“Repubblica – Palermo”
25.7.2013
L’IPOCRISIA ERETTA A SISTEMA
L’arresto per sfruttamento della prostituzione
minorile (maschile) di don Aldo Nuvola, uno dei preti più noti a Palermo, non
può non suscitare una vasta gamma di sentimenti e di considerazioni.
Innanzitutto s’impone un sentimento di profonda pietà: per il prete recidivo
(già condannato per reati simili) e per il mondo variegato di ragazzini a
perdere che ogni giorno, nell’indifferenza di noi cittadini ‘perbene’, si vendono
per poche decine di euro. E’ chiaro infatti che adulti e minorenni sono
all’interno di un giro così vizioso che né il comune senso del pudore né il
timore stesso della probabile sanzione penale riesconono a dissuaderli dal
perseverare.
Quando l’infelice protagonista è un prete cattolico scattano
considerazioni specifiche che non sempre sono adeguatamente fondate. Mi
riferisco ad esempio al collegamento fra obbligo del celibato e casi di
pedofilia. Come ho notato in un libro-inchiesta non certo benevolo verso questa
orrenda problematica (Non lasciate che i
bambini vadano a loro, Falzea, 2010), si tratta di un collegamento
gratuito: le percentuali di preti cattolici pedofili non sono più alte rispetto
a categorie analoghe (pastori protestanti sposati, rabbini ebrei, allenatori di
squadre di calcio giovanili, insegnanti di scuole medie e così via). Ciò che,
invece, indigna con più ragione è la contraddizione fra il messaggio ufficiale
della Chiesa cattolica in fatto di sessualità (in generale) e di omosessualità
(in particolare) e la prassi ampiamente diffusa, da secoli, nel suo interno.
Solo poche sere fa, a Roma, un mio giovane amico prete veneto mi confidava a
cena di essere contento di aver concluso i suoi studi teologici nella capitale
per vari motivi, tra i quali la prospettiva di lasciare un ambiente clericale
(non solo di monsignori, si badi bene, ma anche di professionisti cattolici
sposati e con figli) dove, con le modalità più viscide fatte anche di promesse
di rapida carriera gerarchica, era oggetto di insistenti avances sessuali. Perché il messaggio ufficiale si fa sempre più
insistente in direzione sessuofobica e omofobica (almeno con i due pontificati
Wojtyla e Ratzinger, Bergoglio sembra invertire la rotta anche su questo
terreno), mentre si tollera sul piano effettivo ogni genere di abuso?
Ciò che offende la coscienza (laica o credente che sia) è questa sorta
di ipocrisia eretta a sistema: che è l’esatto contrario non solo dell’etica
laica ma anche dello spirito evangelico. La trasparenza esigerebbe, al
contrario, un consapevole ribaltamento dell’impostazione ‘pastorale’ (che, in
termini non teologici, equivale alla politica culturale della Chiesa
cattolica). Non, ovviamente, in nome di un superficiale adeguamento all’andazzo
dei tempi (come si evince da alcune intercettazioni ambientali in cui don
Nuvola fa riferimento allo stile di Berlusconi e alle sue risorse finanziarie),
bensì in nome di una più attenta fedeltà all’insegnamento di Cristo e alla
tradizione dei primi secoli di storia cristiana. In quale passo evangelico,
infatti, si condanna la dimensione sessuale dell’uomo? Dei dodici apostoli, di
uno solo si dice che non era sposato: e quasi certamente perché troppo giovane.
Nei primi secoli per diventare presbitero (prete) ed episcopo (vescovo) era non
solo lecito, ma obbligatorio, aver dato prova di saper reggere una propria
famiglia con moglie e figli. Delle centinaia di chiese cristiane oggi sparse
sulla faccia della terra (cattolica, valdese, ortodossa, anglicana, luerana,
calvinista, battista…) solo una impone ai suoi ministri l’obbligatorietà del
celibato e, per giunta, l’astensione da qualsiasi gratificazione
affettivo-sessuale (norma valida - ormai solo sui catechismi - per qualsiasi fedele che non sia
ancora, o non sia più, coniugato sacramentalmente). In una rilettura
ermeneuticamente più corretta del messaggio sessuale biblico anche
l’omoaffettività risulta radicalmente rivalutata.
La saggezza dei grandi fondatori di
scuole filosofiche o di movimenti religiosi si è dimostrata, lungo i secoli,
anche in questo: parlare poco di ciò che avviene nel segreto delel camere da
letto e molto di ciò che avviene alla luce del sole. Là dove pochi sfruttano il
sudore di molti; gli arruffoni e i menzogneri si arrampicano sulle scale del
potere per dominare gli onesti e i modesti; i carnefici si addormentano nelle
loro case e le vittime non hanno giustizia neppure da morti. Solo una umanità
meno violenta e più fraterna, riconciliata con gli altri animali e con il cosmo
naturale, potrà riscoprire la sessualità come linguaggio di comunicazione e di
interscambio, non come oggetto di compravendita del tutto prosciugato da ogni
traccia di amore autentico.
Augusto Cavadi
4 commenti:
che dire?....sei sempre quel "grande" che sei!!
che dire? sei sempre quel "grande" che sei
Mi associo ai complimenti di Armando: ottime riflessioni che rilancio, col tuo permesso, nel mio blog.
Buona domenica!
Maria
Il tuo ultimo blog mi ha stimolato a scrivere questa riflessione:
La chiusura (formale) del cattolicesimo nei confronti delle forme in cui si esprime l'affettività umana omo o etero che sia, è l'indice del suo carattere repressivo. Si censura pubblicamente quello che si perdona nel confessionale... E allora? Il potere sulle coscienze trascende di molto la spiritualità e diviene così puro e semplice esercizio di potere (in senso molto terreno: vedi posizione della Chiesa sulla contraccezione). I preti pedofili mi fanno molta pena non meno dei ragazzi cosiddetti "di vita": sono drammi umani di personalità non maturate affettivamente. Comportamenti giustamente sanzionati giuridicamente ed eticamente... Ma mi sembra che questi episodi, così enfatizzati (che poi, come giustamente metti in luce, hanno la stessa incidenza statistica in tutte le categorie) , distraggano dall'affrontare il nocciolo del problema: il ruolo della chiesa, di qualunque chiesa o religione, nel mondo d'oggi. L'uomo ha ancora bisogno di Dio? se ne ha bisogno perchè deve ricorrere a mediatori? Un saluto affettuoso. Mario
Posta un commento