martedì 31 dicembre 2013

Un papa marxista secondo Elio Rindone

Rilancio dal mio blog un articolo di Elio già ospitato da www.italialaica.it
 E' il mio modo di augurarvi un 2014 meno brutto del 2013: purché non dimentichiamo che "la storia siamo noi" (Francesco De Gregori).
A.
 
SCANDALO IN VATICANO: UN PAPA COMUNISTA!
di Elio Rindone
 
“Tutto mi sarei aspettato, fuorché un papa liberale” pare che abbia esclamato il principe di Metternich quando gli giunse la notizia dell’elezione di Pio IX. E in effetti gli atti compiuti dal nuovo papa tra il 1846 e il 1847 furono tali da sconcertare le cancellerie europee e suscitare l’entusiasmo persino di uomini come Mazzini e Garibaldi, tutt’altro che ben disposti nei confronti del papato.
Così, oggi, un vero e proprio panico hanno provocato nelle stanze del potere politico ed ecclesiastico i gesti e le parole di papa Francesco, che riscuote invece la più ampia fiducia dell’opinione pubblica, anche al di fuori della cerchia dei fedeli.
In particolare, l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ha suscitato le ire degli ambienti finanziari che detengono oggi il vero potere, tanto che un influente commentatore radiofonico americano, facendosi interprete di tali risentimenti, ha bollato come ‘marxista’ il vescovo di Roma.
In effetti, in quel documento il papa accusa l’attuale sistema economico di negare la dignità dell’uomo, dichiarando senza mezzi termini: “Questa economia uccide” (n. 53). E della società attuale offre una descrizione impietosa che non può essere facilmente smentita: “grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare” (n. 53).
Per il papa, l’impoverimento di buona parte della popolazione mondiale non è un caso. Esso dipende dall’avidità, che non conosce limiti, delle classi dirigenti, che sono riuscite a imporre la “dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano” (n. 55) la quale, estranea a ogni prospettiva morale e religiosa, produce “una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali” (n. 56).
E Bergoglio non rinuncia a sferrare un vero e proprio attacco alla teoria, veramente peregrina ma indiscussa da decenni, secondo la quale, se i ricchi diventano più ricchi anche grazie a sostanziose riduzioni delle tasse, i poveri ne hanno un beneficio: “alcuni ancora difendono le teorie della ‘ricaduta favorevole’, che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesce a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante” (n. 54).
Un papa che chiama ‘grossolana e ingenua’ la fiducia nella bontà dei detentori del potere, e che per di più dichiara che i fatti smentiscono i guru dell’economia, merita senza dubbio l’accusa di marxismo e sarebbe lecito aspettarsi una qualche ritrattazione! A chi lo accusa Bergoglio risponde, invece, che certo l'ideologia marxista è sbagliata, ma che ha conosciuto tanti marxisti buoni come persone, per cui non si sente per nulla offeso, e, per quanto riguarda la risibile teoria per cui il benessere dovrebbe sgocciolare verso il basso come da un bicchiere stracolmo, osserva con ironia che in realtà: “C'era la promessa che quando il bicchiere fosse stato pieno, sarebbe trasbordato e i poveri ne avrebbero beneficiato. Accade invece che quando è colmo, il bicchiere magicamente s'ingrandisce, e così non esce mai niente per i poveri” (intervista a La Stampa, 15/12/2013).
Del resto, Bergoglio ha buon gioco nel dimostrare che le sue affermazioni non sono ispirate da Marx ma appartengono alla dottrina tradizionale, che già dai tempi dei Padri della Chiesa sostiene che il possesso privato dei beni si giustifica solo “per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune” (n.189). E che anzi la Evangelii gaudium, che ha le caratteristiche di un discorso programmatico che traccia le linee-guida di un pontificato particolarmente sollecito nei confronti dei poveri, non è che la riproposizione del discorso programmatico che Luca attribuisce a Gesù, il quale si dice inviato “per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (4, 18-19).
Il cuore del vangelo, chiarisce a ragione il papa, non è la promessa di una salvezza esclusivamente individuale o puramente spirituale ma l’annuncio che “è vicino il regno di Dio” (Marco 1, 15). E se Dio regna, nella società non ci può essere posto per l’ingiustizia e la sopraffazione: “Nella misura in cui Egli riuscirà a regnare tra di noi, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti. Dunque, tanto l’annuncio quanto l’esperienza cristiana tendono a provocare conseguenze sociali” (n. 180).
Ovvio, a questo punto, che un papa che ispira la sua azione al vangelo sia una novità sconvolgente per le gerarchie ecclesiastiche: contesta col suo esempio il loro stile di vita che, per usare un eufemismo, è decisamente poco sobrio, mette in pericolo carriere che sembravano inossidabili, si propone di imporre regole di trasparenza nelle attività finanziarie della Santa Sede… Come non rimpiangere i tempi in cui si coprivano gli scandali con la quotidiana difesa dei principi non negoziabili?
E non meno preoccupati sono i laici cattolici che possiedono grandi ricchezze: davvero dovrebbero smettere di accumulare denaro, evadere il fisco e usare per i loro affari l’arma infallibile della corruzione? Se si continua di questo passo, si finirà col tenere lontani dall’eucaristia non solo i divorziati risposati ma anche i responsabili della fame di milioni di esseri umani, e ciò sarebbe veramente intollerabile!
Ma un vero e proprio terrore si è impadronito dei nostri politici, accomunati, senza distinzione tra ex socialisti, ex comunisti o ex democristiani, dall’attaccamento alle poltrone e dalla sudditanza al grande capitale finanziario: tutto potevano aspettarsi, fuorché un papa comunista! Hanno faticato tanto per convincere gli elettori che il crescente divario tra ricchi e poveri è una fatalità, che loro combattono con determinazione la corruzione e l’evasione fiscale anche se non ottengono alcun risultato, che allo smantellamento dello stato sociale sono costretti dai burocrati europei, che i condoni e i regali alle banche sono necessari per salvare l’euro… e a sorpresa arriva un papa che grida che il re è nudo e che non bisogna credere ingenuamente alla ‘bontà di coloro che detengono il potere economico’!?
Ora cosa succederà? Non è difficile prevedere che, come nell’Ottocento le forze conservatrici si unirono per indurre Pio IX a quella retromarcia che ne fece un ultra-reazionario, così anche oggi i poteri politici, economici e clericali faranno di tutto per rallentare, ostacolare e alla fine vanificare l’azione riformatrice di papa Francesco. Ma è ugualmente certo che Bergoglio, se sarà sostenuto dall’opinione pubblica e riuscirà, pur con gli inevitabili compromessi, a tener duro, potrà non solo arginare la crisi del cattolicesimo ma anche contribuire alla creazione di una società più umana.
 
www.italialaica.it 22.12.2013

1 commento:

Maria D'Asaro ha detto...

Grazie della condivisione di questo scritto davvero prezioso. Lunga vita a papa Francesco e grande forza e speranza agli uomini di buona volontà che ne alimentano e condividono la visione del mondo!
Maria D.