Ho inviato all’edizione veronese del “Corriere della sera” questa nota (rimasta debitamente inedita):
Con sincera gratitudine ho accolto l’attenzione del parlamentare europeo Lorenzo Fontana al mio recente volume dedicato alla teologia leghista. La mia gratitudine sarebbe stata completa se l’esponente della Lega Nord non si fosse limitato a leggere la fascetta pubblicitaria (e forse, ma non ci giurerei, a sfogliare velocemente l’indice): infatti ciò gli avrebbe consentito di rivolgermi delle critiche altrettanto pesanti, ma sulla base di ciò che ho veramente scritto. Nella speranza di un eventuale confronto pubblico con l’illustre interlocutore mi limito a due o tre flash.
Il primo riguarda le imbarazzanti analogie che ho trovato fra Cosa nostra e Lega: la questione non è se il parallelo sia “squallido” o meno, ma se sia fondato oppure no. Qualora infatti la Lega Nord si comportasse, un po’ troppo spesso, come una cosca mafiosa e Bossi come un boss, la colpa sarebbe di chi nota simili comportamenti o di chi li pratica? Il secondo flash riguarda le edizioni cattoliche che hanno ospitato il libro di Bertezzolo e il mio: devono scegliere i propri autori in base alle possibili ricadute elettorali o, invece, seguendo il criterio della serietà scientifica e del rigore argomentativo? Provi Fontana o qualche suo sodale di partito a scrivere un testo ben documentato e a inviarlo all’Emi o alla San Paolo: sono certo che sarebbe ospitato con altrettanta disponibilità. E’ un po’ la vecchia questione dei comici di sinistra e di destra: che ci possiamo fare se un comico arguto e di successo non riesce a dirsi mussoliniano o berlusconiano? Ma il punto decisivo è il terzo ed ultimo. L’europarlamentare della Lega sostiene che il suo partito è perfettamente congeniale alla Chiesa cattolica: quando leggerà il mio libro, anche a saltare da palo in frasca, capirà che è esattamente ciò che scrivo io. Dov’è la differenza? Che a lui le simpatie leghiste del vescovo Maggiolini o del cardinale Biffi risultano gradite e incoraggianti, a me preoccupanti e scandalose. Queste affinità elettive infatti mi suscitano il sospetto che quelle aree cattoliche che trovano accettabili certe politiche nei confronti degli immigrati - o delle coppie di fatto o dei malati terminali desiderosi di vedersi staccare la spina – siano un travisamento, o un tradimento, del vangelo di Gesù. Cattolici e leghisti lo si può essere? Evidentemente sì. I dati che riporta Fontana (il 39% dei leghisti si dicono cattolici praticanti) sono presi dal mio libro. La vera questione è un’altra (ammesso che non si identifichi l’essere cristiani con il dirsi cattolici): si può essere anche cristiani e leghisti? Ho scritto il libro per dimostrare, da teologo laico, perché i primi cristiani avrebbero ritenuto da folli farsi seguaci di Bossi, del dio Po e del cerchio magico di un padre-padrone e perché i leghisti sarebbero i primi a mandare a morte Gesù qualora ritornasse per qualche giorno in mezzo a noi a sconvolgerci con la sua parola spiazzante e universale. Se questa inconciliabilità fra messaggio evangelico e cattolicesimo identitario, piccolo-borghese, non è vera, sarò felice che qualcuno me lo dimostri. Con fatti e ragionamenti, preferibilmente.
Augusto Cavadi
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