“MADRUGADA”
Dicembre 2013
STATO DI DIRITTO
Molto
probabilmente nelle orde primitive le regole venivano stabilite, di volta in
volta, dal leader più forte
fisicamente e caratterialmente: egli esercitava un potere che Max Weber ha
definito carismatico. Altrettanto
probabilmente, l’esercizio di questo potere si presentava come eccessivamente
instabile: bastava molto poco perchè qualcuno, un po’ più forte o un po’ più
determinato psicologicamente, mettesse in crisi l’autorità del capo e
costringesse il gruppo a riassestarsi su nuovi equilibri. Da qui l’idea di
passare dal potere carismastico di un individuo al potere tradizionale , trasmesso di padre in figlio secondo consuetudini
tanto più condivise quanto più durature nel tempo.
Anche
questa modalità di organizzare le relazioni sociali aveva, ed ha dove perdura,
i suoi inconvenienti: il figlio di un re valoroso può essere un inetto e il
figlio del figlio addirittura un criminale che governa per difendere i propri
interessi e per soddisfare i propri capricci. Per questo la Modernità politica
inizia quando le società imparano a misconoscere i personalismi come i
tradizionalismi e a riconoscere solo poteri legali.
Non più rapporti fra sudditi e sovrani, bensì fra cittadini e leggi. Nel lungo
Medioevo politico si era fedeli a un soggetto in carne e ossa (tutto il sistema
feudale si basava su questa fedeltà gerarchica): se ne è usciti quando si è
capito che l’unica fedeltà civica non è ad
personam bensì alle regole. Questa è l’essenza dello Stato di diritto: devo obbedienza (critica) non a Napolitano o a
Letta, ma alla Presidenza della Repubblica o alla Presidenza del Consiglio dei
ministri. Non governano (alcuni) uomini su (molti) uomini, ma le leggi (uguali
per tutti) sugli uomini (tutti).
Se queste nozioni sono acquisite in punta di dottrina, non altrettanto
appaiono nella cronaca effettiva. Se si evitano le idealizzazioni retroattive,
si deve ammettere che negli ultimi venti anni non si è inventato lo
smantellamento dello Stato di diritto faticosamente architettato con la
Costituzione del 1948: lo si è piuttosto accelerato. Per giunta, senza
l’ipocrisia democristiana che proclamava ufficialmente fedeltà alle
istituzioni: il berlusconismo è la gestione feudale del potere senza il pudore
di camuffarla per farla apparire altro.
Anche nella Prima Repubblica era molto difficile – se non del tutto
impossibile – candidarsi alla Camera dei deputati o al Senato in qualsiasi lista senza un rapporto di
amicizia (più spesso di devozione subordinata) al capo di una delle correnti di partito; con il
sistema elettorale Porcellum quella situazione di fatto si è
istituzionalizzata e si entra in Parlamento (mantenendo qualche possibilità di
ritornarci nel corso della legislatura successiva) solo se si è accetta di
essere pretoriani di Cesare. La normativa vigente consente ogni arretramento
pratico: i posti, ben remunerati, nelle assemblee istituzionali vengono
assegnati - come
fossero benefici privati – per ricompensare consulenze giuridiche, tradimenti
politici, corruzioni nell’esercizio della propria professione, persino favori
sessuali. Nerone ha davvero nominato senatore un suo cavallo? Al paragone con
il fiero e innocente animale si potrebbe scoprire che certi candidati – imposti
nelle liste da padri padroni di vario colore – non risultano preferibili con
evidenza sottratta ad ogni possibile obiezione.
Disattesa di fatto, alla Costituzione non resta che subire una
seconda - più grave – ferita:
essere stravolta persino nella sua formulazione attuale. Una numerosa maggioranza
parlamentare, rappresentante di una vistosa minoranza dei cittadini aventi
diritto al voto, ci sta provando in queste settimane. Il futuro immediato ci
dirà quanta resistenza sapranno opporre gli ultimi difensori dello Stato di
diritto.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
2 commenti:
Ho letto la tua gustosa sintesi sullo stato di diritto con rimandi al passato e nessi con il presente che sono stati utili anche per me. Ma la prima legge porcellum che consenti' la nomina di un cavallo a senatore ricordo che fu di Caligola e non di Nerone. Quando sei imperfetto ti sento più vicino.
Concordo pienamente. Complimenti per la vena prolifica, per la lucidità dell'analisi e per la chiarezza dell'esposizione; doti, tutte insieme, rare da conciliarsi.
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