“Repubblica – Palermo”
4.4.2013
SE LA DEMOCRAZIA E’ MESSA IN CRISI DA UNA PALESTRA NEGATA
“Voi
siete l’aurora della vita, voi siete la speranza della patria, voi siete
soprattutto l’esercito di domani”: la baldanzosa iscrizione fascista ha presidiato – suscitando sorrisi ironici
e battute irripetibili – l’ingresso chiassoso di decine di generazioni nella
palestra del “Garibaldi” di Palermo.
Gli alunni più atletici utilizzavano al meglio le ore di educazione
fisica; i meno dotati, e i più pigri, ne approfittavano per prepararsi alle
interrogazioni delle ore successive o per commentare gli attributi sessuali dei
compagni di sesso opposto. Così andavano le cose ai tempi del mitico professor
Vigneri e della mitica professoressa De Mauro (la vedova del giornalista Mauro); così sono andate sino a tre
anni fa, quando il tempio laico di Villa Gallidoro è stato chiuso per restauri.
Sbarrato agli appassionati di sport, ma anche alle assemblee studentesche e a
svariate manifestazioni artistiche e culturali. Si fanno sempre più nebulosi i
ricordi di chi - meno giovane come me – ha memoria di furiosi scontri ideologici con coetani e insegnanti;
dell’emozione dei momenti di silenzio in onore del giovane Jan Palach datosi fuoco nel 1968 a Praga; delle conversazioni
con il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e con tanti altri eroi
dell’antimafia…
La palestra è chiusa perché sono necessari alcuni interventi. Di che
natura? Qui le interpretazionii si biforcano. Alcuni parlano di interventi
radicali, strutturali; altri, molti altri, sostengono che basterebbe un’attenta
manutenzione ordinaria e qualche veloce ritocco. Di certo è che non si è sinora
messo mano a nulla. Di chi è la responsabilità? Della Regione che ne è
proprietaria? Della Sovrintendenza regionale ai monumenti che, sola, può
autorizzare l’avvio dei lavori in
un bene di rilevanza storico-artistica? Del Comune che ha ricevuto l’immobile
in comodato d’uso? Della Scuola media statale a cui il Comune, a sua volta, ha
affidato la gestione? Qui è tutto un groviglio di ipotesi, di tesi, di
smentite. Alcuni genitori hanno anche manifestato ai docenti di educazione
fisica la disponibilità a finanziare, a titolo liberale, i lavori necessari; ma
si è appreso, informalmente, che
nessuna istituzione statale (ammesso che si individui l’istituzione
competente!) può impiegare denaro ricevuto direttamente da privati. A quanto pare, le scuole possono
“adottare” tutti i monumenti abbandonati, tranne quello che hanno a due passi
dalle aule se è anche funzionale alla didattica.
La disponibilità (comprensibilmente non a titolo gratuito…) di una
palestra privata della zona consente agli studenti del liceo di fruirne: ma
solo due giorni su sei. Infatti, così come avviene da decenni, negli altri
quattro giorni settimanali è il turno degli alunni di altre due scuole pubbliche del quartiere che - in eccesso rispetto alle possibilità
di accoglienza delle rispettive palestre - continuano a essere ospitati nella
medesima palestra. Non è stato possibile apprendere la cifra che la Provincia
versa ogni anno in cambio della disponibilità quotidiana della struttura
privata. Ci si potrebbe chiedere quante palestre si sarebbe potuto costruire
con l’equivalente di trent’anni
d’affitto.
Di fronte a paradossi del genere, emerge una considerazione
contro-corrente: forse tutto il dibattito sulla remunerazione mensile dei
politici è leggermente fuori bersaglio. Chi se ne frega se guadagnano duemila
ero in più o in meno? Il punto serio è un altro: troppi o equi che siano,
questi soldi sono meritati? Se una caterva di amministratori e di burocrati non
è in grado di risolvere una questione che, in un condominio di periferia, si sarebbe risolta in un
mese, la democrazia è ridotta a una parodia. E non basteranno cento ore di
educazione civica settimanale per convincere le nuove generazioni che lo Stato
merita fiducia, che le tasse pagate dai genitori sono ben spese e che la
politica non è una pagliacciata.
Augusto Cavadi
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