Rilancio dal mio blog un articolo di Elio già ospitato da www.italialaica.it
E' il mio modo di augurarvi un 2014 meno brutto del 2013: purché non dimentichiamo che "la storia siamo noi" (Francesco De Gregori).
A.
SCANDALO IN VATICANO: UN PAPA COMUNISTA!
di Elio Rindone
“Tutto mi sarei
aspettato, fuorché un papa liberale” pare che abbia esclamato il
principe di Metternich quando gli giunse la notizia dell’elezione di Pio
IX. E in effetti gli atti compiuti dal nuovo papa tra il 1846 e il 1847
furono tali da sconcertare le cancellerie europee e suscitare
l’entusiasmo persino di uomini come Mazzini e Garibaldi, tutt’altro che
ben disposti nei confronti del papato.
Così, oggi, un
vero e proprio panico hanno provocato nelle stanze del potere politico
ed ecclesiastico i gesti e le parole di papa Francesco, che riscuote
invece la più ampia fiducia dell’opinione pubblica, anche al di fuori
della cerchia dei fedeli.
In particolare,
l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ha suscitato le ire degli
ambienti finanziari che detengono oggi il vero potere, tanto che un
influente commentatore radiofonico americano, facendosi interprete di
tali risentimenti, ha bollato come ‘marxista’ il vescovo di Roma.
In effetti, in
quel documento il papa accusa l’attuale sistema economico di negare la
dignità dell’uomo, dichiarando senza mezzi termini: “Questa economia
uccide” (n. 53). E della società attuale offre una descrizione impietosa
che non può essere facilmente smentita: “grandi masse di popolazione si
vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza
vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di
consumo, che si può usare e poi gettare” (n. 53).
Per il papa,
l’impoverimento di buona parte della popolazione mondiale non è un caso.
Esso dipende dall’avidità, che non conosce limiti, delle classi
dirigenti, che sono riuscite a imporre la “dittatura di una economia
senza volto e senza uno scopo veramente umano” (n. 55) la quale,
estranea a ogni prospettiva morale e religiosa, produce “una corruzione
ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni
mondiali” (n. 56).
E Bergoglio non
rinuncia a sferrare un vero e proprio attacco alla teoria, veramente
peregrina ma indiscussa da decenni, secondo la quale, se i ricchi
diventano più ricchi anche grazie a sostanziose riduzioni delle tasse, i
poveri ne hanno un beneficio: “alcuni ancora difendono le teorie della
‘ricaduta favorevole’, che presuppongono che ogni crescita economica,
favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore
equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai
stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua
nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi
sacralizzati del sistema economico imperante” (n. 54).
Un papa che
chiama ‘grossolana e ingenua’ la fiducia nella bontà dei detentori del
potere, e che per di più dichiara che i fatti smentiscono i guru
dell’economia, merita senza dubbio l’accusa di marxismo e sarebbe lecito
aspettarsi una qualche ritrattazione! A chi lo accusa Bergoglio
risponde, invece, che certo l'ideologia marxista è sbagliata, ma che ha
conosciuto tanti marxisti buoni come persone, per cui non si sente per
nulla offeso, e, per quanto riguarda la risibile teoria per cui il
benessere dovrebbe sgocciolare verso il basso come da un bicchiere
stracolmo, osserva con ironia che in realtà: “C'era la promessa che
quando il bicchiere fosse stato pieno, sarebbe trasbordato e i poveri ne
avrebbero beneficiato. Accade invece che quando è colmo, il bicchiere
magicamente s'ingrandisce, e così non esce mai niente per i poveri”
(intervista a La Stampa, 15/12/2013).
Del resto,
Bergoglio ha buon gioco nel dimostrare che le sue affermazioni non sono
ispirate da Marx ma appartengono alla dottrina tradizionale, che già dai
tempi dei Padri della Chiesa sostiene che il possesso privato dei beni
si giustifica solo “per custodirli e accrescerli in modo che servano
meglio al bene comune” (n.189). E che anzi la Evangelii gaudium, che ha
le caratteristiche di un discorso programmatico che traccia le
linee-guida di un pontificato particolarmente sollecito nei confronti
dei poveri, non è che la riproposizione del discorso programmatico che
Luca attribuisce a Gesù, il quale si dice inviato “per annunziare ai
poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e
ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare
un anno di grazia del Signore” (4, 18-19).
Il cuore del
vangelo, chiarisce a ragione il papa, non è la promessa di una salvezza
esclusivamente individuale o puramente spirituale ma l’annuncio che “è
vicino il regno di Dio” (Marco 1, 15). E se Dio regna, nella società non
ci può essere posto per l’ingiustizia e la sopraffazione: “Nella misura
in cui Egli riuscirà a regnare tra di noi, la vita sociale sarà uno
spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti.
Dunque, tanto l’annuncio quanto l’esperienza cristiana tendono a
provocare conseguenze sociali” (n. 180).
Ovvio, a questo
punto, che un papa che ispira la sua azione al vangelo sia una novità
sconvolgente per le gerarchie ecclesiastiche: contesta col suo esempio
il loro stile di vita che, per usare un eufemismo, è decisamente poco
sobrio, mette in pericolo carriere che sembravano inossidabili, si
propone di imporre regole di trasparenza nelle attività finanziarie
della Santa Sede… Come non rimpiangere i tempi in cui si coprivano gli
scandali con la quotidiana difesa dei principi non negoziabili?
E non meno
preoccupati sono i laici cattolici che possiedono grandi ricchezze:
davvero dovrebbero smettere di accumulare denaro, evadere il fisco e
usare per i loro affari l’arma infallibile della corruzione? Se si
continua di questo passo, si finirà col tenere lontani dall’eucaristia
non solo i divorziati risposati ma anche i responsabili della fame di
milioni di esseri umani, e ciò sarebbe veramente intollerabile!
Ma un vero e
proprio terrore si è impadronito dei nostri politici, accomunati, senza
distinzione tra ex socialisti, ex comunisti o ex democristiani,
dall’attaccamento alle poltrone e dalla sudditanza al grande capitale
finanziario: tutto potevano aspettarsi, fuorché un papa comunista! Hanno
faticato tanto per convincere gli elettori che il crescente divario tra
ricchi e poveri è una fatalità, che loro combattono con determinazione
la corruzione e l’evasione fiscale anche se non ottengono alcun
risultato, che allo smantellamento dello stato sociale sono costretti
dai burocrati europei, che i condoni e i regali alle banche sono
necessari per salvare l’euro… e a sorpresa arriva un papa che grida che
il re è nudo e che non bisogna credere ingenuamente alla ‘bontà di
coloro che detengono il potere economico’!?
Ora cosa
succederà? Non è difficile prevedere che, come nell’Ottocento le forze
conservatrici si unirono per indurre Pio IX a quella retromarcia che ne
fece un ultra-reazionario, così anche oggi i poteri politici, economici e
clericali faranno di tutto per rallentare, ostacolare e alla fine
vanificare l’azione riformatrice di papa Francesco. Ma è ugualmente
certo che Bergoglio, se sarà sostenuto dall’opinione pubblica e
riuscirà, pur con gli inevitabili compromessi, a tener duro, potrà non
solo arginare la crisi del cattolicesimo ma anche contribuire alla
creazione di una società più umana.
www.italialaica.it 22.12.2013
1 commento:
Grazie della condivisione di questo scritto davvero prezioso. Lunga vita a papa Francesco e grande forza e speranza agli uomini di buona volontà che ne alimentano e condividono la visione del mondo!
Maria D.
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