Care e cari,
più d'uno di voi mi ha chiesto notizie sugli ultimi quindici giorni trascorsi fra Lazio e Marche per cose filosofiche di "strada". Nell'impossibilità di rispondere a ciascuno, provo a sintetizzare alcuni elementi di bilancio personale (sintesi che, ovviamente, sarò felice di approfondire ad personam se qualcuno nutrisse ulteriori curiosità).
Dal 24 al 30 agosto siamo stati a Leonessa per le ormai tradizionali "vacanze filosofiche per non filosofi" sul tema del divino al vaglio del filosofare. Elio Rindone ha seguito la sua traccia preferita di taglio storico-diacronico esponendo alcune concezioni teologico-religiose del Greci (mitologia e filosofia) e dei cristiani (mitologia biblica e speculazione filosofica medievale). A molti di noi è sembrato più disinvolto nell'esposizione: lo ha rilassato un anno di quiescenza dall'insegnamento o (anche) l'atteggiamento aperto e accogliente di TUTTI i partecipanti ai seminari?
Francesco Di Palo, compiendo un balzo pindarico dal Medioevo ai nostri giorni, ha illustrato - con una tecnica didattica molto diversa da quella di Elio: fotocopie di brani originali di pensatori vari - la situazione ' spirituale' del nostro tempo: tempo di a-teismo (Feuerbach, Marx, Nietzsche, Freud...) che forse prelude a una spiritualità post-cristiana di ampio respiro planetario (e dunque impastata anche di componenti provenienti dalla tradizione orientale, buddhista in particolare). Questa tensione verso una spiritualità cosmica, laica, plurale (qualcuno direbbe ana-teistica) non poteva che incontrare il favore di molti di noi che verso tale traguardo guardiamo ormai da anni. E non voglio, in cuor mio, cancellare l'ipotesi che anche la lettura del mio non più recente "In verità ci disse altro" abbia potuto incoraggiare Francesco in tale direzione.
Tra Medioevo cristiano e Postmodernità a-religiosa andavano esplorati i sei o sette secoli caratterizzati dal pensiero scientifico (da Copernico, Newton e Galilei sino a Einstein): esplorazione che Mario Trombino ha portato avanti con ampiezza di riferimenti storici arrivando alla conclusione che la Modernità occidentale abbia rifiutato il Dio di Agostino e di Tommaso d'Aquino per difendersi dalle strumentazioni ideologiche della Chiesa cattolica, ma abbia inteso sostituirlo con una Divinità che facesse da Fondamento all'impresa scientifica effettivamente avviatasi nel Seicento. Dal punto di vista metodologico, Mario è stato diverso sia da Elio che da Francesco: nessuna traccia scritta, molto adattamento alle condizioni psicologiche degli astanti. Poiché Mario è anche editore (della rivista "Diogene Magazine" e di alcune Collane di libri), ha proposto ai due colleghi di pubblicare un volumetto con tutte le 12 relazioni di questa edizione: volumetto che sarà apprezzato particolarmente da quanti mi hanno sinora chiesto i materiali dei seminari di Leonessa.
Molto bello, poi, il clima amicale di questa settimana: ci siamo ritrovati come vecchi amici che hanno desiderio di capire la vita ma - altrettanto - di vedersi e convivere almeno una volta l'anno. Come direbbe il mio amico Giuseppe Ferrara, "filo-sofia" è l'unica disciplina che contiene nella propria definizione un sentimento: che è l'affetto per la sapienza ma anche l'affetto verso chi, come noi, cerca la sapienza con la stessa onestà.
