giovedì 2 maggio 2013

Presidi da bocciare?
Antonio Cangemi su www.siciliainformazioni.it


PRESIDI DA BOCCIARE ?
(dal 30 aprile 2013)

Da più di un decennio, introdotta l’autonomia scolastica, i presidi non si chiamano più presidi ma dirigenti scolastici. Non è un dato meramente nominalistico, perché la riforma varata nel 2000 ha voluto accentuare i compiti organizzativi o, per dirla con un’enfasi contraddetta dalla realtà, “manageriali” dei capi d’istituto.
Ma qual è oggi lo stato dell’arte dei presidi o dirigenti scolastici che dir si voglia? Riescono a svolgere efficacemente le funzioni che la scuola gli assegna? Rivestono un ruolo attivo e propositivo nel mondo della didattica e nella realtà sociale o subiscono passivamente i mutamenti che si susseguono con ritmi anche incalzanti o, peggio, ostacolano con comportamenti ostruzionistici le dinamiche evolutive? Su tutto ciò si interroga Augusto Cavadi, noto saggista ma anche docente di Storia e Filosofia nei Licei, in un libro, Presidi da bocciare?, edito da poco da Di Girolamo e destinato a suscitare polemiche nell’universo scolastico e in particolare tra docenti e dirigenti scolastici.
Molte sono le testimonianze sui presidi-dirigenti scolastici raccolte nel piccolo volume di Cavadi (131 pagine): alcune vissute in prima persona dall’autore o apprese da racconti noti negli ambienti scolastici, altre affidate alla penna di colleghi-docenti (Alberto G. Biuso, Dario Generali, entrambi confluiti, in modo stabile il primo, con rapporti di collaborazione il secondo, nell’Università) o narrate da giornalisti (Antonio Mazzeo). Tutte, o quasi tutte, mettono in luce atteggiamenti vessatori, impreparazione culturale, povertà relazionali, incapacità di decidere, eccessivo timore di responsabilità, insicurezze dei presidi. Che Cavadi, tra il serio e il faceto, prendendo spunto dai capolavori della letteratura,  classifica in don Chisciotte, don Abbondio, don Rodrigo, fra’ Cristoforo. Appartengono alla categoria dei don Chisciotte i presidi che esercitano la loro leadership in modo burocratico tentando di applicare zelantemente leggi, leggine, regolamenti, codicilli, senza peraltro riuscirci essendo sterminata e spesso lontana dalla realtà la normativa scolastica. I don Abbondio sono tantissimi: la paura di decidere e di andare incontro a responsabilità li costringono ad assumere atteggiamenti, spesso risibili e paradossali, di chiusura verso i docenti, gli alunni, la realtà sociale nella sua interezza. I presidi don Rodrigo non costituiscono purtroppo un’eccezione: sono arroganti, autoritari, narcisisti, si circondano di corti che ne avallano servilmente le decisioni, non si curano di cercare col dialogo il consenso degli interlocutori. I fra’ Cristoforo, infine, sono una rarità: intelligenti, colti, sensibili ai punti di vista degli altri attori della scuola, esercitano una leadership partecipativa che comporta l’adottare le decisioni dopo aver sentito i pareri espressi dalla comunità scolastica.
Il libro curato da Augusto Cavadi non è però un mero atto di accusa contro i presidi. Se da un canto riferisce diversi episodi che rivelano come a essere promossi presidi spesso non siano i docenti più bravi ma, al contrario, quelli meno inclini alla didattica, dall’altro dà voce ai dirigenti scolastici perché possano difendersi dalle accuse mosse dai docenti. Ecco allora in “Presidi da bocciare?” gli interventi di due dirigenti scolastici, Giorgio Cavadi e Domenico Di Fatta, quest’ultimo da anni a capo della scuola del quartiere ZEN2 di Palermo ed eletto nel 2010 “siciliano dell’anno” da un sondaggio de “La Repubblica”, interventi che evidenziano quanto piena di impegni, su vari versanti –scolastici, sociali, pratici -, sia la giornata dei presidi e come poco e male il sistema riesca a selezionarli e ad arricchirne la professionalità.
Sicché dal pamphlet di Cavadi, che si segnala per l’impostazione originale e per il dibattito appassionato che riesce a sollevare, pare uscir fuori un’indicazione: la scuola, per crescere in qualità ed essere in sintonia con la società in evoluzione, ha bisogno, oltre che di un corpo docente preparato e colto, di presidi che, reclutati con metodi intelligenti, accompagnino alle capacità decisionali quelle relazionali, entrambe condite sempre da quel pizzico di buon senso e di umanità che non si compra al mercato e che nemmeno è frutto del caso, ma dell’essenza di qualcosa che si apprende dai libri e dalla vita: la cultura.
  
Antonio Cangemi

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