Un amico, Nino Cangemi, ha proposto sul quotidiano on line www.siciliainformazioni.com di intitolare la Biblioteca regionale di Palermo a Leonardo Sciascia (riservando all'attuale intestatazio, Bombace, una delle sale interne).
Richiesto di un commento alla sua proposta
(www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/55946/intitoliamo-la-biblioteca-regionale-di-palermo-a-leonardo-sciascia)
ho espresso la mia opinione:
I dirigenti regionali godono, già in vita, di privilegi innumerevoli. Non è neppure questione di onestà individuale: è proprio un sistema che esalta a livelli inimmaginabili in altri ordinamenti democratici il potere e le remunerazioni degli alti burocrati nell ‘isola ‘autonoma’ da ogni principio etico. Dobbiamo anche in morte perseverare in questa sudditanza, prolungare questa sperequazione? O non possiamo ripagare i nostri intellettuali – se impegnati civilmente, se estranei essi stessi alle logiche clientelari – della testimonianza di dignità schiva e feconda che ci hanno regalato, contribuendo a bilanciare in senso positivo l’immagine della Sicilia nel mondo? Sì, dunque, alla proposta di intitolare la Biblioteca regionale a Leonardo Sciascia, a patto che sia un primo passo verso la liberazione della stessa Biblioteca dal parassitismo e dall’inefficienza che, al di là della buona volontà di singoli operatori, la mortificano.
2 commenti:
Questo uno stralcio dell’articolo di Amelia Crisantino dal titolo “Una storia semplice” pubblicato su la Repubblica, sez. Palermo, 6 novembre 2003, p. I:
«[...] Aperta il 5 novembre 1782, la Biblioteca compie 221 anni e le viene imposto un nome proprio. Sarà intitolata ad Alberto Bombace, non un grande intellettuale ma un burocrate regionale degli anni d’oro, quelli delle vacche grasse a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta. Certo, si poteva trovare di meglio. Se proprio si voleva, a Bombace si poteva dedicare una sala. Magari, accanto a un’altra saletta più defilata. Dedicata ai 3 operai che 20 anni fa morirono sotto un cornicione, durante i lavori di ristrutturazione, e di cui nel tempio della memoria s’è persa ogni traccia. A suo tempo, lo stesso Bombace pensò di dedicare a Sciascia solo una stanza del dipartimento Beni culturali, con tutte le opere in consultazione. Furono fatte le cose in grande, si parla di 500 milioni di 12 anni fa. Poi la sala Sciascia venne chiusa, quello spazio serviva ad altro. I libri furono impacchettati, gli fu trovata un sistemazione "provvisoria". Vennero subito dimenticati. Una storia semplice ed esemplare, nello stile di Sciascia.»
Amelia Crisantino
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/11/06/una-storia-semplice.html?ref=search
Non è dato sapere da dove Amelia Crisantino abbia tratto le informazioni riportate nel suo articolo del 2003, ma è singolare apprendere che lo stesso “burocrate” Alberto Bombace, a cui dopo sarà intestata l’intera Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, abbia in qualche modo pensato di dar lustro al nome di Leonardo Sciascia (morto nel 1989), dedicando a lui una stanza di consultazione. Sfortunato fu lo scrittore di Racalmuto: la stanza venne chiusa (non si sa quando né perché) e di conseguenza decadde la sua intestazione. Un episodio emblematico che dimostra quanto sia labile la memoria collettiva anche per vicende relativamente recenti; labili - si dimostrano adesso - anche i criteri che fecero preferire il nome di Bombace ad altri nomi di siciliani illustri.
(prima di due parti)
Palermo, 22 settembre 2013
Sandro Riotta
(seconda di due parti)
Ora si pone il problema di rimuovere il nome di Bombace e sostituirlo con quello di Sciascia, ma questa non è un’operazione semplice. A Sciascia sicuramente noi siciliani dobbiamo tanto, a lui dobbiamo esser tutti grati per avere definito con grande lucidità il fenomeno mafioso ed avere indicato con chiarezza i pericoli ad esso legati (si pensi alla sua metafora della “linea della palma”). Ma perché Sciascia e non, per esempio, Giuseppe Antonio Borgese, “poeta, narratore, critico e politico che volle l'unita' dell'arte e del mondo” (dalla lapide apposta nel centenario della nascita nel Comune di Polizzi Generosa), esule in America, antifascista, l’unico siciliano tra i 17 docenti che si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo (17 su 1256 in tutta Italia!), fermo sostenitore dell’intervento alleato in Italia contro il nazifascismo e promotore del “Comitato per la Costituzione mondiale” finalizzato alla individuazione di valori universalmente condivisi per realizzare un “governo mondiale” che, secondo la sua idea utopica, potrebbe garantire libertà, giustizia e pace a tutti i popoli del mondo. Autore di una vasta produzione letteraria di alto contenuto. Sua è l’introduzione al volume del Touring Club Italiano dedicato alla Sicilia nel 1933, una vera e propria dichiarazione d’amore per la sua terra natia.
Arduo quindi il compito di trovare un’adeguata intitolazione ad un’istituzione così importante come l’ex biblioteca nazionale di Palermo, di cui non possono essere trascurati neanche i trascorsi storici. “In questa biblioteca i baroni siciliani riuniti in solenne adunanza spontaneamente abdicavano i feudali diritti. Qui il Parlamento proclamava l’indipendenza della Sicilia nel MDCCCXII”, così recita una lapide posta al suo interno. Da quella adunanza del 1° maggio 1812 ebbe inizio la stesura della prima costituzione italiana (temporaneamente concessa dai Borbone), ispiratrice dei successivi moti ottocenteschi e risorgimentali.
Non credo quindi che la questione possa essere risolta con la semplice contrapposizione tra i nomi di due personaggi. Forse è il caso di dare uno sguardo ad altri aspetti e che venga intrapreso un serio dibattito all’interno del mondo della nostra cultura, per giungere ad una soluzione quanto più possibile condivisa.
Chissà cosa ne penserebbe Sciascia...
Palermo, 22 settembre 2013
Sandro Riotta
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