Già giovedì 30 agosto ho lasciato il gruppo di Leonessa per partecipare, alle 21, nell'incantevole Palazzo dei Priori di Fermo, alla apertura 'ufficiale' del Secondo Festival nazionale della filosofia di strada: il festival da me ideato che ho potuto iniziare a realizzare, nel 2012, solo grazie all'aiuto organizzativo di Domenico Baratto e dei suoi collaboratori dell'associazione Wega (che hanno presentato il mio progetto e vinto un bando di finanziamento della Fondazione della Cassa di risparmio di Ascoli Piceno). L'apertura 'vera', autentica, è stata però la sera successiva con la passeggiata filosofica intorno al Lago di san Rufino: ho invitato le persone presenti (dai venti agli ottanta anni passati: ricordate Marisa e Gigi Campiotti?) di dire quale 'varco' pensavano dovessero attraversare per uscire dalla caverna della banalità, del conformismo. Mi ha colpito in particolare l'intervento di un signore: "Procedevo nel mezzo della processione: una ottantina di persone avanti, un'altra ottantina dietro. Nessun crocifisso di legno, nessuna statua di santi, nessun cenno di simboli: ognuno, in silenzio, portava la sua domanda laica sul senso della vita. E mi son chiesto se non fosse questo il divino". Il giorno successivo si è aperto con ben cinque colazioni filosofiche in cinque strutture diverse: ho partecipato alla colazione guidata molto bene da Vesna Bijelic sui labili confini della sincerità. Alle 11 ci siamo divisi: un gruppo, con una trentina di bambini al seguito, si è recato al lago per fare "philosophy for children" con Pierpaolo Casarin (coadiuvato da arteterapisti e animatori con pony); un altro gruppo ha assistito all'Auditorium "Virgili" a due interviste al prof. Gaspare Mura sull'enigma del male nella storia. Come ha osservato all'uscita una signora della zona, è stato il momento "più lontano dallo spirito della filosofia di strada" di tutto il Filofest: infatti è mancata quasi del tutto quell'interazione col pubblico dei 'non filosofi' che caratterizza il Festival sin nel suo codice genetico. E, quando si è timidamente tentato uno scambio vivo con i presenti, non è apparsa per nulla evidente, nell'illustre docente cattolico, una caratteristica irrinunciabile della filosofia: l'assenza di preuspposti teologici e teologali.
Il pomeriggio si è svolto interamente a Smerillo. Sulla Rocca, dal panorama indimenticabile, Luigi Lombardi Vallauri ha introdotto al suo genere di meditazione, al "crinale" fra Oriente e Occidente: struttura formale orientale, contenuti delle scienze 'dure' occidentali. Perché, prima che di improbabili "al di là", abbiamo bisogno di "oltre": di contemplazione, di mistica, che non scavalchi ma entri 'dentro' le meraviglie dell'universo così come ci vengono progressivamente svelate dalle diverse scienze empiriche.
Sempre a Smerillo, dibattitto su ciò che ci attende dopo la morte: dal punto di vista di un filosofo non credente (Duccio Demetrio) e di un filosofo credente (Roberto Mancini). Il primo è apparso stanco, forse triste, certamente poco lucido nell'interpretare il senso delle domande dal pubblico; molto più spigliato, e a mio avviso convincente, il secondo. Mancini, infatti, ha evidenziato senza stupidi tradizionalismi trionfalistici, la problematicità di una fede cristiana che non voglia chiudere gli occhi sulle inesauribili domande dell'esistenza.
Dopo la ricca cena a base di prodotti locali, è stata la volta di uno dei momenti più emozionanti: il concerto di arpa della compositrice e cantante Roberta Pestalozza. Perché negare che, soprattutto in ascolto di certi brani intensi musicalmente e per i contenuti antropologici, mi è spuntata qualche lacrimuccia?
La domenica mattina si è aperta con altre cinque colazioni filosofiche ed io stesso ne ho condotta una in uno dei bar della piazza centrale di Amandola: come distinguere, in un comportamento statitsicamente 'anormale', la genialità creatrice del pioniere dalla sofferenza psichica del malato di mente? Ogni genio è folle? Ogni follia è geniale? Una signora del luogo ha proposto una pista convincente: è positiva ogni trasgressione della norma che "rende più liberi se stessi e gli altri".
Subito dopo sono corso all'Hotel Paradiso (mentre, in contemporanea, Neri Pollastri intratteneva un certo numero di persone sul possibile ruolo della consulenza filosofica all'interno delle aziende) per il seminario su "Filosofia e spiritualità". Vesna mi ha aiutato a introdurre il tema, anche sulla base del recente volume dell'editrice Liguori di Napoli "Sofia e agape. Consulenza filosofica e pratiche pastorali a confronto", ma non abbiamo faticato ad accendere - fra la quarantina di presenti - un ampio dibattito su come, nelle biografie individuali, la filosofia abbia operato da terapia contro le spiritualità superstiziose e dogmatiche.
