“Repubblica – Palermo”
21.12.13
L’ARCANO DI UNA MULTA SVELATO DOPO UN’INCREDIBILE ODISSEA
Per una colpevole distrazione, due carabinieri mi
hanno giustamente appioppato la seconda multa in quarant’anni di onorata
carriera di automobilista. Devo riconoscere che l’agente verbalizzante è stato
anche piacevolmente sdrammatizzante. Dopo aver esaminato i documenti, mi ha
comunicato la sentenza con uno spiritoso: “Complimenti, ha vinto il 30% di
sconto”, spiegandomi che entro 5 giorni avrei potuto pagare 29 euro anzicché
41. Mi ha consegnato il verbale, un conto corrente postale già prestampato e un
foglio con le istruzioni per l’uso. Poiché opero versamenti postali da più di
mezzo secolo, ho compiuto l’imperdonabile, fatale, leggerezza di non leggermi
con attenzione le istruzioni stampate in caratteri minuscoli.
Il lunedì mattina mi presento alle poste e, poiché è
un giorno di scadenze varie (dalla Tares all’Imu), mi tocca una ‘coda’ di due
ore e tre quarti. Quando arriva il mio turno, l’addetta mi comunica – con
sincero dispiacere – che il computer, senza dare spiegazioni, si rifiuta di registrare il versamento.
Il giorno dopo cambio ufficio postale nella speranza di trovare o un’impiegata
più informata o un computer più recettivo: ma, dopo un’ora e dieci minuti di
attesa, il responso non muta.
Cerco allora una stazione dei carabinieri dalla
quale vengo dirottato su un certo ufficio della Benemerita dall’altra parte
della città e, finalmente, mi viene svelato l’arcano: il bollettino postale
prestampato - dove dovevo scrivere solo l’importo della multa e le mie
generalità - era stato congegnato in modo da funzionare solo dopo i cinque
giorni dal verbale per pagare la multa intera. E da essere respinto entro i
cinque giorni dalla data di consegna. Per beneficiare dello sconto, invece,
sarei dovuto recarmi alle poste, chiedere un modulo totalmente in bianco,
compilarlo a mano in tutte le sue parti secondo la falsariga del bollettino
prestampato e finalmente saldare il debito con la legge. Evidentemente in nome
del principio: “Perché rendere facile l’assolvimento di un dovere civico se,
con un pizzico di fantasia, lo si
può rendere diificile?”. “Ma una volta che sono qua” – ho chiesto al
carabiniere – “non potrei pagare direttamente invece di tornare alle poste?”.
Cortese ma ferma la risposta: “Mi dispiace, non dipende da me: sarebbe logico
così, ma la procedura non prevede pagamenti che non passino dagli uffici postali
o, se è già iscritto al sito delle poste italiane, attraverso internet”. Ma non
ero iscritto, avrei dovuto attendere qualche giorno la conferma mediante
telegramma cartaceo (?!) dell’iscrizione telematica (sforando i cinque giorni
tollerati per lo sconto) e dunque, buono buono, mi sono sorbito la terza fila
(questa volta ‘solo’ di 55 minuti) alle poste. Insomma: come correzione
pedagogica del cittadino indisciplinato, niente da invidiare all’Impero
asburgico del XIX secolo.
Doppia
morale della favola (che purtroppo favola non è, ma cronaca puntuale). Primo
proposito: starò attentissimo a leggere in futuro ogni istruzioni per l’uso su
come pagare le multe alla posta e intanto avvertirò quanti più parenti ed amici
possibile della delicatezza del meccanismo procedurale in vigore. Secondo
proposito: difenderò con vivacità l’onore dell’Arma in occasione delle prossime
barzellette sui carabinieri. Altro che ingenuità intellettiva! Solo una mente
assai raffinata, direi quasi diabolicamente inventiva, poteva progettare un
sistema così sottile di punizione per i trasgressori del codice stradale. Per i
prossimi vent’anni non mi permetterò nessuna distrazione: dovessi lasciare
l’auto sotto casa e non toccarla per quel tanto che mi resta da vivere.
Augusto
Cavadi
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