, ma anche autolesionistico: se un editore
conta di vendere 1000 copie di un testo adottato a scuola o all’università, può
determinare un prezzo di copertina; se, in base all’esperienza ripetuta negli
anni, sa che ne venderà 100 copie perché le altre 900 sarammo riprodotte
fraudolentemente, sarà costretto dalle leggi di mercato a fissare un prezzo di
copertina triplo o quadruplo per non andare in rosso. Ma il prezzo esoso
spingerà ulteriormente all’illegalità e
- come in un cerchio infernale – l’illegalità spingerà ad innalzare
ulteriormente il prezzo ufficiale.
Assodato questo chiarimento
preliminare sulla inaccettabilità dei reati contro i diritti d’autore, va però
completata la riflessione sulla responsabilità di alcuni docenti universitari
che – non soddisfatti degli emolumenti mensili già decorosi, dei contributi
accessori per viaggi di studio e pubblicazioni, dei guadagni derivanti da
consulenze e altre prestazioni fuori dalle mura accademiche – hanno
interpretato e interpretano la pubblicazione delle dispense, e più in generale
dei loro testi, non come un servizio incluso nella loro docenza bensì come
un’ennesima fonte di guadagno.
Questa perversione arriva a livelli incredibili per chi è estraneo al
clima di intimidazione mafiosa che si può arrivare a respirare in alcune aule
universitarie, specie nel Mezzogiorno italiano. L’esempio più eclatante che non
si può non citare in proposito riguarda quei professori che agli esami chiedono
ai candidati non solo di presentarsi con un libro originale (richiesta
sacrosanta per le motivazioni appena richiamate), ma addirittura con una copia
‘vergine’. Se un amico, dopo aver sostenuto l’esame, presta al collega la sua copia o se una coppia di fidanzati
studia sullo stesso libro per lo stesso esame, ciò viene considerato - del tutto illegittimamente – una
trasgressione. Da qui l’idea geniale
- genialmente ridicola, odiosa, ripugnante – da parte dell’esaminatore
di autografare la copia del libro dello studente e di vietare, contestualmente,
che qualche altro candidato possa presentarsi agli esami con una copia già
autografata. Là dove questa prassi è in uso, uno studente dovrebbe avere il
coraggio civico di denunziare per abuso di potere l’insegnante. Ma, dal momento
che si temono ritorsioni immediate o future, certe o possibili, dirette o
tramite colleghi compiacenti, si finisce col subire in silenzio. E col ricorrere a forme di autodifesa,
come le fotocopie clandestine, tipiche dei sudditi intimiditi da regimi
dittatoriali.
L’intervento della Guardia di finanza
nelle fotocopisterie che riproducono testi illegalmente può spezzare questo
secondo cerchio diabolico che dall’abuso del docente porta alla trasgressione
dello studente che, a sua volta, inasprisce le forme illegali di controllo e di
repressione da parte del docente.
Impossibilitati a ripiegare sulle copie fraudolenti, gli studenti
avranno adesso un motivo in più – si spera decisivo – per denunziare i
professori prepotenti. La seconda buona notizia che attendiamo è che qualcuno
di questi vada a raggiungere in galera i titolari di copisterie abusive.
Augusto Cavadi
1 commento:
Se trattasi di “UN” docente col vizio dell’autografo una denuncia penale sottoscritta da una ventina di studenti ritengo lo incastri. Se trattasi di più docenti la faccenda si complica. In ogni caso davvero odioso.
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