“Repubblica – Palermo”
8.12.2013
LA LIBERTA’ DI DON SCORDATO
Da trent’anni ormai (molto
prima dell’era Bergoglio) la messa domenicale presieduta da don Cosimo
Scordato, nella chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria di Palermo, è
veramente la celebrazione dell’ accoglienza evangelica di sorelle e fratelli
segnati dai travaglio della vita (omosessuali, divorziati, ex-preti,
intellettuali e artisti alla ricerca di un approdo esistenziale…).
Quasi “a insaputa” dello stesso
celebrante, le edizioni Cittadella di Assisi hanno licenziato, col titolo Libertà di parola, una raccolta – curata
da Maria D’Asaro e Ornella Giambalvo – di alcune delle omelie più significative
di questo “prete di strada” in occasione dei suoi sessantacinque anni. In ogni momento del suo servizio
presbiteriale – quando interviene nei dibattiti pubblici su questioni
ecclesiali o più ampiamente sociali – don Scordato incarna come pochissimi
altri esponenti del clero la libertà di chi, avendo meditato su un tema,
avverte il diritto-dovere di dire ciò che ritiene giusto: sia che ciò coincida
con l’insegnamento ufficiale del magistero romano del momento sia che se ne
discosti profeticamente. Radicata nella libertà, la sua parola - a sua volta – è liberatrice:
alleggerisce, infatti, l’interlocutore dalle superfetazioni dogmatiche e dagli
appesantimenti moralistici che possano soffocare la fede autentica nel vangelo.
Tanta franchezza spiega il fascino che don Scordato esercita verso fasce
sociali disparate: dal ragazzo di Ballarò convinto a uscire da giri mafiosi a
Francesco De Gregori che, dopo averlo voluto a Genova alla registrazione di un
disco, glielo ha dedicato in copertina.
Augusto Cavadi
1 commento:
Caro Augusto,
grazie di tutto, ma soprattuto del vostro affetto e della vostra amicizia.
Un abbraccio
Cosimo
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