“Madrugada”, marzo 2013, n° 89
OPINIONE PUBBLICA E CONSENSO SOCIALE
La democrazia e le sue ambiguità
Tra i
regali che ci ha elargito lIlluminismo va annoverata la nascita di un’opinione pubblica di dimensioni
nazionali e anche più ampie. E,
come tutti i regali dell’Illuminismo, anche questo è risultato ambivalente: grandemente prezioso, ma
altrettanto insidioso. Non è facile immaginare la preziosità della nuova
categoria sociologica: bisognerebbe immaginare quale fosse la situazione
anteriore alle enciclopedie in dispense, alle gazzette settimanali e ai
libri economici. Basti porre mente
al fatto che la stragrande maggioranza della popolazione nasceva, cresceva e
moriva senza sapere chi fosse l’imperatore regnante sulle proprie terre: altro
che condizionare i programmi e i metodi dei governi, confinati nei bunker dorati di Versailles o dello Schönbrunn
! Con la diffusione della stampa si gettano le basi della democrazia politica
che farà le sue prime prove nel processo di formazione degli Stati Uniti
d’America e nell’abbattimento dell’Ancient
Regime grazie alla rivoluzione in Francia.
La democrazia, debitrice della propria origine verso un’opinione pubblica sempre più
informata e avvertita, ne resta inevitabilmente condizionata. Gli umori della
base determinano la scelta dei rappresentanti, ma anche le decisioni politiche
fra un’elezione e l’altra. Se ci riflettiamo con serena oggettività, questo
metodo non sarebbe il peggiore fra i tanti sperimentati nella storia. Che cosa
non convince in questo sistema? Diciamolo in sintesi.
Prima di tutto: il criterio della quantità
sostituisce totalmente ogni valutazione qualitativa. Il voto di dieci stupidi
ignoranti pesa esattamente quanto il voto di dieci premi Nobel.
Secondariamente: chi arriva al governo, si preoccupa
poco di ciò che ritiene buono e giusto e molto del consenso sociale.
Pregi e rischi dei sondaggi d’opinione
E’ in questo contesto democratico, con i suoi pregi e i suoi rischi, che
va considerato il metodo dei sondaggi d’opinione. L’aspetto indubitabilmente
positivo è che, in linea di principio, l’opinione pubblica conta. Che cosa
sono le elezioni periodiche o i referendum saltuari se non sondaggi ufficiali
con effetti deliberativi e non meramente consultivi? Gli inconvenienti si registrano, invece, se dal punto di
vista concettuale ci spostiamo a ciò che avviene sul piano dei fatti.
In pratica, infatti, assistiamo a un circolo
(vizioso) di condizionamento reciproco: chi ha le redini del potere politico
tenta di modificare i gusti della base; nella misura in cui ci riesce persevera
nelle sue scelte programmatiche e, nella misura in cui non ci riesce, adatta le
proprie scelte programmatiche agli umori della base. In questa dialettica
circolare il consenso sociale, da test
di verifica della validità di un programma di governo, diventa fine in sé: un
Moloch cui sacrificare la verità, le indicazioni scientifiche, il buon senso.
Insomma: la differenza fra l’offerta politica e la domanda politica si accorcia
a condizione che governanti e governati si accordino al ribasso, si scambino il
peggio di sé.
E’ evidente che l’uso di una terminologia economica (“offerta”,
“domanda”…) non sia casuale. Le tre rivoluzioni industriali dall’inizio
dell’Ottocento ai nostri giorni, con il supporto della nuova regina delle
scienze – la sociologia -, hanno trasformato l’agorà politica in mercato della politica: è importante
proporre al pubblico un pacchetto ideologico-strategico valido, ma ancora di
più è mettere in vendita un pacchetto che sappia presentarsi come appetibile.
Nessuna meraviglia dunque che le ricerche di mercato, mediante i sondaggi
d’opinione, si estendano dalle merci materiali alle merci immateriali e che
l’offerta delle prime e delle seconde si adatti ai gusti della maggioranza,
almeno nella misura in cui non riesce a pilotarli del tutto. Infatti è sin
troppo ovvio che ogni acquiescenza demagogica agli umori delle masse è dettata
non da stima ed affetto per il “senso comune”, bensì da volontà di
manipolazione: “assecondare gli altri, recitare e governare la loro follia, la
loro idolatria specifica è l’unico modo per piegarli al nostro fine” (Franco
Cassano).
Dittatura illuminata o democrazia cognitiva
Come evitare che governanti e governati, in una sorta di perverso gioco
di neuroni-specchio, si adattino alle richieste meno nobili e meno lungimiranti
della controparte? Al di là delle sottigliezze analitiche dei politologi, le
soluzioni principali sono due. Sostituire la democrazia con una dittatura (più
o meno illuminata) oppure curare la democrazia con iniezioni di consapevolezza
critica. Azzerare, o per lo meno ridurre, lo spread fra quantità e qualità dei voti “democratizzando la
conoscenza” (come ama esprimersi Edgar Morin): che significa, tra l’altro,
attivarsi in tutte le modalità affinché ogni elettore abbia la possibilità (e
il dovere morale) di ricevere, insieme al diritto di esprimere il proprio
parere, il bagaglio culturale minimo per orientarsi fra le diverse proposte
ideologiche e programmatiche. Che
senso ha dare a tutti l’arma del voto senza accompagnarla con un libretto d’istruzioni
che faccia capire come e soprattutto a che scopo usarla? Senza questa
distribuzione dei saperi, la democrazia si riduce a una serie di parate plebiscitarie manovrate da pochi
registi occulti. Diventa una oligarchia mascherata: dunque peggiore di
qualsiasi aristocrazia manifesta. Cittadini un po’ meno disinformati sui propri
reali interessi (che, in quanto reali, non si identificano tout court con gli immediati interessi economici) potrebbero essere
“sondati” (in maniera informale o, come succede in occasione delle elezioni, in
maniera formale) con un rischio ridotto di scambiare lucciole per lanterne.
Infatti l’elettore consapevole o esprime con convinzione una propria opinione (se si tratta di
una questione in cui sa di aver competenza) o, con altrettanta convinzione, si
affida a rappresentanti che egli sceglie perché ritiene più competenti di sé.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
1 commento:
Grazie! Voi avete così incominciato a lavorare nella direzione giusta e qui indicata. La sete di verità e di conoscenza non può esaurirsi e questi invii di tono sommesso, ma pregnanti, ci alimentano e dilatano il cuore.
Saluti cordiali.
Olga
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