A.
Cangemi
“Siciliainformzioni”
28.6.13
UN LIBRO
DIVERSO SU DON PUGLISIIl ventennale dalla morte e la beatificazione di Padre
Puglisi non hanno lasciato indifferente l’editoria. Molte le pubblicazioni sul
parroco di Brancaccio, di taglio diverso. Era doveroso celebrare una figura
così straordinaria come Don Pino Puglisi anche attraverso saggi o biografie.
Tuttavia l’esaltazione di Puglisi andava e va incontro a un rischio: quello di
raffigurarlo, nell’enfasi dell’agiografia, come un esempio inarrivabile, un
modello inimitabile, da porre su un piedistallo al di sopra e lontano dagli
altri sacerdoti che operano nella comunità cattolica. Una simile
rappresentazione fa male alla chiesa, oltre a farle torto. Fa male, perché la
chiesa non ha bisogno di santi da venerare (ne ha già troppi) ma di punti di
riferimento concreti; le fa torto perché sono tanti (più di quanto comunemente
si crede) le realtà parrocchiali che quotidianamente operano, con povertà di
mezzi e ricchezza di spirito evangelico, in contesti territoriali difficili
lasciando segni tangibili di rinnovamento.
‹‹Beato tra i mafiosi››, un libro
scritto a sei mani ( Francesco Palazzo, Augusto Cavadi, Rosaria Cascio), edito
da Di Girolamo, ci presenta Padre Puglisi sotto una veste diversa rispetto ad
altri saggi legati alla sua biografia o a momenti della sua vita. E’ una veste
priva di retorica, ancorata alla realtà mai travisata o distorta per
ingigantire un uomo che gigante già era nella pratica di un’esistenza umile e
concreta.
Sicché
Francesco Palazzo, editorialista di diverse testate che ha conosciuto bene
Brancaccio per averci vissuto, ci disegna il contesto sociale reale presso cui
si è calato Puglisi quando, nel 1990, divenne parroco di San Gaetano; un
contesto assai difficile ma non privo di germi di legalità disseminati, tra
l’altro, da precedenti esperienze di preti coraggiosi e controcorrente come,
per esempio, Don Giuè. Senza con ciò ridimensionarne l’importanza, Palazzo
evidenzia come l’azione di Don Puglisi si sia agganciata a quella di altri
testimoni del Vangelo e di laici. E Rosaria Cascio, presidente
dell’associazione ‹‹P. Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso dove?››, nel ripercorrere
le varie tappe del suo sacerdozio, mette in rilievo la metodologia pastorale di
Don Pino, e soprattutto, riferendosi all’esperienza di Brancaccio, le strategie
poste in essere per generare attorno alla parrocchia un consenso quanto più
largo. Strategie illuminanti che, nel creare solidarietà nel quartiere, ci
mostrano Padre Puglisi non come l’‹‹eroe isolato›› venuto a destare una
comunità dormiente o interamente votata alla criminalità mafiosa, ma come il
catalizzatore di iniziative messaggere di valori evangelici, in ciò in concreta
contraddizione con gli ambienti mafiosi. Augusto Cavadi, infine, noto saggista
e teologo, sottolinea come la parola e l’esempio di padre Puglisi
-antitetici a quelli dei tanti
‹‹preti normali›› condiscendenti o indifferenti a prassi o valori mafiosi -
abbia portato a Brancaccio ‹‹la carica sovversiva del vangelo del Nazareno››,
non più ‹‹sedata››, e resa perciò incommestibile ai seguaci di ‹‹Cosa nostra››.
‹‹Beato
tra i mafiosi›› è un libro che più di altri, proprio per l’intento di rivelarci
un Padre Puglisi uomo tra gli uomini, ci fa cogliere la sua santità, da ricercarsi,
piuttosto che in gesti eclatanti o in miracoli, nella straordinaria e
coinvolgente quotidianità.
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