“Repubblica – Palermo”
11.10. 13
Educazione alla legalità: cominciamo dalle raccomandazioni
Due ore a settimana di
antimafia da insegnare nelle
scuole medie e superiori siciliane: è la proposta contenuta in un disegno di
legge presentato dal Movimento Cinque Stelle allʼAssemblea regionale siciliana. Pronta l’adesione di Nello
Musumeci, presidente della Commissione antimafia, che ne aveva già presentato
una analoga nel 2007 al Parlamento europeo di Strasburgo.
Date per scontate le intenzioni
benemerite degli attuali politici, mi viene spontaneo augurarmi che anche
questa volta – come nel corso della precedente legislatura regionale in cui una
proposta simile fu avanzata da deputati di sinistra – tutto si areni fra le
chiacchiere e i veti incrociati. Non certo perché di educazione civile contro
la mentalità e le pratiche mafiose non ce ne sia bisogno dalle nostre parti, ma
proprio perché ce n’è molta necessità. E allora o si fanno le cose per bene o è
meglio non costruire, a sé stessi e agli altri (in questo caso i giovani),
comodi alibi.
Innanzitutto va
ricordato che il sistema scolastico (come potrebbero attestare dall’oltretomba
Platone, Agostino, Manzoni, Leopardi, Ungaretti…) riesce a rendere odiose anche
le proposte più affascinanti. Sappiamo tutti che solo Carmelo Bene, Vittorio
Gassman o Roberto Benigni riescono a sdoganare la “Divina Commedia” dal limbo
di venerazione formale e di antipatia sostanziale in cui riescono a relegarla
la maggior parte dei docenti di letteratura italiana (con eccezioni tanto più
significative quanto rare).
In
secondo luogo, non si può parlare di “legalità” come disciplina a sé: va
inserita in un quadro complessivo di storia del Meridione, di diritto
costituzionale, di elementi basilari di economia…Insomma è un tema
interdisciplinare e ancor più transdisciplinare: deve costituire parte integrante dell'intera programmazione didattica e, soprattutto, esige il
rinnovamento metodologico e contenutistico per lo sviluppo di una coscienza
critica degli alunni. Che senso ha fare
l’ora di legalità (democratica) e continuare a insegnare in maniera dogmatica e
nozionistica il latino o la fisica?
In terzo
luogo, infine, le pur necessarie modifiche dal punto di vista cognitivo,
intellettuale, sarebbero comunque insufficienti se non accompagnate da una radicale
riforma delle pratiche. Non parliamo delle pratiche nella società in generale,
nelle sedi istituzionali e amministrative in particolare: sarebbe, in questo
momento, come accendere fiammiferi per vedere meglio i giochi di fuoco.
Limitiamoci alle nostre scuole,
troppo spesso palestre di favoritismi in cui si insegna, con i fatti,
che il rispetto delle regole non paga e che contano soltanto la furbizia
individuale e le amicizie altolocate. Si potrebbero moltiplicare gli esempi, ma
già nella scelta della sezione in cui iscrivere i propri figli si scatena una
caccia alla raccomandazione per entrare nei corsi più “in” ed evitare gli “out”.
Che poi qualche dirigente scolastico riesca a resistere alle pressioni
relazionali è di certo lodevole, ma non scontato. Più in generale, in tutte le
scuole in cui ho lavorato da quaranta anni, il docente che arriva abitualmente
in ritardo, resta indietro col programma e limita le spiegazioni ai testi in
adozione, lascia copiare liberamente durante le prove scritte – purché a fine d’anno sia
“generoso” nelle valutazioni –
viene considerato “buono” dagli alunni, dalle famiglie e persino dai colleghi.
Se invece è più esigente con sé stesso
- sia per quanto riguarda l’aggiornamento professionale sia dal punto di vista deontologico - e, dunque, anche con gli alunni, nel
corso dell’anno scolastico e in sede di scrutini finali, viene qualificato con
una vasta gamma di epiteti, dal più gentile ( “E’ una testa dura, di coccio”)
ai meno riferibili. La legalità, insomma, la si insegna prima di tutto ed
essenzialmente vivendola, inspirandola ed espirandola: facendone apprezzare,
secondo l’espressione cara a Paolo Borsellino, il “profumo”. Certo, questo
costa un po’ più che fingere di somministrarla a ore settimanali: ma è il
prezzo di tutte le cose belle della vita.
Augusto Cavadi
ASSOCIAZIONI
2 commenti:
la proposta dei 5 stalle, condivisa da nello musumeci, formidabile accoppiata di sbarbatelli e omini di panza, richiama alla mente l'istituzione per legge dello studio di "cittadinanza e costituzione" da parte del più insulso ministro della pubblica istruzione che la storia della repubblica italiana annoveri. Come lo studio della costituzione, anche quello della legalità, sembra una strategia pianificata per far disamorare dell'una e dell'altra, strategia volta alla sterilizzazione delle coscienze e funzionale alla manomissione della prima e al travisamento della seconda. Da questi pulpiti, non a caso, partono i più beceri attacchi alla Carta, al diritto di cittadinanza per gli immigrati, al rispetto delle leggi e dello stato di diritto. nondimeno l'indifferenza, se non proprio l'ignoranza ,di tanti docenti è un problema molto serio che non si risolve con l'introduzione di saperi che dovrebbero essere già prerequisito culturale, morale e deontologico di chi opera nella scuola. ma formare e selezionare i formatori è l'ultimo rimedio che questi improvvisati possano mai concepire.
Da docente, condivido le tue riflessioni.
Maria D'Asaro
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