Ho ricevuto questa lettera da un caro amico.
Mi invita a commentare le dimissioni del papa, ma io non amo pronunziare parole che non costituiscano un valore aggiunto rispetto a quanto già circola (di sensato e di meno sensato).
Se qualcuno di voi ha qualcosa da commentare, lo faccia pure.
Da parte mia, sommessamente, osservo solo un dettaglio: teologicamente il papa non è "vicario di Cristo" ma, se mai, "vicario di Pietro".
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Caro Augusto, sarei molto contento di leggere , nel blog, il tuo
pensiero sulle dimissioni del Papa. Personalmente penso che sia stato un
gesto di grande coraggio, libertà e ( perché no ?) di umiltà. Il
card. Newman ( beatificato da Benedetto XVI, non senza sospetti di
opportunità strategiche) diceva che la coscienza “è il primo vicario di
Cristo”. Ora, il “Vicario di Cristo” fa appello alla sua coscienza per
una decisione così importante. Questo è molto significativo perché ci
presenta finalmente un Papa che, per così dire scende dal suo
“sacro”piedistallo (esteriore) e ci parla di Cristo come farebbe un
cristiano qualunque cioè rivelando la propria , personale relazione con
Dio attraverso la coscienza. La santità è cosa diversa dall’eroismo e
meno che mai dal Papa bisogna pretendere l’eroismo nell’esito finale
della vita, ma piuttosto la santità che, certamente, non può prescindere
dalla coscienza, vero “sacrario dell’uomo”. Ci sarà tempo e modo di
analizzare altre questioni connesse, per es.,il “bene della Chiesa” il
“venir meno delle forze fisiche “, lo sconcerto dei porporati di Curia,
il gesto “rivoluzionario” e così via, ma mi sembra che come prima cosa
vada apprezzato il gesto di un uomo che, prima di essere Papa, si
riconosce fragile, non più adatto ai compiti del ministero petrino,
operaio stanco e, però, desideroso di preghiera (unico vero motore
della Chiesa).
Un caro saluto. Gigi
1 commento:
Nella buona sostanza, mi ritrovo nelle considerazioni del tuo amico Gigi.
Maria
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