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Il dio dei leghisti a cittadella. Un resoconto.
Giovedì 5 aprile, a Cittadella (Padova) , ho partecipato alla serata di presentazione dell’ultimo libro del nostro amico e collega Augusto Cavadi intitolato Il Dio dei leghisti, edito da San Paolo, Milano.
In apertura del suo intervento Augusto si premura di presentare subito la sua professione . Chi è il consulente filosofico? E’ un professionista che aiuta una persona o un gruppo di persone a prendere coscienza della propria filosofia di vita, delle propria visione del mondo. Ma Augusto, oltre che filosofo e consulente, è anche un teologo e quindi in grado di dirci qualcosa di più anche riguardo al cattolicesimo e al cristianesimo.
Prevenendo la domanda spontanea del pubblico, Augusto si chiede: cosa può fare un filosofo/teologo per i leghisti, quale servizio può rendere alla loro visione politica e “ideologica”? Come può aiutarli a far luce sul loro concetto di religione, cosa significa per loro dirsi cattolici? L’autore chiarisce che il libro non è scritto con l’intenzione di attaccare la Lega, alla quale riconosce invece tutta la sua dignità di movimento e partito politico; non è un libro contro qualcuno, bensì per qualcuno; in definitiva si chiede se è possibile conciliare l’ideologia leghista con il cattolicesimo (la maggioranza dei leghisti si dichiara credente e comunque il 39% è praticante).
A quale dottrina religiosa, a quale credo si riferiscono i leghisti che dichiarano di amare il prossimo ma poi vorrebbero vedere cacciati, se non morti, tutti coloro che non sono italiani, anzi che non sono padani? E’ proprio vero che Gesù, quando parla del prossimo, si riferisce ai familiari o al massimo ai nostri vicini, corregionali, il cui sangue ha lo stesso colore del nostro, come pretenderebbero certi esponenti leghisti? Ma se così fosse la parabola del buon samaritano dove la mettiamo? Dove collochiamo le categorie razziste ed etnocentriche dell’ideologia leghista? Nel Vangelo?
Certo che no.
Forse però potrebbero rientrare in una visione distorta di certo cattolicesimo, quello che ha creato un Gesù che il Gesù di Nazareth non riconosce e con il quale non ha più nulla in comune, come nel racconto di Gibran [1]. Che fine farebbe Gesù di Nazareth se ritornasse tra di noi, magari in Padania? Probabilmente la stessa fine che si immagina Dostoevskij ne I fratelli Karamazov; nel racconto di Ivan, Gesù torna nel periodo del Grande Inquisitore e viene imprigionato perché le sue parole minano il potere della Chiesa.
Chi è il Dio dei leghisti e chi il Dio annunziato da Cristo del Vangelo ? Che differenza c’è tra il Gesù cattolico/leghista e il Gesù di Nazareth, cosa significa amare l’altro?
Certo a leggere il Vangelo, senza distorcerlo a proprio piacimento, sembra che ci venga insegnato ad amare l’altro perché soffre, indipendentemente da chi sia e da che che colore abbia la sua pelle, e non perché se lo merita, non perché è “dei nostri”, non perché ci assomiglia e condivide con noi usanze e lingua.
Questo libro in definitiva non è un libro contro i leghisti, piuttosto un libro contro la cattolicità, o almeno quella cattolicità che ha smarrito la strada indicata da Cristo, che ha tradito la sua Parola, che ha ceduto al potere e al denaro, che si ammorbidita rispetto ai dettami non certo facili predicati da Gesù. C’è chi combatte da dentro per riportare il cattolicesimo sulla strada della Parola di Cristo: ci sono voci autorevoli come i Cardinali Martini e Tettamanzi, tanti uomini e donne di Dio, tantissimi fedeli nelle comunità parrocchiali, tanti preti di strada. Ma ci può essere anche un cristianesimo laico che, al di fuori delle chiese storiche, impegna uomini e donne, che praticano la loro fede evangelica: questa è stata la scelta di Augusto.
Quindi, alla domanda iniziale che poneva la questione se i leghisti possono dirsi cattolici, si potrebbe rispondere così: cattolici sì, ma cristiani no. Non si può non essere d’accordo con Don Mario Vanin, invitato alla serata, quando ringrazia Augusto per la sua “carità intellettuale”, che è capacità di comunicare concetti complessi con semplicità e con rigore e, per questo, resi accessibili a tutti; Augusto sa aprire orizzonti di ricerca e crea opportunità di pensiero.
La quantità e qualità di interventi, che hanno fatto seguito alle parole di Augusto e di Don Mario, hanno reso la serata stimolante e coinvolgente, con momenti di vivace contrapposizione.
Ora non mi resta che leggere il libro. Buona lettura a tutti!
Maria Cristina Tura
[1] Nel racconto di Gibran il Gesù dei cristiani e Gesù di Nazareth si incontrano in un giardino, sono simili in tutto e sembrano gemelli, ma quando cominciano a colloquiare si rendono conto che le loro idee sono molto discordi e alla fine Gesù di Nazareth se ne va dicendo che non si capiranno mai.
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