sabato 15 febbraio 2014

Fotocopie illecite, ma è tutta colpa degli studenti universitari?


“Centonove”
14.2.2014

FOTOCOPIE   ILLEGITTIME?   SI, MA ANCHE LE  COPIE AUTOGRAFATE

     A Palermo ancora una volta, come per altro è avvenuto in altre città, la Guardia di finanza ha scoperto e smantellato un centro di riproduzione fotostatica illegale di testi universitari: senz’altro una buona notizia. Adesso però se ne aspetta una seconda, connessa strettamente alla prima. Infatti l’industria clandestina delle fotocopie di libri in commercio è un reato non solo odioso, ma anche autolesionistico: se un editore conta di vendere 1000 copie di un testo adottato a scuola o all’università, può determinare un prezzo di copertina; se, in base all’esperienza ripetuta negli anni, sa che ne venderà 100 copie perché le altre 900 sarammo riprodotte fraudolentemente, sarà costretto dalle leggi di mercato a fissare un prezzo di copertina triplo o quadruplo per non andare in rosso. Ma il prezzo esoso spingerà ulteriormente all’illegalità e  - come in un cerchio infernale – l’illegalità spingerà ad innalzare ulteriormente il prezzo ufficiale.
      Assodato questo chiarimento preliminare sulla inaccettabilità dei reati contro i diritti d’autore, va però completata la riflessione sulla responsabilità di alcuni docenti universitari che – non soddisfatti degli emolumenti mensili già decorosi, dei contributi accessori per viaggi di studio e pubblicazioni, dei guadagni derivanti da consulenze e altre prestazioni fuori dalle mura accademiche – hanno interpretato e interpretano la pubblicazione delle dispense, e più in generale dei loro testi, non come un servizio incluso nella loro docenza bensì come un’ennesima fonte di guadagno.  Questa perversione arriva a livelli incredibili per chi è estraneo al clima di intimidazione mafiosa che si può arrivare a respirare in alcune aule universitarie, specie nel Mezzogiorno italiano. L’esempio più eclatante che non si può non citare in proposito riguarda quei professori che agli esami chiedono ai candidati non solo di presentarsi con un libro originale (richiesta sacrosanta per le motivazioni appena richiamate), ma addirittura con una copia ‘vergine’. Se un amico, dopo aver sostenuto l’esame,  presta al collega la sua copia o se una coppia di fidanzati studia sullo stesso libro per lo stesso esame, ciò viene considerato  - del tutto illegittimamente – una trasgressione. Da qui l’idea geniale  - genialmente ridicola, odiosa, ripugnante – da parte dell’esaminatore di autografare la copia del libro dello studente e di vietare, contestualmente, che qualche altro candidato possa presentarsi agli esami con una copia già autografata. Là dove questa prassi è in uso, uno studente dovrebbe avere il coraggio civico di denunziare per abuso di potere l’insegnante. Ma, dal momento che si temono ritorsioni immediate o future, certe o possibili, dirette o tramite colleghi compiacenti, si finisce col subire in silenzio.  E col ricorrere a forme di autodifesa, come le fotocopie clandestine, tipiche dei sudditi intimiditi da regimi dittatoriali. 
     L’intervento della Guardia di finanza nelle fotocopisterie che riproducono testi illegalmente può spezzare questo secondo cerchio diabolico che dall’abuso del docente porta alla trasgressione dello studente che, a sua volta, inasprisce le forme illegali di controllo e di repressione da parte del docente.  Impossibilitati a ripiegare sulle copie fraudolenti, gli studenti avranno adesso un motivo in più – si spera decisivo – per denunziare i professori prepotenti. La seconda buona notizia che attendiamo è che qualcuno di questi vada a raggiungere in galera i titolari di copisterie abusive.

Augusto Cavadi

1 commento:

Bruno Vergani ha detto...

Se trattasi di “UN” docente col vizio dell’autografo una denuncia penale sottoscritta da una ventina di studenti ritengo lo incastri. Se trattasi di più docenti la faccenda si complica. In ogni caso davvero odioso.