"Cronache laiche"
Bruno Vergani
martedì 17 dicembre
Antropologia del leghista, un po' tribale e un po' credente
Si può essere cattolici e votare Lega?
La domanda pervade "Il dio dei leghisti", di Augusto Cavadi, che delinea
con gran lucidità il codice culturale del popolo del Carroccio.
Raduno della Lega Nord. Umberto Bossi arringa il popolo
bergamasco. «Stavolta abbiamo subito anche il Presidente della
Repubblica che è venuto a riempirci di tricolori sapendo bene che il
tricolore non piace alla gente del nord. altro che democrazia!»
Sotto il palco i militanti latrano compatti: «Vergogna!»
Bossi: «Eh certo!»
Pubblico: «Usciamo dall'Italia! Andiamocene via!»
Bossi: «Mandiamo un saluto al Presidente della Repubblica!» E fa le corna.
«D'altra parte nomen omen. si chiama napoletano. Oh no! Non sapevo che l'era un terùn!»
I militanti leghisti esultano: «Roma ladrona la Lega non perdona!... Monti Monti vaffanculo! Monti Monti vaffanculo!»
Bossi: «E magari gli piace, cazzo!»
Il pubblico in delirio applaude il capo. Qualcun altro invece lo denuncia per vilipendio al Capo dello Stato, tra questi il regista Ermanno Olmi.
Cattolica gran parte di quel pubblico esultante. Cattolico il regista che denuncia. Qualcosa non torna. Cosa? Era la fine di dicembre del 2011 e la risposta era in stampa: "Il Dio dei Leghisti" di Augusto Cavadi oggi in libreria.
Chi è il leghista? A quale tipologia umana appartiene? Chirurgico l'autore, filosofo e teologo, ne delinea il "codice culturale". Appare un tipo umano aderente ad una ideologia semplificata, un leninismo temperato dall'oratoria efficace e popolana. E' reattivo: avverte la globalizzazione una minaccia alla sua identità e per difendersi si attacca alle tradizioni, alle radici popolari e mitiche, del suo territorio. "Tribalismo ipermoderno" che mai ironico difende i suoi miti provinciali per non essere fagocitato da socialismi o liberismi omologanti o sopraffatto dal diverso, dallo straniero. I suoi principi etici sono elementari, primo fra tutti l'"idiotismo apolitico": prima io poi gli altri. E' un gran lavoratore, quasi eroico. Orgoglioso della sua virilità talvolta è ossessivamente omofobo. Tronfio della sua ignoranza diffida degli intellettuali.
Il libro è generoso di citazioni; alcune appaiono irreali. Borghezio, come prova provata di non essere razzista sentenzia: «Le nere le ho provate quando sono stato in Africa, nello Zaire. Ah, le katanghesi! Le katanghesi! Prodotto notevole. Mica come le bruttone nigeriane che battono da noi. Quello che ho assaggiato lì era proprio un prodotto locale notevole». Cavadi mantiene calma, profondità e lucidità: non scrive contro qualcuno, ma per comprendere e agire per migliorare le cose.
Fotografato il tipo umano veniamo informati delle sue concezioni teologiche: un panteismo naturalistico mischiato ad un cristianesimo ideologico, dove la religione è collante sociale e identitario. Il simbolo del crocifisso, ostentato nei locali statali, esprime e sintetizza il patrimonio religioso ed etico padano. E a quel punto il lettore sente emergere chiara e forte dal profondo una domanda. La domanda. Si può essere cattolici e votare Lega? Com'è possibile conciliare il pensiero profetico, agapico, rivoluzionario, universalistico di Gesù di Nazareth - dove gli ultimi saranno i primi e i nemici amati invece che combattuti - con quel mix di panteismo naturalistico cristianista-egocentrico della Lega Nord? Qui l'Autore analizza il punto di incontro tra Chiesa cattolica e Lega, i "valori non negoziabili", e nel confrontarli con il pensiero espresso da Gesù di Nazareth ne indica le incongruità. Questo è il problema e molti cattolici, di base e non, si sono accorti. Altri no: richiede fatica di pensiero relativizzare la propria visione del mondo quando la si considera unica ed esclusiva. Quando ci si ritiene depositari del bene assoluto si tende, a gloria di Dio e talvolta in buona fede, a relativizzare il temporale. Così, dalle alte sfere, indifferenti a quello che i comuni mortali si ostinano a chiamare ancora bene e male, si tira dritto per rafforzare l'istituzione salvifica. Tutto fa brodo per ingrandirla e difenderla, Borghezio che "prova" le katanghesi incluso.
