“Centonove” 1.11.13
MIGRANTI VERSO L’ITALIA: AL DI LA’ DELL’EMOZIONE
Quando i teleschermi ci
restituiscono le immagini dei cadaveri di Lampedusa - come, prima, di decine di altre spiagge dove il sole
splende su scene di morte – è facile commuoversi, persino indignarsi. Ma poi? La
ruota della cronaca gira e, sino al prossimo naufragio, c’è tanto altro di cui
commuoversi e di cui indignarsi. Convinta che l’emozione non basti,
l’associazione di volontariato culturale
SCUOLA DI FORMAZIONE ETICO-POLITICA “G. FALCONE” di Palermo intende perciò
offrire uno spazio di riflessione critica e di approfondimento documentato sui
flussi migratori mondiali in un seminario che si terrà a Valderice (Trapani) da
venerdì 1 a domenica 3 novembre.
Le tematiche che esigono d’essere affrontate - con animus
equidistante dal buonismo political
correct sono diverse. La prima di carattere antropologico, se non
addirittura etologico: perché noi umani, in quanto animali, difendiamo i nostri
spazi vitali con aggressività? Perché abbiamo paura dello straniero e rizziamo
le antenne quando qualcuno varca i confini della nostra casa? E – nel caso che
questi comportamenti fossero ‘naturali’ – come favorire un mutamento
‘culturale’ nel segno dell’accoglienza e della condivisione? Ma i comportamenti
sono incoraggati o scoraggiati dalle leggi in vigore: ecco perché un secondo
punto di vista sulla situazione attuale non può prescindere dall’analisi della
normativa europea e italiana. Clelia Bartoli ha scritto in proposito
l’essenziale nel suo intenso Razzisti per
legge. L’Italia che discrimina (Laterza, Roma – Bari 2012), la cui tesi
centrale è facilmente sintetizzabile: con le leggi Bossi-Fini e poi Maroni, “In
Italia si è avviata la costruzione di un sistema razzista, reso efficace e
duratiro dalla legge, che rischia di portare a una frattura della popolazione
dai perniciosi effetti di lunga durata”.
Il diritto è frutto di scelte
etico-politiche: quale filosofia sta alle spalle delle normative che
incoraggiano la circolazione delle merci e scoraggiano la circolazione delle
persone (persino quando sono attanagliate dalla persecuzione politica, dalla
guerra, dalla fame, dalla malattia e dalla povertà)? Nell’epoca in cui si
ribadisce, con malcelata soddisfazione, il tramonto delle ideologie, l’opzione
di fondo resta proprio ideologica: che caratteri deve avere la globalizzazione
in atto? Una vera planetarizzazione delle culture e dei diritti o piuttosto
l’occidentalizzazione (mascherata) del pianeta?
Questi interrogativi possono
sembrare lontani dalla quotidianità. Ma è davvero così certo che noi cittadini
‘comuni’ non possiamo fare nulla per spostare la storia mondiale in una
direzione piuttosto che in un’altra? Forse le nostre armi, limitate, possono
acquistare consistenza ed efficacia se aggregate in un “fascio” unitario (noi
siciliani dovremmo ricordare ogni tanto che, trent’anni prima dei fasci di
Mussolini, abbiamo realizzato i “fasci siciliani” di ben altra tempra e di ben
altro colore). Forse possiamo scoprire che l’associazionismo laico e religioso
sta facendo molto per sensibilizzare la mentalità della gente e per approntare
forme di assistenza, legale e sanitaria, a favore dei migranti; che in quanto
elettori potremmo pesare anche sulla politica estera dei governi; che in quanto
consumatori possiamo esercitare notevoli pressioni sulle logiche capitalistiche
e sulle modalità alternative di commercio equo e solidale….
Augusto Cavadi
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