Dopo il pranzo, due momenti significativi hanno preceduto l'agorà conclusiva (nel breve corso della quale una signora ha chiesto che per gli anni venturi ci siano più giorni a disposizione del Filofest): il dialogo di Luisa Sesino e di Neri Pollastri sul significato della "consulenza filosofica individuale" e la presentazione della rivista "Diogene magazine. Leggere la realtà con gli occhi della filosofia" da parte dell'attuale direttore Mario Trombino.
Già domenica 1 settembre il TG 3 delle Marche ha mandato in onda un servizio televisivo sul Filofest; altre eco televisive le si attendono su TG 2 - cultura e su vari siti internet. Ma l'essenziale, ovviamente, è che qualche traccia convincente rimanga nel cuore di ognuno dei partecipanti e si trasformi in gesti efficaci.
Augusto Cavadi
(www.augustocavadi.it)
8 commenti:
e quanta energia ti è rimasta per ri-cominciare con le "cenette", le domeniche per chi non ha chiesa e gli approfondimenti? ma già.... tu sei inesauribile come le Duracell !! Complimenti e a presto!
Veramente, negli ultimi dieci giorni, l'energia - più che spenderla - l'ho accumulata. Insomma: mi sono autoricaricato!:)
Grazie! Caro Augusto. Bello ricaricato, risulta evidente da quello che hai scritto e da come lo hai scritto!
Eccellente la possibilità per gli assenti di leggere gli atti, rimango in attesa, già ritemprato dal tuo bilancio personale.
Che lavoro, Augusto, complimenti davvero. Mi sarebbe piaciuto tanto essere con Voi e sarei contento di poter leggere la pubblicazione degli interventi, almeno alcuni mi sembrano davvero toccare questioni centrali. Non stento a credere che queste cose ti diano energie più chiederne.
A presto!
Francesco Tancredi
Grazie per la tua efficace sintesi in grado di rappresentare il senso, la profondità e la bellezza delle giornate che avete trascorso e in grado, inoltre, di accrescere il rammarico di chi (come me) non era presente.
Prima o poi riuscirò...
Ti abbraccio
Massimo
Grazie per questa sintesi, avvincente e convincente. Un abbraccio e arrivederci alle cenette filosofiche.
Maria D'Asaro
Ho visionato il video Demetrio/Mancini, per il quale ringrazio gli autori.
Ho apprezzato di Demetrio l’accenno a tematiche cristiane già anticipate dalla filosofia greca, mi ha lasciato invece perplesso - forse a causa di una certa gravità espositiva - il suo invito a contattare e abbracciare la naturale terra, proposta un po’ asfittica e precettistica. Mi è sembrato invece che Mancini - nonostante a tratti si rivolgesse alla platea come a un gruppo di boy scout – grazie al suo approccio personal-esistenziale abbia espresso nel metodo una posizione dinamica, aperta e proficua e nel merito più convincente nel sollecitare e invitare all’ “Altro”. Pur diffidando della parola amore, detta forse con troppa disinvoltura da Mancini, ho percepito convincente la sua proposta di partnership.
L’uomo che ricapitola la sua esistenza raccogliendo legni levigati a capocchia dall’apatico Tevere - del quale Demetrio ha letto uno stralcio autobiografico – tutto sommato appare isolato e desolato, incapace di fruttificare perché solo. Archetipo drammatico e potente dal quale intendo emanciparmi.
Ignoro se, e quanto, l’ “Altro” esposto da Mancini mi preceda, mi basta e avanza che accada con i miei simili. Se essere credenti, anche cattolici, è condividere quanto ha detto Mancini, lo sono anch’io, ma nella seguente forma: “diversamente miscredente” (l’eventuale contiguità con l’handicap non mi offende).
E non voglio, in cuor mio, cancellare l'ipotesi che anche la lettura del mio non più recente "In verità ci disse altro" abbia potuto incoraggiare Francesco in tale direzione.
Puoi anche darlo per assodato. Confermo! Grazie della tua bellissima e illuminante presenza!
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