“Riforma”
15.5.2013
Il pastore, l’arcivescovo e le omelie fuori dal tempio
Il titolo della manifestazione era suggestivo (“Festival del vento”), gradevolissima la sede (una piazzetta del centro storico di Trapani, città linda e accogliente al confine fra due mari) e ghiotta la proposta pervenutami dal – sedicente – organizzatore: preparare degli incontri culturali al tramonto. D’accordo con Crispino Di Girolamo, l’editore della raccolta di commenti biblici, di vari autori, a cura di V. Gigante e L. Kocci (Fuoritempio. Omelie laiche, voll. I, II, III), ho pensato di dedicare la sera del 29 aprile ad una conversazione tra l’arcivescovo cattolico, Alessandro Plotti, e il pastore della chiesa valdese di Trapani, Alessandro Esposito. I due invitati si sono presentati all’appuntamento puntualissimi, ma – a differenza delle sere precedenti – la piazzetta era del tutto sguarnita di sedie e tavolini: il gestore del bar faceva finta di cadere dalle nuvole, il responsabile dell’organizzazione risultava irreperibile. In questa desolazione, ovviamente, il pubblico che si era radunato era davvero esiguo. Insomma: ce n’era abbastanza affinché i due ospiti, delusi e un po’ offesi, ritornassero alle proprie case. O alle proprie chiese.
La disponibilità generosa di entrambi - il vescovo più che ottantenne e il giovane pastore – comì invece un piccolo miracolo: con delle sedie raccolte qua e là, senza neppure il supporto di un microfono, i due hanno iniziato a confrontarsi sul tema della lettura della Bibbia con una lucidità, una sincerità e non di rado un’ironia, che hanno conquistato i presenti e persino ritardatari e passanti occasionali. Un’operazione come quella proposta nei tre volumi, sulla base di commenti pubblicati negli anni dall’agenzia “Adista” a firma di personalità spesso esterne alle appartenenze confessionali tradizionali (Erri De Luca, Fausto Bertinotti, Giancarlo Caselli, Franco Barbero, Gianni Vattimo…), è legittima? Qualche chiesa può pretendere il monopolio dell’esegesi autentica? La fedeltà al Testo esclude o al contrario esige la creatività ermeneutica? Più in generale, la fede autentica può fare a meno dell’uso corretto della ragione? Queste e tante altre sono state le questioni affrontate che hanno registrato una convergenza di opinioni davvero sorprendente fra due interlocutori che non avevano mai avuto modo di incontrarsi. Non sono mancati i passaggi davvero significativi, come la risposta dell’arcivescovo Plotti alla domanda del moderatore dell’incontro sul voto che darebbe alla media delle omelie dei preti cattolici: “Sei meno meno, direi. Noi preti non siamo abituati, come i pastori protestanti, a curare a sufficienza la preparazione delle omelie. Nella migliore delle ipotesi, prepariamo dei compitini scritti da leggere dal pulpito, senza testimoniare una profonda assimilazione interiore della Parola”. Da parte sua, il pastore Esposito ha riconosciuto che la qualità della predicazione varia anche nelle diverse chiese protestanti e che molto dipende dal grado di maturità dei fedeli: essi per primi, infatti, devono stimolare il pastore e mostrarsi esigenti.
Alla fine, tra i commenti entusiasti (“E’ stato sinora l’incontro più interessante della serie” ) da parte dei presenti, alcuni dei quali membri della chiesa valdese di Marsala appositamente convenuti, Plotti e Esposito - ormai passati dal “Lei” al “Tu” – si sono scambiati i contatti telefonici per darsi un nuovo appuntamento. Un’ora di conversazione, infatti, era stata sufficiente come aperitivo: ma aveva stimolato l’appetito, un desiderio di approfondimento che solo in altra sede e con tempi più rilassati si potrà soddisfare.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Conosco l'acume del pastore Alessandro Esposito e immagino come possa avere "duettato" bene con l'arcivescovo. Grazie di questo resoconto, che mi ha dato la possibilità di una presenza virtuale all'interessante confronto.
Maria D'Asaro
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