“Sicilia Informazioni” del 24.3.2012
OGGI SI PRESENTA “IL DIO DEI LEGHISTI” DI AUGUSTO CAVADI
Appuntamento da non perdere sabato 24 marzo a Palermo: nell’Aula magna dello Steri si presenta l’ultimo saggio di Augusto Cavadi, “Il Dio dei leghisti”.
Diciamocelo senza ipocrisia: le presentazioni di libri sono il più delle volte noiose, si limitano a promuoverli elogiandone gratuitamente i pregi senza soffermarsi sui contenuti e senza, soprattutto, alimentare dibattiti. Servono a raggiungere, nell’avaro mercato editoriale, il “quorum”: i 25 lettori (acquirenti) di manzoniana memoria.
Non sarà così per il libro di Cavadi, e perciò si segnala l’evento. A discutere “Il Dio dei leghisti”, assieme a don Cosimo Scordato, e con il coordinamento di Andrea Cozzo, saranno presenti due senatori della Lega Nord, Angela Maraventano e Giuseppe Leoni. E stando alle polemiche, anche veementi, che il libro ha già sollevato tra i leghisti e nella stampa simpatizzante del movimento-partito creato da Bossi il dibattito questa volta è assicurato. Ed è un dibattito ricco di stimoli per chi ha a cuore i temi della religione, della fede, del presente e del futuro del cattolicesimo. Sì, perché il saggio di Cavadi edito da San Paolo, oltre a analizzare il codice culturale leghista nei suoi molteplici aspetti (sociologici, antropologici, ideologici), nell’indagare sulla concezione religiosa dei “nordisti” pone questioni fondamentali su come vivere la fede ed essere cattolici.
Gli interrogativi e le provocazioni di Cavadi contrappongono due modelli di Chiesa: uno custode della tradizione, “depositario della verità integrale sull’uomo, sul cosmo e sulla storia”, ancorato a una missione salvifica che mira a convertire l’umanità anche a costo di considerare “valori negoziabili” quelli della solidarietà, dell’amore per il prossimo nella sua interezza, della difesa dei deboli; l’altro incentrato sul messaggio evangelico, sulla “tenerezza del Padre”, sulla misericordia divina rivolta a chi ha più bisogno.
Con il primo modello di Chiesa la Lega è conciliabile, e ciò spiega come il 39 per cento dei suoi sostenitori sono cattolici praticanti. E spiega pure la comunanza della Lega con ambienti ecclesiastici conservatori nella difesa di identità culturali occidentali da preservare dai “pericoli” provenienti da altre religioni, la musulmana in particolare: si pensi alle posizioni di Baget Bozzo, paladino di una teologia conciliante col berlusconismo, e alla “battaglia” per il crocifisso nelle scuole.
Col modello evangelico la sottocultura leghista configge in modo stridente. L’accoglienza degli “altri”, la tolleranza, la vicinanza verso ogni forma di sofferenza, la condanna della xenofobia e del razzismo sono valori irrinunciabili per un cattolicesimo fedele al Vangelo e al suo messaggio rivoluzionario.
Il libro di Cavadi perciò non può piacere ai leghisti, che dell’integralismo chiuso all’accettazione di culture diverse, siano esse quelle dei musulmani, dei zingari, dei rumeni o degli extracomunitari, hanno fatto la loro bandiera. E però va detto che se l’autore denuncia, senza fare sconti, la contraddizione dell’essere cattolici e leghisti, conduce la sua disamina senza acrimonia. Il suo non è un libro contro il Carroccio: la critica muove da un esame scientifico e l’intento è costruttivo. Il messaggio che Cavadi lancia col suo saggio è rivolto al mondo cattolico prima ancora che alla Lega. E’ un invito a seguire il Vangelo, ascoltando col cuore i suoi precetti ecumenici, profetici e di apertura, a riformulare le priorità, non abbandonando mai “alcuni principi essenziali e indiscutibili (quei principi enunciati, con la solennità di una carta d’intenti, nel discorso della montagna: le beatitudini evangeliche”).
Si può essere certi perciò che il confronto allo Steri sarà acceso e propositivo, non solo con i senatori della Lega presenti, ma anche, e soprattutto, con le diverse “anime” della Chiesa.
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