“Riforma” 23.3.2013
IL VANGELO SECONDO GLI ITALIANI
Sarebbe bello se, come in certi film, si potessero leggere solo alla
fine di un libro i nomi dell’ autore e la casa editrice. Il vangelo secondo gli italiani. Fede, potere, sesso. Quello che diciamo
di credere e quello che invece crediamo è uno di questi libri: infatti è un
testo da leggere spregiudicatamente, come spregiudicatamente è stato scritto.
Un testo da giudicare per i contenuti senza lasciarsi condizionare,
favorevolmente o meno, dalla previa conoscenza dell’identità dei due autori.
Esso restituisce una fotografia spietatamente realistica della situazione dei
cattolici italiani (vescovi, preti, laici impegnati in politica, fedeli ‘comuni’) in questo primo
scorcio del XXI secolo: una foto così completa e così penetrante da riuscire
interessante ai non-cattolici almeno quanto ai cattolici convinti e praticanti.
In questa indagine a tutto campo è
difficile che qualcuno trovi delle lacune, degli ambiti in cui non sia arrivata
la luce dei riflettori: dai cattolici che votano Lega (“A messa con la camicia
verde”) ai cattolici che si riuniscono a Todi per progettare un nuovo modo di
essere presenti in politica dopo il fallimento del matrimonio d’interesse con
Berlusconi & complici; da Enzo Bianchi e i suoi monaci di Bose (“cattolici,
valdesi e battisti” che decidono di vivere insieme per leggere la Bibbia alla
luce della contemporaneità e la contemporaneità alla luce della Bibbia) ai
monsignori della Curia romana implicati nel “Vatileaks” (di
cui G. L. Nuzzi ha fornito in Sua Santità,
delle edizioni Chiare Lettere di Milano, la documentazione principale anconché
parziale); dal “Meridione d’Italia” (in cui vescovi coraggiosi come Riboldi,
Bregantini, Mogavero e preti di frontiera svettano come rari punti di
riferimento per una società civile troppo spesso prona alla mafia e ai suoi
referenti politici) alla diocesi ambrosiana (dove i cardinali Martini e
Tettamanzi svolgono il ministero episcopale in maniera così profetica da
indurre il capo mondiale di “Comunione e liberazione”, don Julian Carron, a
sostenere la candidatura ad arcivescovo di Milano del suo amico Angelo Scola
con una lettera riservata al papa in cui “critica gli episcopati di Martini e
di Tettamanzi con un livore e una mancanza di oggettività che lasciano
sbigottiti”).
Il libro è uscito nel gennaio del 2013, dunque prima che Benedetto XVI
annunziasse a sorpresa le sue dimissioni: eppure alcuni capitoli, come il XIII
(“Le lotte di potere e le lacrime del papa”), ne spiegano molte ragioni assai
più lucidamente di quanto non stiano facendo, a posteriori, molti commentatori. Papa Ratzinger, in sei anni di
pontificato, non è riuscito a sanare le lotte per bande all’interno delle
gerarchie vaticane. E una volta che le carte sono diventate di pubblico
dominio, egli e i suoi collaboratori si sono concentrati sulle modalità della fuga di notizie
(certamente non belle: nessuno di noi amerebbe spiattellate sui giornali, per
tradimento di una segretaria, le
lettere che riceve o che invia) ignorando la questione molto più importante dei
contenuti: “Si preferisce compatire
il papa piangente. Mai che si entri nel merito delle questioni sollevate. Dove
si pensa di arrivare per questa via? Dove si pensa di approdare chiedendo
sempre e comunque obbedienza senza mai interrogarsi sui mali di una Chiesa che
anche nei suoi vertici mostra corruzione interiore? La magistratura fa le sue
indagini e approda alle sue conclusioni, ma a questo punto ciò che conta è ben
altro. Che facciamo dei contenuti delle varie Vatileaks? Da troppo tempo i
cattolici hanno perso l’abitudine al confronto e all’eleaborazione di un
pensiero originale”.
Ma Benedetto XVI ha fallito in un’impresa
ancora più rilevante: ricucire lo “sciasma sommerso” (come lo ha definito il filosofo
cattolico Pietro Prini alcuni anni fa) fra la voce del Magistero ecclesiastico
e i cattolici sparsi per il mondo. Il libro lo dimostra su tante questioni, a
cominciare dall’etica sessuale e dei temi di bioetica ritenuti “valori non
negoziabili”: a non accettare l’insegnamento di papi e vescovi in proposito non
sono solo i laici non credenti ma, in buona misura (tranne, forse, sull’aborto:
non però sulla penalizzazione giudiziaria delle donne che abortiscono) gli
stessi cattolici, più o meno praticanti. E’ più facile trovare un “ateo devoto”
che difende, per fini elettoralistici,
la dottrina ufficiale cattolica sulla condanna dell’omosessualità, o
dell’accompagnamento medico di fine vita, che un cattolico democratico, adulto,
convinto: Questi, infatti, è animato dalla “convinzione che dal confronto c’è
sempre da imparare e che il cristiano non ha solo da dare ma anche da
ricevere”; e che, “anziché
trincerarsi dietro ‘valori non negoziabili’, sia meglio seguire la via
evangelica dell’esempio e della proposta quotidiana dell’amore cristiano” .
Dimenticavo. I due autori del volume
non sono dei mangiapreti in preda a chi sa quale risentimento, ma due
apprezzati giornalisti cattolici: Francesco Anfossi è una firma di “Famiglia cristiana”
e di “Jesus”, Aldo Maria Valli è vaticanista Rai del Tg 1. La casa editrice è
la San Paolo di Milano.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
2 commenti:
Caro Augusto,
tutto questo è molto interessante, cercherò di farlo girare.
Un abbraccio
Antonio
Davvero ben scritto. Come dice chi ha commentato prima, libro degno di essere pubblicizzato. Grazie.
Maria
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