Sotto il palco i militanti latrano compatti: «Vergogna!»
Bossi: «Eh certo!»
Pubblico: «Usciamo dall'Italia! Andiamocene via!»
Bossi: «Mandiamo un saluto al Presidente della Repubblica!» E fa le corna.
«D'altra parte nomen omen. si chiama napoletano. Oh no! Non sapevo che l'era un terùn!»
I militanti leghisti esultano: «Roma ladrona la Lega non perdona!... Monti Monti vaffanculo! Monti Monti vaffanculo!»
Bossi: «E magari gli piace, cazzo!»
Il pubblico in delirio applaude il capo. Qualcun altro invece lo denuncia per vilipendio al Capo dello Stato, tra questi il regista Ermanno Olmi.
Cattolica gran parte di quel pubblico esultante. Cattolico il regista che denuncia. Qualcosa non torna. Cosa? Era la fine di dicembre del 2011 e la risposta era in stampa: "Il Dio dei Leghisti" di Augusto Cavadi oggi in libreria.
Chi è il leghista? A quale tipologia umana appartiene? Chirurgico l'autore, filosofo e teologo, ne delinea il "codice culturale". Appare un tipo umano aderente ad una ideologia semplificata, un leninismo temperato dall'oratoria efficace e popolana. E' reattivo: avverte la globalizzazione una minaccia alla sua identità e per difendersi si attacca alle tradizioni, alle radici popolari e mitiche, del suo territorio. "Tribalismo ipermoderno" che mai ironico difende i suoi miti provinciali per non essere fagocitato da socialismi o liberismi omologanti o sopraffatto dal diverso, dallo straniero. I suoi principi etici sono elementari, primo fra tutti l'"idiotismo apolitico": prima io poi gli altri. E' un gran lavoratore, quasi eroico. Orgoglioso della sua virilità talvolta è ossessivamente omofobo. Tronfio della sua ignoranza diffida degli intellettuali.
Il libro è generoso di citazioni; alcune appaiono irreali. Borghezio, come prova provata di non essere razzista sentenzia: «Le nere le ho provate quando sono stato in Africa, nello Zaire. Ah, le katanghesi! Le katanghesi! Prodotto notevole. Mica come le bruttone nigeriane che battono da noi. Quello che ho assaggiato lì era proprio un prodotto locale notevole». Cavadi mantiene calma, profondità e lucidità: non scrive contro qualcuno, ma per comprendere e agire per migliorare le cose.
Fotografato il tipo umano veniamo informati delle sue concezioni teologiche: un panteismo naturalistico mischiato ad un cristianesimo ideologico, dove la religione è collante sociale e identitario. Il simbolo del crocifisso, ostentato nei locali statali, esprime e sintetizza il patrimonio religioso ed etico padano. E a quel punto il lettore sente emergere chiara e forte dal profondo una domanda. La domanda. Si può essere cattolici e votare Lega? Com'è possibile conciliare il pensiero profetico, agapico, rivoluzionario, universalistico di Gesù di Nazareth - dove gli ultimi saranno i primi e i nemici amati invece che combattuti - con quel mix di panteismo naturalistico cristianista-egocentrico della Lega Nord? Qui l'Autore analizza il punto di incontro tra Chiesa cattolica e Lega, i "valori non negoziabili", e nel confrontarli con il pensiero espresso da Gesù di Nazareth ne indica le incongruità. Questo è il problema e molti cattolici, di base e non, si sono accorti. Altri no: richiede fatica di pensiero relativizzare la propria visione del mondo quando la si considera unica ed esclusiva. Quando ci si ritiene depositari del bene assoluto si tende, a gloria di Dio e talvolta in buona fede, a relativizzare il temporale. Così, dalle alte sfere, indifferenti a quello che i comuni mortali si ostinano a chiamare ancora bene e male, si tira dritto per rafforzare l'istituzione salvifica. Tutto fa brodo per ingrandirla e difenderla, Borghezio che "prova" le katanghesi incluso.
Bruno Vergani
Augusto Cavadi
Il Dio dei leghisti
Edizioni San Paolo, 14 euro
1 commento:
Complimenti a Bruno per questa colorita e calzante recensione. E, ovviamente, complimenti a te per i libri/saggi quali "il Dio dei leghisti" e/o "Il Dio dei mafiosi" tanto arguti quanto ricchi di riflessioni illuminate e acute.
Maria D'Asaro
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